Abbiamo fino a oggi visto la Storia delle banche, la loro origine, e letto di alcune delle famiglie di banchieri più importanti della storia.
Ma cosa succedeva se ad aver bisogno di un credito erano persone che di per sé non avevano nulla?
Assai diffusa all’esterno dei circuiti bancari era l’usura, ovvero il prestito di denaro tra privati, a tassi estremamente alti; diverse famiglie arrivarono a essere molto influenti all’interno delle città e delle loro classi dirigenti proprio grazie alla loro capacità di erogare prestiti (una di queste famiglie fu proprio quella dei Medici di Firenze).
L’usura, tuttavia, era proibita dalla Chiesa, e per contrastarla (e per contrastare lo strapotere dei banchi messi su dagli Ebrei, chiamati in Italia per una elevata esigenza di liquidità con la quale far fronte a un maggiore incremento dei aaffari commerciali) e proprio a partire da ordini religiosi, (Francescani, Mendicanti e Osservanti; ricordiamo che soprattutto l’ordine francescano era assai impegnato nell’attività di propaganda antiebraica) iniziò a diffondersi nel tardo Medioevo il credito su pegno, ovvero prestiti di limitata entità (il cosiddetto microcredito) a interessi accettabili rispetto a quelli delle banche. Il denaro in prestito veniva erogato in cambio di un pegno: i debitori, a garanzia del prestito, dovevano lasciare un bene in pegno che valesse almeno un terzo della somma che si voleva fosse concessa in prestito; la durata del prestito, di solito, era di circa un anno; trascorso il periodo del prestito, se la somma ricevuta in prestito non veniva restituita il pegno veniva venduto all’asta.
Si intendeva, così, da un lato contrastare l’usura, dall’altro riuscire a fornire liquidità a persone in difficoltà che pur se vivevano in condizione di sussistenza, avevano comunque dei beni da poter dare in garanzia. Per questa loro caratteristica, le strutture preposte, furono denominate Monte di Pietà o Banco dei Pegni, il cui punto di forza risiedeva nel fatto che i tassi di interesse richiesti erano più bassi (intorno al 5-10%) di quelli richiesti dai banchi ebraici, essendo considerati come una copertura delle spese di gestione.
Una sorta di banche dei poveri ante litteram.
Un primo esempio di istituzione del genere lo si registra nel 1361 a Londra: il vescovo di Londra, Michael Northburgh, donò 1000 marchi d’argento per fondare un banco che avrebbe dovuto prestare soldi.
Un’altra testimonianza antica circa un prestito a pegno approvato ufficialmente dall’autorità ecclesiastica è la richiesta, fatta il 15 settembre 1431 dal re di Castiglia, Giovanni II, e da Pedro Fernández de Velasco conte di Haro, a papa Eugenio IV, di approvare l’istituzione delle Arcas de Misericordia o Arcas de Limosnas, associazioni che raccoglievano (appunto in arcas, “arche”) il denaro che veniva poi concesso come credito a chi ne aveva necessità, e che doveva essere restituito entro un anno.
In Italia, invece, tra i più antichi Monti di Pietà vi è quello di Ascoli Piceno: fu fondato il 15 gennaio 1458. Gli inventori e diffusori dei Monti di Pietà furono i frati degli Ordini Mendicanti, in particolare i Frati Minori Osservanti. Tra questi emerse Michele Carcano, fondatore nel 1462 del Monte di Pietà di Perugia le cui predicazioni furono vietate a Firenze, nel 1493, da Piero II de’ Medici, proibizione che fu poi ritirata per non inimicarsi la popolazione.
E così, anche a Firenze il Monte di Pietà arrivò nel 1497, dopo la cacciata dei Medici, con l’appoggio diretto di Savonarola.
Ed è proprio alla fine del Quattrocento che i Monti di Pietà furono fondati in numerose città di piccole e medie dimensioni, che per la loro operosità economica presentavano una cospicua domanda di credito, soprattutto in Lombardia, Veneto, Toscana, Liguria, Umbria, Marche e Romagna.
Interessante il caso del Banco dei Pegni veronese: una struttura a tre livelli: un “monte piccolo” che prestava senza interesse piccole somme, un “monte mezzano” che prestava sempre senza interesse somme fino a 3 lire, e un “monte grande” che prestava somme ingenti al 6% di interesse.
Le norme che regolarono definitivamente i Monti di Pietà furono dettate da papa Leone X il 4 maggio 1515 con la bolla Inter Multiplices prodotta nel Concilio Lateranense V.
Mentre il Concilio di Trento pose poi i Monti di Pietà tra gli Istituti Pii.
Questi Monti erano il corrispondente di quella che oggi è chiamata una banca etica e furono anche delle banche locali che agirono come veri e propri agenti di sviluppo del territorio. I loro servizi, infatti, non si limitavano ai finanziamenti e alla raccolta, ma si occupavano anche di supportare attività politiche e culturali, sostenere attività religiose, assistere i poveri e i malati.
I Monti furono, inoltre, gli antesignani della raccolta dei risparmi delle classi aristocratiche e della piccola e media borghesia, di cui è un esempio il Monte di Pietà fondato a Napoli nel 1539 da alcuni gentiluomini con lo scopo di concedere prestiti su pegno a persone bisognose, e che a partire dalla seconda metà del ‘500 cominciò anche a ricevere depositi, dando così vita all’attività bancaria. Esso divenne Banco nel 1584, con una prammatica del Re di Spagna.
Notiamo dunque come piano piano i Monti di Pietà si evolvano fino a diventare delle vere e proprio Casse di Risparmio. Tale processo evolutivo ricevette una battuta di arresto con l’arrivo in Italia di Napoleone (quindi intorno alla fine del Settecento) il quale, in nome del diritto di conquista, si appropriò dei loro beni come di tutti quelli degli ordini religiosi.
Nel 1807, con la Restaurazione, i Monti ripresero di nuovo autonomia, ma ormai era troppo tardi per loro e lo sviluppo di servizi finanziari uniti all’impegno sociale passò alle Casse di Risparmio.
In Italia dopo l’unità la legge 3 agosto 1862 n. 753 trasformò i Monti di Pietà in Opere Pie, modificandone la natura e l’operatività. Provvedimenti successivi resero di fatto impossibile la continuazione dell’attività di credito dei Monti.