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Mese Storico: Alessandro Manzoni

Questo mese TSD dedica diversi approfondimenti e articoli ad Alessandro Manzoni, di cui ricorre il 150esimo anniversario dalla morte il prossimo 22 maggio. Iniziamo con questo articolo sulla vita e l’opera letteraria del grande scrittore.

LA VITA

Scrittore italiano, autore tra i massimi della letteratura italiana, nacque a Milano il 7 marzo 1785, frutto di una relazione adulterina di Giulia Beccaria, (figlia del letterato illuminista Cesare Beccaria), con Giovanni Verri.

Il bambino venne riconosciuto dal marito di Giulia il conte Pietro Manzoni per evitare lo scandalo. A causa di dissidi tra i genitori, Alessandro fu, fin dall’infanzia, educato in istituti religiosi prima nel collegio dei somaschi di Merate e Lugano poi, adolescente, entrò nel collegio Longone a Milano tenuto dai barnabiti.

Alessandro Manzoni era un uomo di media statura, snello, aveva i capelli castani e gli occhi verdi -celesti, il naso lungo e la bocca piccola. Fine ed elegante vestiva sempre di nero o di grigio. Nella quotidianità usava sempre il dialetto milanese. Gli occhi erano gentili, tuttavia nascondeva i suoi spettri, soffriva di attacchi di panico, ipocondria e fobie varie. Condusse una vita tranquilla dilettandosi tra scrittura, insegnamento, botanica e giardinaggio.

La madre di Alessandro Manzoni – Giulia Beccaria

Nel 1808 sposò con rito calvinista Enrichetta Blondel con cui ebbe dieci figli, otto dei quali morti fra il 1811 e il 1873. Nel 1810 i due si risposarono con rito cattolico e nel 1820 la coppia si trasferì da Parigi a Milano.

Qui Alessandro Manzoni, che nel frattempo cominciò a soffrire di depressione, attacchi di panico e agorafobia, cercò di superare i primi lutti familiari dedicandosi alle sue principali opere in prosa e a un’attenta riflessione sulla storiografia e sulla lingua italiana. Un periodo particolarmente doloroso fu quello che, nel giro di pochi anni, lo privò della prima moglie, Enrichetta che morì la notte di Natale del 1833, della primogenita Giulia, della figlia Cristina e della madre, Giulia Beccaria.  

ll primogenito Pietro beveva troppo, i più giovani Enrico e Filippo non trovavano la loro strada, s’avventurarono in faraoniche e fallimentari imprese economiche, chiedendo continuamente soldi al padre, e finirono addirittura in prigione. Dovranno passare quattro anni prima che Manzoni si risposi, unendosi stavolta a Teresa Borri vedova Stampa e trasferendosi successivamente con lei in Toscana dal 1852 al 1856.

Nel 1860 venne nominato Senatore del nascente Regno d’Italia e ricevette i primi riconoscimenti per il romanzo i Promessi sposi.

Un anno dopo morì anche la sua seconda moglie tragicamente affetta da una sindrome neurologica che la ucciderà.

Nel frattempo, gli venne affidato l’incarico presso la Commissione per l’unificazione della lingua, a cui sei anni dopo Manzoni presenterà la relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla.

Il 6 gennaio 1873, cadde sbattendo la testa all’uscita della chiesa di San Fedele, di Milano Manzoni si procurò un trauma cranico che fece peggiorare rapidamente le sue condizioni di salute, finché una meningite non lo portò a spegnersi il 22 maggio del 1873 a 88 anni, nel compianto generale.

Al suo funerale, celebrato in pompa magna, parteciparono le più alte cariche dello Stato e decine di intellettuali, mentre nel primo anniversario della sua morte il compositore Giuseppe Verdi dirige una Messa da Requiem composta in suo onore nella chiesa milanese di San Marco.

l’opera letteraria

L’influenza delle tradizioni illuministiche familiari e le tristi esperienze scolastiche subite sotto la dura guida dei preti, svegliarono nel ragazzo una viva simpatia verso le idee ugualitarie e razionalistiche  della rivoluzione francese; l’amicizia con Alfieri, Monti e Foscolo lo predisposero a seguire i canoni della poetica neoclassica .

Le sue prime opere furono contraddistinte da un’impronta di forte carattere morale e da una riflessione rigorosa sui casi dell’uomo. Temi che si notano già nei quattro Sermoni (quattro satire che prendono di mira le ipocrisie della società milanese del tempo) e nella carme In morte di Carlo Imbonati (1806)  in endecasillabi sciolti in cui viene ricordato ed eletto a simbolo di virtù l’amante della madre Giulia Beccaria. 

