Nel mese di Aprile la lettura condivisa del gruppo TSD è stata “I delitti del fante di cuori” di Luigi Simeoni. Un thriller storico con una impostazione particolare che ha convinto alcuni lettori mentre ne ha lasciati perplessi altri.
Laura Pitzalis
Una coinvolgente prova d’autore, un romanzo d’atmosfera e di contrapposizioni. Un thriller fortemente psicologico e profondo con una tensione narrativa che mi ha affascinato, con una trama storica che rende benissimo tutta la forza evolutiva che ha caratterizzato i primi anni del ‘900 sia nell’arte che nell’industria con i pittori avanguardisti e le prime automobili che prendevano piede. Il tutto decritto con un talento creativo dove emerge nitida la stoffa del Simeoni fumettista. Il romanzo, infatti, è la trasposizione in thriller della graphic novel “Gli occhi e il buio”.
Il racconto si sviluppa in tre parti, nell’arco di diciotto mesi: dall’agosto 1907 al febbraio 1909. Siamo in piena Belle Époque. Tutto sembra frenetico e prendere velocità, non a caso il romanzo inizia ricordando una corsa automobilistica, con protagonista l’ “Itala”, che partì da Pechino ed arrivò a Parigi il 10 agosto 1907.
Questa vitalità è ben rappresentata da Luisa, figlia di un noto e importante industriale milanese, Antonio Bellan e fidanzata con il protagonista del romanzo Alessandro Simonetti un eccellente pittore ritrattista.
Un tragico incidente sconvolgerà in toto la vita di Alessandro e qui Simeoni tocca il tema di quello sconforto, con conseguente rabbia, che ti permea quando non riesci a raggiungere l’obbiettivo prefissato portandoti a prendere decisioni sconvolgenti.
La vita di Alessandro cambierà completamente non solo in senso fisico ma anche professionale, perché troverà negli occhi di chi sta morendo un qualcosa, una “cosa” che, trovata la prima volta in modo casuale, per riottenerla escogiterà un “modus operandi” ben pensato trasformandosi in un assassino: uccide le vittime con una coltellata precisa al cuore fissando intensamente le loro pupille mentre esalano l’ultimo respiro. È proprio in quell’ultimo istante della loro vita che intravede la “cosa” che poi con ossessione riproduce nei suoi quadri.
Sì, è lui l’assassino che terrorizza la Milano del primo’900, soprannominato dalla stampa il “Fante di cuori”, ma non è uno spoiler perché Simeoni costruisce il suo thriller rendendo manifesta l’identità dell’assassino, impostazione questa che gli permette di raccontare come una persona come tante possa trasformarsi in un folle omicida dalla mente geniale. La follia di Alessandro, infatti, emerge a poco a poco, sempre più reale, fosca, agghiacciante.
C’è un assassino e quindi c’è un lato investigativo dove la trasformazione delle indagini con le prime tecniche scientifiche come scattare le foto sulla scena del crimine, l’esame delle impronte digitali, i primi identikit chiamati “il ritratto parlato”, condotte dal giovane commissario Matteo De Vitalis, si scontra con i vecchi metodi d’indagine tradizionali, quelli deduttivi alla Sherlock Holmes per intenderci, difesi vigorosamente dal suo superiore il commissario capo Giuseppe Borghetti.
Anche in questo caso “trasformazione”, parola che direi essere il filo conduttore del racconto.
Un libro che merita veramente, che richiama personaggi e atmosfere già conosciute come “Jack the ripper” e il nebbioso quartiere di Whitechapel nella Londra vittoriana. Un romanzo avvincente dal ritmo serratissimo che corre veloce come l’Itala, regalandoci diversi colpi di scena.
Lo stile è figurativo, “visivo”, Simeoni descrive molto con l’ausilio di metafore proiettando nel lettore un’immagine subito riconoscibile, coinvolgendolo in una tensione emotiva tanto che proverà la stessa paura, lo stesso terrore che vivono le vittime.
