Oggi nel salotto di TSD ospitiamo Cristina Penco, autrice di Anna Bolena. Potere e seduzione che Diarkos ha portato in libreria proprio di recente.
Cristina Penco, come leggiamo sul sito della casa editrice, è nata a Genova nel 1980, giornalista professionista dal 2009, scrive di famiglie reali, celebrità, costume e società, lifestyle, attualità e spettacolo per riviste popolari e femminili. È stata ospite in trasmissioni nazionali come “Vite da copertina”, “Unomattina in famiglia” e “Detto fatto”. Per Diarkos ha pubblicato Meghan Markle. Una Duchessa ribelle (2019), La saga dei Windsor (2020), I Windsor (2022) e Anna Bolena (2023).
Iniziamo con le domande.
Su Anna Bolena esiste una produzione cine-letteraria molto vasta, tra saggi, romanzi, film e quant’altro. Da cosa Le è nata l’esigenza, o la voglia, di scrivere ancora di Lei?
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A propormi il soggetto è stata la casa editrice Diarkos, con cui ho già avuto il piacere di collaborare per alcune biografie sui Windsor. Da subito ne sono stata entusiasta.
È vero che su Anna Bolena c’è molto materiale a disposizione, sia in campo letterario sia in quello dello spettacolo. Tuttavia, in questo caso – per precise indicazioni dell’editore e con interesse ricambiato da parte mia – la scelta è stata quella di focalizzarsi su una ricostruzione prettamente storica dell’era Tudor e delle vicende di questa donna, a partire da lettere e documenti, alcuni ritrovati di recente. Fonti preziose e utili per contestualizzare epoca, personaggi e dinamiche in modo più complesso e articolato rispetto alle versioni scolastiche e semplificate in cui si è imbattuta la maggior parte di noi sui banchi di scuola e anche successivamente.
Personaggio alquanto ambiguo, amato e odiato dal pubblico (soprattutto femminile), su Anna Bolena circolano anche molte fake-news: qual è, secondo Lei, quella più clamorosa?
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A mio avviso, a monte delle numerose speculazioni circolate su Anna Bolena e sulle sue vicissitudini, c’è stato in primis un approccio fuorviante dal punto di vista sociale, culturale e religioso. Intendo dire che, come viene approfondito in modo più specifico nel libro di Diarkos, quel che emerge studiandola più da vicino è che, per secoli, la narrazione mainstream su di lei è stata condizionata da diversi pregiudizi, che hanno appiattito e ridotto l’immagine di Bolena a mera amante del re, spietata e spregiudicata. In questo modo, però, non si sono considerati sfaccettature e aspetti che coesistevano in lei, per non parlare delle condivisioni di responsabilità rispetto alla sua parabola di “regina dei mille giorni”. In “Anna Bolena. Potere e seduzione”, dunque, vengono analizzati più punti di vista e interpretazioni, cercando di evitare tanto la beatificazione quanto la demonizzazione del personaggio, ma tentando di raccontarla sotto varie luci e ombre. Faccio un esempio tra tanti: su di lei, promotrice della riforma luterana, della diffusione del protestantesimo a corte, ha influito negativamente condanna del mondo cattolico, che sarebbe proseguita nelle epoche successive. Senza considerare che c’era tutta una corrente politica di funzionari molto vicini al trono, avversi alle sue visioni progressiste. Sul fatto che sarebbe stata detestata anche da diverse donne, vorrei precisare questo. Al netto del fatto che potesse suscitare antipatie per varie ragioni, indubbiamente molte, a corte e al di fuori del Palazzo, la vivevano come una rivale e una minaccia, dal momento che rappresentava la possibilità concreta che l’ordine esistente e costituito potesse saltare in aria, com’è accaduto con il primo matrimonio di Enrico VIII. Ma nelle analisi illustrate nella biografia di Diarkos, tuttavia, risulta anche quanto, contemporaneamente, Bolena fosse amata e sostenuta da tante donne, oltre che da molti uomini. Un appoggio umano, politico e religioso che – nonostante la macchina del fango contro di lei e il clima di terrore circostante – lasciò tracce significative all’indomani della sua esecuzione…
Nel suo libro, parla di Anna Bolena come di una anti-eroina: ci spiega questa cosa?
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Anna Bolena era tutto fuorché il prototipo della fanciulla angelicata cantata nel Medioevo e agli inizi del Rinascimento, ovvero la “gentil donzella” “bella, buona, brava”, silenziosa anche di fronte a soprusi e tradimenti. Da quello che emerge dalle carte e dalle testimonianze giunte fino a noi, era una giovane donna volitiva, intemperante, consapevole e padrona della sua sensualità, ma anche determinata e ferma su certe posizioni. Comunque, a discapito della nomea giunta fino a noi – probabile retaggio di alcune mistificazioni attuate rispetto alla sua figura – Bolena non si concedeva facilmente: sceglieva e decideva, anche nell’intimità, qualcosa di inaudito e avanguardistico per la sua epoca. Non stava zitta, anzi, voleva far sentire la sua voce pure riguardo agli affari di Stato.
