In questo periodo si sente molto parlare di banche, banche in crisi banche da salvare, banche da cui dipendono i nostri risparmi. Ma come hanno avuto origine le banche sono sempre esistite?
Se partiamo dalla preistoria vediamo che l’unica forma di scambio commerciale o di sopravvivenza esistente era semplicemente quella del baratto: si cedeva un bene non necessario per un altro di maggiore bisogno. È impossibile determinare esattamente quando, dove e come questo sistema sia stato introdotto, poiché è precedente alla nascita della scrittura.
Con il passare del tempo in sostituzione del baratto si affermò lo scambio della moneta merce ossia lo scambio veniva effettuato con merce dello stesso valore e usato come strumento di pagamento. Sistema non facile perché per funzionare bene bisognava che il bene non fosse deperibile, potesse essere frazionato e fosse di facile trasportabilità.
Civiltà mesopotamiche
I primi “prototipi “di banca si iniziarono a vedere ai tempi delle antiche civiltà mesopotamiche. I Sumeri, gli Assiri e i Babilonesi erano famosi per i meravigliosi templi che custodivano tesori. Il popolo dei Sumeri intorno al 3000 a.C. diede vita alla civiltà urbana più antica e tra quei popoli era consuetudine dare in custodia i propri averi ai funzionari religiosi.
I templi possono essere considerati i primi edifici bancari conosciuti, amministrati dai sacerdoti-banchieri. I sacerdoti erano custodi di doni e offerte ricevute dal popolo che voleva ingraziarsi i favori delle divinità. Molto probabilmente i sacerdoti cominciarono a concedere prestiti a chi ne aveva bisogno, specialmente agli agricoltori.
I prestiti erano fatti con beni in natura tipo orzo, sementi e frutti perché non esisteva ancora la moneta.
A partire dal terzo millennio a.c. il potere economico cominciò ad essere gestito oltre che nei templi anche nel palazzo del re dove risiedevano le attività economiche ed amministrative. Qui venivano accettati depositi in natura, la merce veniva custodita ed era assicurata anche in caso di furto.
Chi depositava non pagava alcun interesse e poteva percepire un compenso per la merce depositata. Non esistevano ancora i soldi, e a quei tempi si usava la moneta naturale. In realtà l’attività bancaria vera e propria si avrà quando verrà esercitata in modo professionale e cioè diretta a realizzare un reddito utilizzando della moneta coniata. Questo si realizzerà durante la successiva epoca dei trapeziti greci.
Civiltà Greca
La coniazione della moneta risale ai secoli VII/VI a.C.: una lega naturale di oro e argento, primo metallo utilizzato per la monetazione, fu subito adottata e diffusa dalle città greche per facilitare gli scambi commerciali, semplificare i pagamenti e riscuotere le tasse. La dracma d’argento di Atene, con l’effigie di una civetta divenne la moneta più nota e accettata nel Mediterraneo.
Nell’ antica Grecia influì molto il modello delle civiltà mesopotamiche, era consuetudine predisporre uno spazio vicino ai templi o ai porti, detto trapeza, un banchetto gestito direttamente dai trapeziti che ricevevano denaro, ne davano in prestito e si occupavano di custodire le offerte e possibilmente, anche di farle aumentare.
Intorno al secolo V e IV a.C. i trapeziti erano per lo più schiavi, infatti la professione di banchiere-trapezita veniva disdegnata dai cittadini liberi. Ma ben presto l’attività del trapezita si rivelò molto redditizia: famoso il caso di Pasione che, grazie alle sue operazioni, era passato dalla condizione di schiavo all’essere l’uomo più ricco di Atene.
I trapeziti accettavano due tipi di deposito: il deposito di pagamento e i depositi di impegno, i primi era depositi che non fruttavano ma versati allo scopo di estinguere un debito. I secondi erano invece fruttiferi in quanto destinati ad essere investiti e quindi remunerati. Erano possibili anche depositi occulti effettuati senza alcuna formalità, al fine di sottrarre gli averi del cliente all’occhio del fisco.
Antica Roma
Nella Roma repubblicana i magazzini svolgevano le funzioni di banche e gli scambi avvenivano tramite i cereali o metalli preziosi. Questi magazzini, erano chiamati tabernae argentariae, l’erario pubblico svolgeva funzioni bancarie e ai viri mensarii era attribuito il compito di dare e ricevere prestiti.
I banchieri, chiamati argentarii, con l’aiuto di schiavi e liberti, provvedevano a controllare il peso e la qualità delle monete e alla riscossione dei prestiti. Accanto agli argentari, operavano anche i cosiddetti nummulari, saggiatori di monete, che avevano appunto il compito di esaminare e valutare la purezza dei metalli, attestando la qualità delle monete .
Le attività bancarie ed economiche ebbero un forte ristagno con il crollo dell’Impero Romano, per riprende durante il Basso Medioevo.
il medioevo
È solo verso l’anno Mille che si manifestò un aumento sensibile dell’uso della moneta da parte dei mercanti, soprattutto dei mercanti ebrei che prestavano denaro ad interesse, ma questo era aborrito dai più, perché considerato usura anche se il tasso preteso era modesto. Gli Ebrei ovviamente non erano i soli a prestare denaro. Anche numerosi cristiani e qualche grande monastero finanziavano i piccoli proprietari terrieri con varie forme di prestito che apparentemente non prevedevano un interesse; questi contratti però si prestavano facilmente ad abusi, per cui col tempo la Chiesa preferì proibirli.
