Recensione a cura di Serena Colombo
Lo scenario di questo libro è la Parigi della monarchia di Luglio in cui continuano a persistere forti scontri e forti tensioni tra i fautori della monarchia e quelli della repubblica. Dopo le giornate febbrili del luglio 1830 che avevano scacciato Carlo X e permesso l’ascesa al trono di Luigi Filippo, re dei francesi, si assiste in Francia a una rinascita giacobina.
In questa Parigi avviene la morte di un rampollo di una importante famiglia: muore, infatti, il figlio di un personaggio illustre, Charles-Marie Dauvergne, deputato alla Camera di fresca nomina. Tutto porta a credere che si tratti di un suicidio. Eppure il giovane prima di morire pronuncia una frase ambigua “È tutta colpa degli specchi”.
Il caso, che tutti pensavano sarebbe stato archiviato in fretta, diventa, invece, terreno di una approfondita indagine da parte dell’ispettore Verne, di recente trasferito dalla Buoncostume alla alla Sûreté. Trasferimento che non gli era andato giù, ma che il caso Dauvergne lo porta a riconsiderare.
Un poliziotto solitario, atipico, dai metodi poco ortodossi e quindi facile da screditare se ce ne fosse stato bisogno. Se all’inizio aveva accolto con un briciolo di fastidio il suo trasferimento provvisorio alla Sûreté, ora non poteva nascondere che il caso Dauvergne era riuscito a intrigarlo. Il sorriso enigmatico del suo cadavere o i piccoli sotterfugi della sorella, accendevano la sua curiosità. Racchiudevano un mistero, una sfida alla sua intelligenza che in circostanze diverse avrebbe provato piacere a raccogliere.
Eppure, questa indagine, scomoda a molti, e di sicuro inaspettata, non riesce a distogliere l’attenzione dell’ispettore da un’altra sua personale indagine: la ricerca di un Vicario che da anni è il suo incubo e la sua ossessione, la liberazione di un bambino caduto nelle sue grinfie, Damien
I capricci di un nuovo ricco non meritavano che gli sacrificasse la sua ricerca del Vicario. Se voleva aiutare Damien non aveva scelta, doveva scovare quella bestia immonda.
Damien. Sei lettere come unico viatico. È poco, per farsi strada nella vita.
Ma l’ispettore Verne è un uomo fuori dal comune, ha studi scientifici, medici e farmacologici alle spalle, che nel caso Dauvergne gli torneranno molto utili; sa anche cercare e porre le domande giuste nei posti giusti, sa raccogliere le informazioni, elaborlale e confutarle (a volte correndo più di qualche rischio)
Le informazioni sono un investimento come un altro. Ma con un ottimo rendimento. Molti le cercano, ma pochi le possiedono.
Verne si troverà così a indagare in quei gruppi rivoluzionari, cospiratori in favore della repubblica, in un clima storico-politico-sociale dove il progresso medico ha ancora il sapore dell’occultismo e dell’esoterismo e lo scetticismo occlude ancora anche le menti più razionali. Un mondo pervaso ancora dalla convinzione che è giusto e sacrosanto combattere il Male col Male.
«I tempi cambiano, ispettore Verne! Le scoperte degli scienziati e i progressi della tecnica stanno per trasformare radicalmente il nostro vecchio mondo. Ma l’uomo comune non ne è ancora consapevole, e la sua credulità è una debolezza che alcuni non esiteranno a sfruttare. Perché anche il crimine evolve.»
Due storie parallele, due percorsi del Male che conducono il lettore nelle trame di un thriller storico a tutti gli effetti, documentato (è ricco il comparto di note che precisano, spiegano, arricchiscono un narrato già di per sé molto preciso storicamente), ottimamente calibrato e ricco di colpi di scena (uno su tutti completamente spiazzante) che rendono questo libro uno di quelli che non si riesce a chiudere, e nemmeno a dimenticare.
E se vi state chiedendo cos’è l’Ufficio degli affari occulti, mi spiace, ma non posso rivelarvelo: è il mistero che accompagna tutto il libro, e bisogna arrivare alla fine per comprenderlo, ma non siate così sicuri che la fine sia davvero la fine, potrebbe essere solo l’inizio, potrebbe essere la porta che conduce a quell’ufficio! E vi garantisco che vorrete entrarci a tutti i costi.
Pro: i colpi di scena: ben appropriati, calati al momento giusto
Contro: qualche “combattimento” un po’ alla James Bond, ma perdonabile
Citazione preferita: Quando il peggio resta chiuso nella parte piú segreta del cuore poiché non sai come estirparlo in forma di parola dotata di senso, o quanto meno udibile, non ti resta altra scelta che lasciargli mettere radici in te. Ti costruisci uno spazio interiore dove chiudere mentalmente tutto ciò che ti spaventa, ti disgusta e ti fa del male.
Trama
Un bambino corre, a piedi nudi, nella notte. Corre senza meta nelle viuzze buie e strette della Parigi cenciosa che festeggia l’ascesa al trono di Luigi Filippo. Il suo cuore è un tamburo impazzito. La mente, occupata da un solo pensiero: sfuggire agli artigli del Vicario, che è lì da qualche parte, nell’oscurità, pronto a dargli la caccia tutta la notte. In un vicoletto, il bambino scorge un coccio di bottiglia tra le immondizie. Lo afferra per tagliare il tendone più vicino. Un taglio discreto, giusto per entrare. Una volta dentro, lo accolgono visi da incubo, emersi dal nulla, in un terrificante labirinto di specchi da cui è impossibile uscire… Dall’altra parte della città, in uno dei quartieri ricchi della capitale, nella residenza di Charles-Marie Dauvergne, deputato alla Camera di fresca nomina, si festeggia il fidanzamento di Lucien Dauvergne con la figlia di un industriale normanno. Lucien è un giovane frivolo, un dandy elegante e bohémien. Nel corso della serata, sale al piano superiore della casa e scompare letteralmente dalla festa. Temendo un capriccio del suo incorreggibile rampollo, Madame Dauvergne si avventura anche lei al primo piano, e vede il figlio inginocchiato dinanzi a un grande specchio di Venezia con la cornice dorata. Il giovane si alza, abbozza un saluto, poi avanza con passo risoluto verso la finestra e si getta serenamente nel vuoto. L’inchiesta su una tragica, illogica morte del figlio di un personaggio illustre suscita sempre non pochi timori nelle alte sfere del potere. Alla Süreté viene perciò convocato e istruito in tutta fretta Valentin Verne, giovane ispettore della Buon costume, il servizio di protezione della morale. A Valentin, che sotto la sua apparenza eterea cela una durezza, una determinazione tagliente quanto il filo di una lama, non resta che accettare il nuovo incarico, anche se comporta, per il momento, la rinuncia a venire in aiuto di Damien, un orfano indifeso caduto nelle grinfie del mostro che si fa chiamare il Vicario. Accolto in Francia da uno straordinario successo di critica e di pubblico, L’ufficio degli affari occulti è un romanzo irresistibile in cui i generi si uniscono in un intrico fatto di esoterismo e scienza, di misteri e codici da decifrare insieme al protagonista delle sue pagine: Valentin Verne, responsabile dell’Ufficio degli affari occulti della Süreté di Parigi.