Due cose mi hanno colpito molto in questo libro, il finale, molto originale e difficile da dimenticare, e la postfazione che non sono i ringraziamenti ma un reale approfondimento di quello che si è letto con delle riflessioni che, credetemi, vi sorprenderanno.
Mara Altomare
L’apprezzamento maggiore che trovo per questo romanzo è nell’evoluzione psicologica del protagonista. L’ aspetto storico è più una cornice che una base, anche se ho trovato molto interessanti le descrizioni dei nuovi metodi investigativi dell’inizio del ‘900. Il Thriller decolla dalla metà del libro, e da lì in poi i fatti si susseguono in maniera incalzante e sempre più avvincente fino al finale, che si raggiunge con grande curiosità.
L’aspetto psicologico è quello che maggiormente mi ha dato coinvolgimento! L’ impatto forte dell’incidente di Luisa e l’evoluzione del protagonista sono i temi secondo me più originali. L’ ispirazione di Alessandro per la sua arte, che da un momento casuale diventa ricerca e poi ossessione… un crescendo che nonostante la follia genera emozione in chi legge.
Per me un romanzo promosso a pieni voti!
Martina Sartor
Il libro è ambientato ai primi del ‘900 nel mondo dell’arte, quando le Avanguardie cominciavano ad avanzare e avrebbero portato allo sviluppo del Futurismo di Marinetti, Balla, Depero. Il protagonista Alessandro è un pittore , abile ritrattista che però vuole innovare totalmente il suo stile. Quando in un incidente stradale muore la sua fidanzata Luisa, figlia del suo tutore Antonio Bellan, la vita di Alessandro cambia completamente.
Siamo di fronte a un thriller ad alto tasso adrenalinico, ma l’impianto è quello che nel giallo classico si chiama inverted story. Lo scopo del libro è ripercorrere le gesta del colpevole, scoprirne il movente e seguire la caccia all’assassino. Ma, se nei gialli classici si tratta di ricostruire un enigma con un gioco di incastri ed indizi, qui ci troviamo a sprofondare nella follia, nella psiche malata dell’assassino, al quale il giornalista Sante Ferrari affibbia il soprannome Fante di Cuori. Sarà compito del commissario Matteo De Vitalis, dirigente del Dipartimento di Polizia Scientifica appena fondato, cercare di fermare il Fante di Cuori ed impedire che compia ancora delitti dal movente oscuro.
A tratti lento, soprattutto all’inizio, il libro diventa più scorrevole quando entra in scena De Vitalis e iniziano le indagini vere e proprie. Da lì in poi le cose prendono a correre velocemente, fra eventi facilmente prevedibile da chi legge gialli classici da sempre e altri che, personalmente, non mi sono spiegata del tutto e che comunque secondo me avrebbero avuto un buon potenziale di sviluppo ulteriore.
Matteo Palli
La lettura è stata senza dubbio piacevole ed è un romanzo che consiglierei. Non tutto mi ha convinto e provo a parlarne un pò (ovviamente senza spoiler). La prosa è ottima. Più volte mi sono soffermato ad analizzare la qualità della scrittura; mai pesante, ricca e puntuale. Ogni parola al posto giusto, bravo davvero. La componente storica è da osservare da due punti di vista. Sono tanti i riferimenti al periodo, inserendo avvenimenti reali che impreziosiscono il romanzo. Il lavoro di ricerca è accurato e ben fatto. In qualche punto, secondo me, manca però un po’ l’atmosfera del momento. Se non fosse stato per i riferimenti di cui sopra, più volte avrei pensato di leggere un romanzo ambientato ai giorni nostri. Veniamo al giallo, l’aspetto più importante.
