Narrativa recensioni

Recensione de “L’idolo dei Templari” – Barbara Frale

Recensione a cura di Roberto Orsi

“La porta è l’ingresso alla felicità terrena. Ciò che potere e denaro procurano. Ricchezza e autorità. Ora possedete la Chiave. Ma c’è un prezzo da pagare. La Chiave esige sempre un tributo di sangue.”

La Chiave che permette di accedere alla conoscenza. Di conseguenza al potere e al denaro che rendono la felicità, almeno quella terrena. Una lettura in chiave esoterica e mistica è quella che si annuncia dalle prime pagine del prologo de “L’idolo dei Templari” di Barbara Frale, edito da Rai Libri.

Stonehenge è la scenografia di apertura del romanzo, il sito neolitico nello Wiltshire profondamente suggestivo ed evocativo. Riti esoterici, forze oscure e ultraterrene, rimandi a credenze pagane e ai principi filosofici della wicca emergono fin da subito nella mente del lettore. Dieci uomini nel sacro recinto, in un rituale di iniziazione misterioso. Un nuovo adepto pronto a entrare nei Figli di Naas. Una promessa di sangue a fior di labbra, il potere che si sprigiona dall’antica conoscenza ancestrale.

Subito dopo un ambasciatore francese ritrovato senza vita sulle scale della Temple Church di Londra, un edificio religioso legato all’Ordine dei Cavalieri Templari. Sul corpo della vittima un foglio con alcune frasi tratte da La cena de le ceneri di Giordano Bruno. Passi che ricordano un “cammino iniziatico di uomini sospinti dal desiderio di approdare all’arcana Conoscenza che guida l’uomo verso uno stato superiore”. Seguaci fautori di dottrine ermetiche contrarie al dogma.

“Le cose ordinarie e facili son per il volgo ed ordinaria gente; gli uomini rari, eroichi e divini passano per questo camino de la difficoltà, a fine che sii costretta la necessità a concedergli la palma de la immortalità”

La vittima risponde al nome di Roland de Valois Deguerne, diplomatico francese giusto a Londra con un incarico riservato, discendente addirittura del Re Filippo il Bello, colui che nel XIV secolo contribuì in prima persona all’accusa nei confronti dell’Ordine dei Cavalieri Templari, contro cui avviò uno dei processi più famosi della Storia.

Famosa è la maledizione che l’ultimo Gran Maestro dei Templari, Jacques de Molay, scagliò contro la corona francese e il papato nel momento della sua condanna definitiva. La discendenza dalla famiglia Valois e il ritrovamento del corpo proprio sulle scale di un edificio Templare, hanno un collegamento specifico? La maledizione colpisce ancora a distanza di cinquecento anni? O il movente dell’omicidio è legato a motivazioni squisitamente politiche? O, ancora, Monsieur de Valois in una delle tante feste mondane della City aveva ammirato in modo troppo spudorato la donna altrui?

A indagare sull’omicidio viene chiamato Gaetano Polidori, studioso, letterato e professore italiano residente a Londra, con l’amico John Hinsley, procuratore del regno nel distretto di Kensington. I due, amici di vecchia data, iniziano una caccia all’uomo che non può essere lasciata nelle mani delle autorità ufficiali. È necessaria una grande dose di discrezione: le famiglie invischiate nell’indagine sono altolocate e ben in vista nei salotti che contano, a partire dai Gonneville e dagli Hillington, proprietari terrieri di lignaggio nobile.

I legami tra le due casate sono rafforzati da matrimoni di convenienza e accordi commerciali non rari a quel tempo. I giovani delle due famiglie, maschi e femmine, hanno il destino già disegnato dai genitori. Dietro la facciata di normalità, passioni travolgenti ma nascoste e represse, giochi maliziosi e sogni di fuga.

Sogni che si possono anche spezzare improvvisamente, per una tragedia che colpisce le due famiglie, colpo di scena improvviso e inaspettato.

“La bellezza era un dono degli dèi, secondo gli antichi, ma strettamente legato alla morte. Si diventa persone ingombranti, fuori luogo in qualunque contesto.“

Una narrazione che si alterna tra le fasi del giallo, con l’indagine serrata di Polidori e Hinsley impegnati nel ricostruire i legami tra i Gonneville e gli Hillington nella loro tenuta di campagna nel Kent. E, da lì, dare un senso ai simboli pagani ed esoterici ritrovati sulla scena del delitto, collegare i pezzi e consegnare i colpevoli alla Giustizia.

