Recensione a cura di Natascia Tieri
La casa dell’uva fragola è un’opera di straordinaria profondità storica, un romanzo che, attraverso la narrazione di una famiglia della provincia di Varese, descrive gli avvenimenti che hanno segnato il periodo dell’unità d’Italia e della Grande Guerra.
L’autore, Pier Vittorio Buffa, non si limita a rappresentare i fatti in maniera cronologica, ma ci introduce nel mondo dei personaggi che popolano la sua storia, analizzando le loro azioni e le loro motivazioni.
“Nessuno sa cosa provarono il padre, la madre, le sorelle e i fratelli dell’Ernesto nel leggere le parole del cappellano. Probabilmente non riuscirono nemmeno a parlarne tra di loro, tanto cruda e dolorosa era la descrizione. L’Ernesto aveva spedito l’ultima cartolina poche ore prima di morire. Era la seconda della settimana e aveva cercato di essere il più rassicurante possibile, perché a casa sapevano che stava tornando in prima linea.”
Grazie a una scrittura lenta e accurata, lo scrittore ci guida attraverso le atmosfere dell’epoca, descrivendo in maniera minuziosa non solo le abitazioni più facoltose, ma anche le pietanze, gli usi e i costumi dell’epoca. Buffa, infatti, ci fa conoscere le pietanze di quel periodo storico con una precisione che ci riporta indietro nel tempo. Inoltre, l’autore si sofferma sulla descrizione degli usi e dei costumi del periodo, fornendoci interessanti spunti di riflessione sulla società dell’epoca.
Si tratta di un testo che richiede una lettura attenta e approfondita, ma che ripaga ampiamente della fatica, grazie alle suggestioni storiche che offre. Probabilmente questa scelta stilistica è dovuta sia per rispetto degli avvenimenti trattati sia per dare un tocco aristocratico al libro.
“È una borraccia austriaca, spiega l’Ernesto. Me l’ha data un soldato nemico che, chissà perché, ne aveva due. Gli ho dato in cambio due pacchetti di sigarette che io, tanto, non fumo. È un ricordo che mi piace, quel giorno abbiamo fatto un bel po’ di prigionieri senza sparare un solo colpo di fucile, la guerra dovrebbe essere così, una specie di ruba bandiera. Vince chi ruba la bandiera al nemico, non chi ne ammazza di più.”
Con La casa dell’uva fragola, Buffa si conferma un grande scrittore di romanzi storici in grado di restituire in modo accurato l’atmosfera che circondava le vicende del passato.
“La mamma dell’Ernesto De Maria ricorderà quel tempo come un tempo incommensurabile. Le hanno detto gli altri che sono stati cinque minuti. Per lei è rimasta una nuvola nella sua vita, la nuvola più scura e terribile, perché perdere un figlio è un dolore per il quale non si è mai pronti. E poi così, senza averlo più visto, tutto scritto sulla carta intestata di un maledetto battaglione di alpini. E per colpa di una valanga”
Due particolarità del testo: la prima è una cifra stilistica particolare, l’autore passa dalla terza alla prima persona, senza preavviso. Non esistono le virgolette e non ci sono dialoghi diretti.
La seconda è che la Casa dell’uva fragola esiste davvero, è al numero 2 di via San Rocco, a Castello Cabiaglio, in provincia di Varese. Anche la pianta che da il nome al libro esiste e produce ancora tanta uva. I protagonisti della storia sono realmente esistiti e le loro vite sono raccontate così come sono state tramandate. I fatti storici sono riportati fedelmente.
Trama
Questa casa è qualcosa di più delle sue mura. È la nostra storia, sono le vite passate e future. Tra Varese e il lago Maggiore, a Castello Cabiaglio, che una volta si chiamava soltanto Cabiaglio, c’è un grande portone verde, il portone della Casa dell’uva fragola. Ernesta, Francesca ed Ezechiella sono le donne che hanno vissuto nelle sue stanze e nel suo giardino. Quadri, mobili, fiori, alberi raccontano le loro storie. Quella di Francesca innamorata di un uomo che è stato al fianco di Garibaldi. Quella di Ezechiella che sposa Giovanni per amore, anche se forse non lo ha mai confessato nemmeno a se stessa, mette al mondo sette figli e guarda Ernesto, il suo primogenito, partire volontario per la Grande Guerra. E, prima di tutte, Ernesta, forte e volitiva, che nella casa ha lasciato un’impronta che durerà nei secoli. La Casa dell’uva fragola, dove tutto sembra iniziare e tutto finire, ha molto da narrare e molte nuove vite da veder sbocciare. Per salvare quella dimora e i tanti ricordi che contiene, si sarà disposti a tutto. Pier Vittorio Buffa racconta la storia di una famiglia tra le guerre d’Indipendenza e la Seconda guerra mondiale, con intensità e precisione. Da un lato la vita al fronte, vista con lo sguardo disincantato di chi di guerra ha già scritto e studiato tanto, dall’altro la lunga attesa di chi resta a casa, scruta la porta aspettando notizie, trema per l’arrivo del postino. Di chi ha, comunque, un disperato bisogno di amore. Poi le feste e la mondanità, le nascite e i matrimoni che si alternano a scelte decisive e coraggiose, a momenti drammatici che segneranno per sempre la famiglia. Mentre la pianta dell’uva fragola è sempre lì, con la sua vitalità, i suoi colori, i suoi profumi.
“La casa dell’uva fragola” è un libro straordinario, più unico che raro, che mi ha regalato alcune ore di vera gioia.
Lo conserverò tra i libri più preziosi mai letti.
Grazie mille per il suo commento, ci fa davvero piacere che il libro le sia piaciuto a tal punto!