Le possibilità sappiamo sono sempre due. Far scoprire all’ultima pagina l’assassino, dando prevalenza all’indagine per scoprirne l’identità, o dargli un nome subito e incentrare il romanzo sulle motivazioni che lo portano ad agire e sulla psicologia del cattivo, L’autore sceglie la seconda opzione e secondo me fa bene. Mette fin dall’inizio l’assassino al centro del racconto e prova a spiegarci le motivazioni e le “turbe mentali” che lo avvolgono. L’intreccio e l’indagine sono di ottimo livello ed il giallo è costruito bene. Verso la fine tende un po’ a esagerare secondo me . Sembrava di essere in un film di Dario Argento, regista che adoro, dove l’assassino sa sempre tutto e chi, per qualche motivo riveste un ruolo nella storia, è destinato alla morte! Il movente è un po’ debole apparentemente, ma trattandosi senza dubbio di uno psicopatico, probabilmente non gli servivano grossi motivi per compiere i delitti. Alla fine comunque un libro piacevole che coinvolge e non annoia. Complimenti all’autore.
Maria Bellus
Una firma … “ la Carta del fante di cuori” un unico indizio per una serie di delitti efferati, le vittime costrette a guardare il proprio assassino, colpite dritte al cuore da un’unica coltellata. Tante le figure che ruotano in questo romanzo: Alessandro con i suoi tormenti interiori, Matteo de Vitalis il poliziotto che indaga sugli omicidi e inizia una metodologia scientifica nuova per gli inizi del ‘900, il giornalista Sante Ferrari che ci fa capire il potere della stampa. Un romanzo che racchiude molte cose, l’introspezione dei personaggi è forte la parte investigativa prende molto. Ho trovato qualche difficoltà temporali ma si sono perse nell’incalzare del racconto.
Una cosa che ho invece molto apprezzato è stata la postfazione dove l’autore ha dato un approfondimento e una spiegazione molto chiara su quanto ci ha accompagnato per tutto il romanzo.
Daniela Castagnino
Il romanzo, ambientato a Milano nei primi anni del 900 epoca di grandi innovazioni e trasformazioni, è un thriller psicologico intrigante e con un buon ritmo. È suddiviso in capitoli brevi che mantengono viva l’attenzione ed invogliano a proseguire nella lettura.
La trama è ben strutturata, i personaggi sono ben delineati, la trama è semplice ma non banale e scontata. A volte le situazioni sono descritte in modo un po’ troppo crudo.
Mi ha un po’ spiazzato il fatto di sapere chi fosse il colpevole, perché lo si sa quasi da subito; tuttavia, non mancano i colpi di scena.
L’autore ci accompagna in un viaggio all’ interno della psiche di un uomo dall’appartenenza equilibrato che finisce per cedere ai suoi peggiori istinti. Si seguono tutti i misfatti del protagonista e la sua parabola discendente nella totale follia.
Donatella Palli
Dirò subito che è un romanzo che avvince il lettore soprattutto nella seconda parte quando diventa un vero giallo e la ricerca del serial killer si fa sempre più urgente per il commissario Matteo de Vitalis.Quanto alla storia nel suo insieme la trovo un po’ slegata e poco chiara come un ragazzo di talento, un po’ pigro ed insicuro possa trasformarsi, in seguito ad un grave incidente, in un mostro.
Le descrizioni Pulp molto precise e definite, l’assassino omnisciente sempre pronto e al posto giusto, i vari fatti storici un po’ appiccicati e didascalici ne fanno, a mio parere un testo carino ma che forse avrebbe necessitato più cura da parte dell’autore e forse un po’ sfrondato, come ha detto un amico, perché è vero che c’è “tanta roba “. Comunque, buon per noi perché gli spunti sono stati tanti…
Natascia Tieri
La lettura de “I delitti del fante di cuore” è iniziata male: troppo lento e pesante, stavo per lasciare il libro. Poi, all’improvviso, accade l’imprevedibile: i fatti cambiano e sembra che cambi anche l’autore per il repentino capovolgimento. La lettura diventa scorrevole, piacevole e intrigante anche se non viene spiegato il repentino cambiamento di idee del capo commissario e la conclusione, per me, troppo prevedibile.