“Gli uomini di oggi non hanno interesse per i Templari com’erano davvero. Piuttosto amano ridisegnarli. Li inventano daccapo per vestirli delle loro fantasie. Dei loro sogni, ambizioni, ideali. In qualche modo il Tempio resta vivo benchè alterato dai colori della leggenda”

La riscoperta dell’Ordine cavalleresco medievale come punto di riferimento, apice di una conoscenza superiore, per gruppi di uomini riuniti in quelle che a tutti gli effetti possono essere definite sette esoteriche. La maledizione dei Templari ritorna viva attraverso l’idolo, quel simbolo mai realmente compreso e interpretato. La venerazione del Baphomet, una delle accuse di eresia più gravi perpetrate nei confronti dei Templari al tempo del processo del XIV secolo. Una rivisitazione della storia che sfocia nel mito, come spesso accade quando si tratta di questo ordine cavalleresco passato a sempiterna gloria e indefinibile fascino.

“La superstizione prende il sopravvento sulla razionalità, la paura soppianta la logica. Si sente subito aleggiare intorno al caso l’ombra di una maledizione.”

Attraverso un romanzo che unisce il thriller, il giallo, la passione delle grandi storie gotiche e cavalleresche dell’epoca georgiana e vittoriana, Barbara Frale torna a raccontare ciò che conosce in modo esaustivo: i Templari e le loro Regole, così come la loro mitizzazione successiva, la deformazione di alcuni aspetti più misteriosi legati a una rivisitazione postuma a partire dalle accuse processuali e agli stravolgimenti dei secoli successivi. Riconduce il tutto a inclinazioni terrene, a quelle pulsioni dell’animo umano legate a una dimensione materiale.

Un romanzo di amore e morte, di passione e intrigo, di conoscenza e ambizione, di sangue e potere, denaro e ricchezza. La scrittura di Barbara Frale, che abbiamo imparato a conoscere per scritti accademici di grande rilevanza, è accattivante e di grande impatto visivo anche attraverso l’utilizzo di metafore perfettamente calate nel contesto che accentuano la potenza evocativa.

L’aspetto legato al romanzo passionale in certi frangenti prende il sopravvento sull’esoterico e il thriller storico in senso stretto. Le vicende dei protagonisti si muovono sospinte dalle passioni dei giovani membri delle famiglie Hillington e Gonneville.

“Lo scandalo, la violazione di tabù rispettati per secoli danno sempre un’impronta di coraggio, di autorevolezza. Chi osa gridar alta chissà quale realtà alternativa tende ad apparire come un eroe solitario, puro e nobile araldo del vero, che si schiera da solo contro una congiura del silenzio perpetrata per interi millenni.”

Oltre cinquecento pagine per giungere alla conclusione finale, all’identificazione dei colpevoli, in un affondo temporale che torna alle origini, alle radici del paganesimo e a quei simboli che lo scorrere del tempo ha sbiadito ma mai cancellato. La ciclicità del tempo e della Storia che si ripete da epilogo a prologo, da prologo a epilogo, in un turbinio di immagini vive ed enigmatiche, fanno da tappeto a una vicenda che sembra non mettere una vera parola fine.

Alcuni conti in sospeso, così come diversi rimandi ad altre avventure di Hinsley e Polidori, lasciano presagire future pubblicazioni con gli enigmi più importanti del nostro passato.

Trama

1814. In una Londra tetra e fuligginosa, ignoti assassini uccidono un nobiluomo francese. L’omicidio è messo in rapporto con la decadenza di Napoleone e il suo temuto ritorno al potere. Certi simboli occulti lasciati sul cadavere, tuttavia, fanno sospettare che il movente politico non sia l’unico. Per evitare che lo scabroso delitto possa creare incidenti con la monarchia di Francia, le indagini sono affidate a Gaetano Polidori, un professore italiano residente a Londra, e al suo amico John Hinsley, procuratore del distretto di Kensington: i due formano una strana coppia in cui gli opposti si attraggono e si completano a vicenda, e già in passato si sono rivelati molto utili per svolgere indagini discrete su persone “intoccabili” dalle comuni forze dell’ordine.
Inoltre, il francese è stato ucciso davanti alla chiesa di Temple Church, quartier generale dei Cavalieri Templari del Medioevo e il nobiluomo era un discendente di Filippo il Bello, il sovrano che distrusse l’ordine dei Templari, e ciò potrebbe non essere casuale. Circolano infatti oscure leggende riguardo alla maledizione che i Templari gettarono sulla stirpe dei re di Francia. E Polidori, esperto di Storia, è sicuro che il simbolo lasciato sul corpo del francese assassinato risalga al Medioevo: i Templari lo usavano per evocare in segreto la loro oscura divinità.

In una serrata indagine tra Londra e la campagna inglese, Hinsley e Polidori impareranno a proprie spese che il potere dei Templari non è mai tramontato: secoli di clandestinità hanno reso l’ordine più forte che mai, pronto a risorgere dalle sue ceneri.

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