Intanto i commercianti soprattutto quelli Toscani e Veneziani portavano con loro delle grandi quantità d’oro per i loro acquisti e i delinquenti approfittavano di queste situazioni per depredarli. Questi continui saccheggi da parte dei malviventi costituivano un enorme rischio per le persone che trasportavano oro. Si dovette quindi necessariamente trovare un sistema per mettere al sicuro i beni preziosi trasportati, ed è a questo punto che emerge la figura dell’orafo.
Visto che gli orefici erano molto ricchi disponevano di robusti forzieri e sicure casseforti, apparivano agli occhi dei mercanti come le persone giuste a cui affidare in custodia il prezioso oro necessario al commercio.
Ad un certo punto, in Toscana o a Genova, un orefice deve aver avuto la brillante idea di iniziare ad offrire un servizio di deposito. La novità era che quando il depositante si recava presso il negozio dell’orefice con il sacchetto d’oro, l’orefice rilasciava una ricevuta. Queste ricevute erano chiamate Note di banco cioè le odierne banconote.
La note di banco attestava l’avvenuto deposito del depositante che al suo ritorno avrebbe ricevuto indietro le monete da lui depositate o una quantità d’oro equivalente a quella consegnata e ben presto risultò più comodo mostrare la moneta cartacea piuttosto che portarsi appresso del peso.
Diventò sempre più sicuro far circolare la nota di banco, venne altresì introdotta la lettera di banco la prima forma di assegno, vere e proprie lettere di credito che evitavano di portare con sé la moneta. Grazie anche a questa attività, i primi banchieri iniziarono a riscuotere tanto successo da veder crescere la propria ricchezza sempre più
La parola “banca” deriva dal “banco” presso e sul quale il prestatore di denaro lavorava.
L’attività del banchiere
La lettera di banco permetteva di ritirare l’oro anche presso altri orafi evitando così il problema del trasporto. In origine, solo il titolare di una lettera di banco poteva cambiarla in oro o argento, ma presto si diffuse la possibilità di cederla a un’altra persona, la cosiddetta “girata” che poteva incassare il suo valore.
Un orefice intuì come ricavare profitto dal prestare ad altri l’oro accumulato non suo. Grazie all’emissione di note di banco, in quantità maggiore rispetto all’oro realmente posseduto nei forzieri, venivano sì concessi dei prestiti, ma si creava anche moneta, proprio perché veniva accettata negli scambi. Venivano concessi dei prestiti ma ovviamente gli orafi-banchieri erano consapevoli del rischio di illiquidità, per questo cercavano sempre di agire razionalmente senza farsi sopraffare dalla bramosia di denaro. Alla fin dei conti, dovevano solamente assicurarsi che lo stesso giorno non si presentassero al banco troppi titolari di note per reclamare la restituzione del proprio oro.
Gli orafi divennero dei veri e propri banchieri, prestavano oro ai mercanti che non avevano sufficiente denaro per acquistare le merci, tali prestiti venivano restituiti in un secondo momento aggiungendo una somma a titolo di interesse.
Quindi, per anni, l’orafo ottenne segretamente ottimi profitti grazie agli interessi guadagnati dai depositi degli altri .
L’orafo si poteva anche trovare nella condizione di non poter far fronte alla richiesta del cliente avendo prestato troppo denaro, così tutti gli orafi si accordarono tra loro: qualora ad un orafo fosse mancata la quantità d’oro richiesta da un cliente, un altro orafo avrebbe dovuto aiutarlo prestandogli la quantità di oro necessaria.
Fu proprio questo l’inizio dell’attività bancaria, gli orafi-banchieri avevano capito che si poteva fare un vero e proprio profitto dando anche come fine alla comunità un servizio utile.
ll valore di ogni moneta, che fosse un Ducato di Venezia, un Genovino di Genova o un Fiorino di Firenze, era rigidamente legata al contenuto di metallo prezioso che conteneva. Iniziò quindi una competizione tra i Comuni italiani per garantire la moneta di maggior purezza per gli scambi
Il Ducato Veneziano d’oro assieme al fiorino (cresciuto grazie alla potenza bancaria di Firenze), divennero la moneta di scambio preferita in Europa, una sorta di Dollaro dell’epoca.
Tra l’altro I sovrani del tempo facevano coniare monete metalliche a loro interesse, ad esempio se una moneta d’oro da 10 gr aveva un ipotetico valore di 1 euro, il sovrano si occupava di coniare questa moneta d’oro, ma, anziché 10 gr, batteva il valore di 9 gr. In questo modo, il sovrano sottraeva alla moneta in questione 1 grammo d’oro, che si teneva per sé come aggio, il cosiddetto aggio del signore, da cui deriva la parola “signoraggio“.
Le prime banche come vengono intese ora nacquero solo verso la fine del Medioevo, nel 1400. Nel 1406, a Genova, nasceva il Banco di San Giorgio. Nel 1472 nacque a Siena Il Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo ancora in esercizio, voluta dalle Magistrature della Repubblica di Siena per dare aiuto alle classi più disagiate della popolazione in un momento particolarmente difficile.
Fra gli” istituti “ che praticarono attività in ambito bancario ritroviamo anche i templari i quali ricoprirono la funzione di banchieri ma anche di tesorieri. Dall’iniziale scelta di povertà finirono col diventare un ordine ricchissimo, i sovrani che grazie a loro avevano realizzato delle vittorie in battaglia li ricoprivano di doni. Al culmine della loro potenza divennero anche banchieri perché come tali custodivano per i potenti e prestavano anche denaro a quest’ultimi.