Pochi riferimenti storici ma poco importa perché lo considero più un giallo.
Maria Marques
“I delitti del Fante di Cuori“ scritto da Luigi Simoni è un romanzo le cui vicende si sviluppano tra il 1907 e 1909, in una epoca di fermento innovativo che coinvolge ogni settore, incluso anche il mondo dell’arte. Tra le automobili che cominciano a riempire le strade con il nuovo rumore della “velocità”, in piena Belle Époque, un giovane pittore vuole abbandonare la ritrattistica per provare nuove vie. La sua ricerca lo condurrà passo dopo passo in un baratro di follia e di creatività artistica intensa. In una Milano d’inizio secolo, tra i ricchi salotti della borghesia, i vernissage, le gallerie d’arte, e le zone più povere e squallide, si muove un assassino efferato che viene soprannominato il Fante di Cuori. La polizia si mobilita per catturarlo applicando le nuove tecniche investigative.
Nuovamente si ritorna al tema dell’innovazione che tocca ogni campo e se, in quello dell’arte è facile da accettare, in altri campi, è più difficile da inserire scardinando vecchie regole in nome del progresso che entra prepotentemente nella vita di tutti.
Una lettura gradevole che se da un lato è aiutata da uno stile descrittivo che si addentra nella psicologia dei personaggi, evidenziando le loro personalità, con una cura certosina, dall’altro la vicenda in sé, a parte l’ambiente inconsueto, l’ho trovata poco accattivante, prevedibile in alcuni punti. Non mi ha convinto del tutto questa lettura.
Raffaellina Di Palma
“I delitti del Fante di Cuori” è un’opera di fantasia, ma l’autore aggiunge che alcuni personaggi di contorno possono essere realmente esistiti, i quali si inseriscono nel contesto storico contrassegnato da fatti inconfutabili. L’inizio della lettura è un po’ lenta, ma poi si capisce che è un lavoro di preparazione per il lettore, di introduzione alla storia. A mano a mano che la vicenda si sviluppa diventa coinvolgente, prende un ritmo serrato, senza tregua.
La storia si sviluppa nell’arco di un paio d’anni: dal 1907 al 1909: nel pieno della Belle Époque. Una fase di fermento per l’introduzione di nuovi metodi in ogni settore, dalla tecnologia all’industria. Il filo conduttore che Simeoni snoda scorre veloce, come l’Itala, l’automobile che nasce proprio in quegli anni. Questa vivacità è ben rappresentata da Luisa, una delle protagoniste. Una ragazza esuberante figlia di un’importante industriale: moderna, attenta alla mentalità del proprio tempo presente e lo vive pienamente.
Lo stile è figurativo, un’esposizione accurata, sia degli ambienti che dei personaggi. Ma è anche un romanzo di atmosfera e di confronto. Da un lato lo scrittore Simeoni descrive la società borghese che vive al “riparo” delle proprie ricchezze, nelle lussuose ville, tra feste e amicizie altolocate, dall’altro descrive una città, Milano, delle case di ringhiera, il mondo delle case chiuse, delle osterie di infimo ordine, della manovalanza con paghe da fame e degli inservienti che prestano servizio presso l’ospedale Maggiore, la Cà Granda: dove la morte è la testimonianza di tante vite. L’ossessione del serial killer è quello di guardare in fondo alla cavità di quegli occhi, mentre si dissolve la vita da cui trae le sue opere pittoriche. Una mente geniale può creare opere straordinarie, può fare scoperte scientifiche innovative, può inventare risoluzioni ingegneristiche inimmaginabili e può concepire e commettere i delitti più efferati. I primi anni del ‘900 sono l’inizio di un rivolgimento che dà il via all’era moderna dell’investigazione giudiziaria, ben delineata dal commissario Matteo De Vitalis, al quale è affidata l’indagine il quale si scontra con i sistemi d’indagine ormai obsoleti, difesi con determinazione dal suo superiore. Mi è piaciuta l’idea di svelare subito l’assassino: anche questo metodo suscita tensione e ansia con cui si assiste al succedersi degli eventi dei quali non si riesce a prevedere l’esito fino alla fine. Anche così la narrazione crea suspense. Un thriller coinvolgente, fortemente psicologico e intimo. Mio malgrado sono stata trascinata nella lettura. Un racconto ricco di colpi di scena. Mi è piaciuto molto.