Manzoni infatti si trasferì a Parigi nel 1805 dove la madre viveva con Carlo Imbonati, il suo nuovo compagno, che morì improvvisamente prima dell’arrivo del giovane in FranciaNel carme il poeta immagina un’apparizione in sogno di Imbonati che gli impartisce precetti di virtù utili per la sua attività letteraria. Questo evento luttuoso portò ad un forte legame fra Manzoni e sua madre che da quel momento non si attenuò mai. 

Il periodo francese (tra il 1805 e il 1810) fu molto importante per la formazione del giovane Alessandro che frequentò i salotti culturali della madre e incontrò diversi esponenti “ideologi”: conobbe Claude de Fauriel divenuto poi suo grandissimo amico ed ispiratore. A Parigi conobbe la giovane ginevrina Enrichetta Blondel di religione calvinista che sposò nel 1808: dal matrimonio nacquero addirittura dieci figli.

Enrichetta Blondel entrò in contatto con un prete giansenista di Genova, l’abate Degola, che la avvicinò alla fede cattolica. Nel 1810 venne celebrato nuovamente il matrimonio tra Enrichetta e Alessandro secondo il rito cattolico. Fu in questo periodo che iniziò il processo spirituale che portò Manzoni alla conversione. Si pensa che un motivo della conversione fosse anche data da una crisi che lo colpi quando nel 1810  Manzoni  assistette al matrimonio tra Napoleone e Maria Luigia d’Austria. Nel trambusto della festa Manzoni perse di vista la moglie tra la folla e rifugiatosi nella chiesa di San Rocco invocò Dio perché riuscisse a ritrovare sua moglie e la strada di casa. 

La produzione cristiana di Manzoni si apre con gli Inni Sacri, con cui il poeta si proponeva di esaltare dodici tra le massime festività della Chiesa. In realtà ne scrisse solo cinque (Il Natale, La Resurrezione, Il nome di Maria, Passione, la Pentecoste). Nelle tragedie Il conte di Carmagnola e Adelchi Manzoni guardò all’infelicità umana sulle sciagure e le forze brute che dominano le cose del mondo. Nelle vicende del conte di Carmagnola, potente condottiere di ventura giustiziato dalla repubblica veneta per colpe non commesse e di Adelchi principe ereditario del regno dei longobardi nobile e virtuoso ucciso in una contesa di cui non condivide le ragioni, Manzoni   ci pone di  fronte all’ingiustizia terrena e all’uomo che è rimandato alla  volontà  misericordiosa ma anche inesorabile di  Dio. A questo tipo di riflessione appartengono anche le Odi Civili : Il cinque maggio , composta di getto all’annuncio della morte di Napoleone, uomo dalle grandi ambizioni che ha conosciuto prima la grandezza e poi la disfatta.

I Promessi sposi rappresentano il compimento di tutto il suo lavoro precedente, Manzoni vuole trovare una lingua nella quale tutti si possano riconoscere, senza distinzioni di classi.  La stesura del romanzo si protrae per due decenni.  La prima edizione è una versione provvisoria che intitolerà Fermo e Lucia del 1821. Seguirà una edizione rivista e completa linguisticamente, coerente con le idee del Manzoni sulla questione della lingua, il fiorentino colto con il titolo di Promessi Sposi del 1841. Il romanzo è ambientato tra il 1628 e il 1630, durante il dominio spagnolo ed è il primo romanzo storico della letteratura italiana.

Manzoni, infatti, per scrivere i Promessi Sposi utilizzò il romanzo storico, cioè un romanzo con un sfondo storico reale (Milano 1628-30) documentato, in cui si muovono una folta  schiera di personaggi positivi. Essi sono sorretti dalla fede nella provvidenza, che diventa la vera protagonista del romanzo.

Il fine del Manzoni era quello di poter avere un romanzo storico, dove il realismo storico si intrecciasse alla favola per raccontare e rappresentare la condizione di una determinata società, in questo caso della società lombarda del Seicento.

In appendice ai  promessi sposi, nel 1840 scrisse il saggio storico la Storia della colonna infame dove l’obiettivo del Manzoni era di criticare le scelte della giustizia penale dell’epoca, che era amministrata dagli spagnoli a capo in quel momento della Lombardia. Descrisse dunque la mancanza di etica e di correttezza a cui assistevano spesso i cittadini.

Manzoni per il romanzo storico si ispirò a Walter Scott precisamente al romanzo “Ivanhoe”. Successivamente Manzoni criticherà Scott per la sua disattenzione allo sfondo storico.

Nel 1845 scrisse il discorso del romanzo storico e in genere dei componimenti misti di storia e d’invenzione in cui arriva a condannare la mescolanza   tra storia e fantasia. Numerose anche le pubblicazioni di argomento linguistico in cui Manzoni cercò di difendere e d’imporre anche nella pubblica istruzione il modello fiorentino. 

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