Oramai quasi non ne possiamo fare a meno, le consultiamo quotidianamente, per programmare una gita o anche solo sapere se dobbiamo uscire con l’ombrello oppure no, se farà caldo o freddo.
Sono le previsioni del tempo!
Fin dai tempi antichi, l’uomo si chiede che tempo tempo farà ma da quando, effettivamente, è stato possibile fornire una risposta più o meno attendibile a questa domanda? E chi le ha inventate?
Le previsioni del tempo comparvero per la prima volta nel 1861 sul quotidiano inglese The Times e, va da sè, divennero subito molto popolari tra i lettori.
Gli avvisi meteo venivano diramati dalle diverse stazioni meteorologiche sparse sulla costa della Gran Bretagna e trasmessi via telegrafo, oltre che al giornale, all’Ammiragliato e all’Ufficio del commercio.
Nate con lo scopo di migliorare la sicurezza in mare (ogni anno si perdevano un migliaio di navi con altrettanti morti), a inventarle ci pensò il viceammiraglio della Marina britannica Robert FitzRoy: lui raccogliendo i dati meteo con un sistema di registrazione posto su 80 navi, ne studiò le informazioni ricavate e le trasferì su una tavola sinottica (antesignana delle carte meteo), accorgendosi che le perturbazioni si spostano generalmente da ovest verso est e che le burrasche sono precedute da una bassa pressione atmosferica. Con il suo sistema fu possibile prevedere le tempeste e diramare bollettini che salvarono molte navi e vite umane.
L’intuizione, ma soprattutto la volontà di prevedere il meteo, venne all’Ammiraglio proprio in conseguenza di una terribile tempesta nel mare d’Irlanda fra il 25 e il 26 ottobre del 1859, capace di attivare raffiche di vento superiori ai 160 km/h e di far naufragare circa 200 navi, passata alla storia come la “Royal Charter Storm” (dal nome della perdita di maggiori proporzioni, quella della nave naufragata al largo delle coste nord-occidentali del Galles costata oltre 450 vite umane).
Fitzroy, però, non perdeva mai occasione per sostenere: “forecasts are expressions of probabilities and not dogmatic predictions”, ovvero le previsioni non sono certezze ma probabilità. Concetto che non dovremmo mai dimenticare.