Eliana Corrado
La lettura è sicuramente di acchiappo (fatta eccezione per i primi capitoli che ho trovato pesanti, e molto noiosi) ma personalmente non mi è piaciuto per niente! Sarà che in fin dei conti non c’è niente da scoprire (almeno non molto) poiché il lettore conosce già sia l’assassino che il movente. Il linguaggio usato lo rende un thriller senza dubbio, ma di storico non ha nulla: leggendo si ha l’impressione di essere in epoca contemporanea, non certo agli inizi del Novecento. I personaggi secondari non hanno alcuna dimensionalità (quasi a stento hanno posto nella narrazione e al plot, alla quale pur servono). C’è troppo un indugiare su particolari inutili (le pagine dedicate a un incidente in cui viene coinvolto il protagonista sono enormemente troppe; e anche la sequenza degli omicidi a un certo punto diventa ripetitiva e anche prevedibile). Se fosse stato “presentato” come un thriller (non thriller storico) forse forse ne sarei rimasta meno delusa e ne avrei apprezzato la struttura “inversa”, ma così, a me, non ha detto né dato nulla.
Luigia Amico
Le aspettative erano alte e, per quanto mi riguarda, sono state soddisfatte in pieno. Ottimo intreccio narrativo caratterizzato da un repentino susseguirsi di azioni e scene, nulla di statico, se non nei primi capitoli in cui si cerca, forse, di dare caratterizzazione al protagonista e voler sottolineare l’evoluzione psicologica. Sfumature thriller ombreggiano un giallo insolito per la scelta dell’autore di puntare i riflettori sull’assassino, difatti il lettore si troverà a seguire le indagini già conoscendo il nome dell’omicida.
Avrei preferito una contestualizzazione del periodo storico più marcata ma i riferimenti di certo non mancano.
Forse pensare che sia adatto ad una trasposizione cinematografica è troppo ma il finale è degno di tale considerazione.
Un libro che sicuramente consiglio, a mio giudizio promosso a pieni voti.
Costanza Mazzucchi
“I delitti del Fante di Cuori” è un agile thriller storico ideato dalla penna di Luigi Simeoni, un autore eclettico che spazia dalla scrittura alla sceneggiatura al fumetto. Questo romanzo risente un po’ di questa struttura fumettistica ed è forse l’elemento più interessante della storia. Nell’epoca della Bella Époque, un assassino seriale uccide le sue vittime colpendole al cuore e usando il blefarostato per guardare negli occhi delle vittime. Il romanzo inizia con la nascita del killer, per poi passare ad una sorta d’inseguimento narrativo tra l’assassino e il poliziotto che deve catturarlo, avvalendosi della neonata polizia scientifica. Nella narrazione predomina l’elemento visivo e nulla viene celato al lettore, che conosce tutto quello che pensano i due personaggi, avversari in una medesima scacchiera. Ho trovato insolito questo modo di narrare, comune nei fumetti ma non nella narrativa, così come è originale l’attenzione agli elementi visivi rispetto al resto. La prosa è agilissima ma ammetto che lo stile, proprio per il grosso debito che la storia ha nei confronti del fumetto, spiazza un po’. A me è piaciuto, soprattutto perché è una storia insolita.
Daniele Chiari
Con un’espressione dei giorni nostri (che peraltro detesto!) il primo commento a caldo appena terminata la lettura de “I delitti del fante di cuori” è stato: “è tanta roba”.
… Ecco… decisamente troppa!
La stessa postfazione dell’autore aumenta questa sensazione…
Un thriller senza tempo inserito deliberatamente e meccanicamente in un luogo e in un’epoca, psichiatria e psicopatologia, tecniche pittoriche e storia dell’arte, evoluzione delle tecniche investigative, anatomia e fisiologia umane, le prime automobili, le squadre di calcio, violenza, sangue…
Per carità, la lettura è comunque scorrevole e a tratti anche accattivante, ma mai come in questa occasione ho particolarmente apprezzato gli sforzi dei compagni di lettura condivisa che come me sono andati alla ricerca delle nicchie storiche meritevoli di approfondimento…
Isabella Novelli
Una Milano nei primi del 900 fa da sfondo a questo thriller molto ben congegnato che era stato concepito originariamente come una grapic novel .Una storia intrigante e piena di colpi di scena ambientata in un periodo percorso dal Futurismo, dalle prime competizioni automobilistiche , da personaggi come Arturo Toscanini che impreziosiscono la vicenda. Il protagonista si muove alternando due personalità: una di uno stimato pittore e l’altra malvagia e complessa che lo porterà sempre più verso il baratro. Un libro scorrevole che si legge d’un fiato, una serie di morti efferate che porteranno man mano all’autore degli omicidi, soprannominato il Fante di Cuori.
Una storia che fa restare col fiato sospeso sino ad un sorprendente finale.
Maria Grazia Pazzaglia
Ambientato nella Milano dei primi del 900, questo thriller è appassionante, affascinante e molto interessante. Molto originale perché l’impostazione del racconto è diversa da quella classica …qui si analizza l’assassino prima che diventi tale!
Un terribile incidente, porta il protagonista a vivere un ‘ esperienza traumatica dalla quale non si riprenderà più e che lo cambia radicalmente. Diventerà un assassino, uccidendo le persone con un colpo inferto direttamente al cuore e osservando i loro occhi per scorgere “la cosa” che lui crede possa essere l’anima.
Molto interessante come il commissario Matteo De Vitalis, dirigente del neonato Dipartimento di polizia scientifica, guida le indagini. Dovrà dare fondo a tutte le sue risorse per poter comprendere e anticipare le mosse dell’assassino, in una caccia alla preda che condurrà entrambi, poliziotto ed assassino, in un pericoloso vortice al limite della follia umana.
Thriller intrigante che si legge in modo molto scorrevole, che tiene il lettore con il fiato in sospeso fino alla fine con continui colpi di scena. Mi è piaciuto e lo consiglio a chi ama il genere thriller non banale, con scene anche forti e originale!
Ivana Tomasetti
La prima è una scena tragica. Una figura si muove nuda e armata sotto la pioggia, la sua disperazione ci resta impressa. La narrazione seguente è un ricordo, che ripercorre gli eventi, che rende il lettore onnisciente come il narratore.
Una serie di delitti sconvolge la città di Milano, immersa nell’atmosfera Liberty; il Fante di Cuori, come viene battezzato l’assassino seriale, uccide colpendo le vittime con una coltellata al cuore, e …
Il lettore scopre a poco a poco di cosa si tratta, conosce l’omicida mentre si svolgono le indagini e il protagonista continua la sua vita di pittore di successo.
Il romanzo ci immerge nell’atmosfera di un vortice di follia, giustificata e logica, nell’ottica del protagonista, in un costrutto a spirale dove i delitti si ripetono arrivando al climax finale. Si descrivono due linee di narrazione, contrapponendo lo spietato assassino, preso dalla sua ricerca, con il commissario e i suoi collaboratori che cercano di stringere il nodo intorno a lui.
C’è una sorta di parallelismo tra l’occhio e la pittura: ciò che l’omicida vede è ciò che lo sconvolge, ma che ricerca, che dipinge, che lo porta a uccidere. Ne è ossessionato, ma si considera un eletto, l’unico che può sperimentarne la visione.
“Come reagisce la pupilla quando sopraggiunge il decesso? Si dilata completamente. La morte causa immediatamente un rilascio di tutte le tensioni fisiologiche…”
Un altro tema toccato è quello dell’incontentabile inquietudine (nichilismo dell’uomo moderno?) l’avvilimento, la rabbia, il disprezzo verso sé stessi, sentimenti che pervadono il Fante di Cuori.
L’autore, che scrive/disegna graphic-novel, dice che il romanzo è una trascrizione di una sua produzione del 2007.
Si giustifica pertanto lo stile figurativo delle descrizioni accurate, sia degli ambienti che dei personaggi in una scrittura incalzante e di tensione emotiva, specie nella seconda parte.
Chi ha il cuore tenero non è adatto a questo tipo di lettura oppure si deve predisporre di una corazza. Non per il linguaggio, non per la trama, ma per i dettagli che sfiorano l’orrore (es pagina 126). Naturalmente è un’opinione personale. Potreste anche divertirvi, se vi piace il genere. Penso però di avervi incuriosito!
Roberto Orsi
Dopo “I lupi di Hitler” si tratta del secondo romanzo storico di Luigi Simeoni per la Newton Compton Editori. Partendo dal titolo è facile pensare a un classico giallo dove la polizia del primo Novecento milanese dà la caccia a uno spietato e crudele assassino. Le vittime vengono ritrovate uccise con una coltellata all’altezza del cuore: un metodo che denota maestria e precisione senza apparente furia omicida.
Eppure, l’impostazione del racconto devia da quella classica dell’indagine in cui l’assassino è misterioso: l’autore tende a un thriller poliziesco in cui le parti coinvolte sono chiare al lettore. Alessandro Simonetti è il protagonista di questa storia: pittore classico con tendenze all’avanguardismo, affascinato dall’innovazione nell’arte, si ritrova presto in una spirale morbosa, vittima a sua volta di una ossessione. Un terribile incidente, raccontato nelle prime pagine del romanzo, porta Alessandro a vivere un’esperienza traumatica dal quale sembra non potersi più riavere. Nel momento del trapasso di una persona cara, Simonetti scorge qualcosa negli occhi morenti. Un mistero che gli rode l’anima dall’interno e lo costringe a ricercare la verità con i metodi più brutali. L’identità del “mostro” è rilevata fin da subito al lettore: quindi dove vuole andare a parare l’autore?
Il romanzo si concentra sulla parabola psicologica di un personaggio figlio del suo tempo. In una Milano che si trasforma, dove compaiono le prime auto a motore, dove l’arte incontra l’avanguardismo, dove nascono le testate giornalistiche indipendenti. La stessa polizia, guidata in questo caso dal Commissario Matteo De Vitalis a cui vengono affidate le indagini, si trova in un momento di grande stacco dal passato: le nuove tecniche di indagine con approccio scientifico preparano il terreno a una rivoluzione epocale. Il contesto storico è molto ben definito dall’autore, con tantissimi spunti e interessanti inserimenti di avvenimenti reali. Il romanzo mi è piaciuto per l’impostazione diversa rispetto a quelle usuali nei romanzi di questo genere.
Milano, 1907. Una serie di atroci delitti sconvolge la città e infiamma la fantasia dei giornalisti: il Fante di Cuori, come viene presto ribattezzato dalla cronaca nera, uccide le sue vittime colpendole con una sola coltellata dritta al cuore, e costringendole a tenere gli occhi aperti. Si tratta di un macabro rituale o c’è una ragione specifica? Le indagini appaiono subito complesse, e per questo viene coinvolto il neonato Dipartimento di Polizia Scientifica, organizzato dal commissario Matteo De Vitalis. Questi, assieme al fedele delegato Gaetano Fiore e allo scaltro e abile giornalista Sante Ferrari, si mette sulle tracce dell’assassino. Battendo palmo a palmo le buie strade e le rive dei navigli, De Vitalis e i suoi uomini dovranno dare fondo a tutte le loro risorse per poter comprendere e anticipare le mosse della preda, in una caccia all’uomo che li condurrà nel vortice della follia umana più nera.