E ancora. Anna ha intrattenuto a lungo una relazione con un uomo sposato, marito della sua “datrice di lavoro” (prima di convolare a nozze con Enrico VIII, Bolena era una delle dame di compagnia di Caterina d’Aragona, prima consorte del sovrano). Insomma, era una che, senza essere di sangue blu – parliamo di una monarchia e di un secolo come il Cinquecento… – voleva affermare se stessa, i propri desideri e le proprie ambizioni nella vita privata e in quella pubblica. Sui mezzi che avrebbe utilizzato per compiere la sua scalata, anche qui, forse, finora ci si è basati solo su un solo punto di vista nell’ambito di una storia che, invece, come si leggerà, presenta un caleidoscopio di prospettive.
Anna Bolena e Caterina d’Aragona: due donne, uno stesso uomo. Ci racconta questo “triangolo” e come esso determinò e cambiò la storia dell’Inghilterra?
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Le due donne erano molto diverse per origini, caratteristiche fisiche e caratteriali, formazione, credo religioso e nel rapporto con la loro femminilità. Ma oltre all’innegabile rivalità e alle numerose contrapposizioni su cui esperti, commentatori, poeti, romanzieri, sceneggiatori e compositori hanno fatto leva nei secoli – e come continuano a fare gli artisti contemporanei – nel libro mi è piaciuto porre l’accento su un aspetto, evidenziato solo in epoche più recenti. Ovvero che, se Enrico VIII impiegò tanto tempo per porre fine alle prime nozze e iniziare un secondo matrimonio, fu sì per una dispensa papale che stentava ad arrivare e per gli intrighi politici che lo minacciavano sul continente, ma non solo.
Il re si era ritrovato in mezzo a due grandi fuochi di cui aveva sottovalutato la forza: nessuna delle due donne intendeva cedere di un millimetro, l’una per non rinunciare al suo status che riteneva ormai definitivo, l’altra per legittimare la propria presenza accanto all’uomo e al re. Tutte e due, inoltre, si ritrovarono a lottare – seppur con manifestazioni differenti – contro un mondo tipicamente patriarcale, per se stesse e per le loro figlie.
Al di là del rapporto con Enrico VIII, come si pose e come era considerata Anna Bolena dalla corte tutta?
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Anna Bolena era una donna controversa e invisa a molti, anche perché, da quello che si sa, era una che non le mandava a dire, andava allo scontro e si esponeva apertamente, con ciò che ne conseguiva. Oltre a combattere e a difendere la propria posizione e quella di Elisabetta, la sua bambina, Bolena – cosa che si sa poco – cercò di portare avanti delle riforme sociali e di aiutare giovani e famiglie in difficoltà. Il che fece storcere il naso a parecchi, a corte. Era divisiva. Come anticipato, ebbe tanti oppositori quanti sostenitori, da parte maschile e da parte femminile indistintamente.
Il “percorso” di Anna Bolena alla corte del re di Inghilterra, ricorda molto da vicino quello molto più recente di Camilla Parker Bowles: è la Storia che si ripete o il naturale andamento di matrimoni combinati nell’interesse del potere e della corona?
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La Grande Storia è fatta di cicli che tendono a ripetersi. E di amori extraconiugali sono piene le monarchie di un tempo e quelle di oggi. In questi due casi, nello specifico, si tratta di due donne che per anni sono state nei panni dell’“altra” e poi sono diventate le legittime consorti. Guardando alle vicende contemporanee, il 6 maggio 2023 Camilla sarà incoronata insieme a Carlo. Poco prima che morisse, Elisabetta II, dopo anni passati a tenere a distanza la nuora, le aveva dato la sua benedizione pubblica l’aveva ulteriormente riabilitata agli occhi dei sudditi. Oggi Shand è apprezzata da molte più persone rispetto al passato, sia nel Regno Unito sia Oltremanica, ma – come ha confessato lei stessa pochi mesi fa – il suo è stato un cammino in salita, irto di ostacoli. Basti pensare, più recentemente, alla descrizione della donna tratteggiata in “Spare”, il discusso memoir del principe Harry, secondogenito di Carlo e Diana. Lì Camilla è dipinta come “la matrigna malvagia”, responsabile della fine del matrimonio tra l’allora principe di Galles e la Spencer. È la prospettiva di un figlio ferito con diversi traumi alle spalle, e probabilmente, da questo punto di vista, nei confronti di Anna Bolena, non l’avrebbe pensata tanto diversamente nemmeno Mary, figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona. Sta di fatto che, soprattutto consci di come si sono poi evoluti i fatti storici in entrambi i casi – con esiti ben diversi – ridurre Bolena e Camilla a mere amanti significa portare avanti visioni parziali e faziose. In tutte e due le situazioni, poi, emerge quello che occorrerebbe tenere sempre presente quando si parla di una monarchia come quella inglese, che è sempre stata anche una grande “azienda” familiare, con annessi e connessi: la ragion di Stato, o meglio, la ragion di Corona deve prevalere sul resto.
Sul nostro sito abbiamo di recente avviato una rubrica che mette a confronto Storia e Serie Tv o film. Sappiamo che di recente Netflix ha lanciato sulla sua piattaforma una docu-serie dal titolo Blood, Sex & Royalty. Lei ha già avuto modo di guardarla? E se sì, cosa ne pensa, la consiglierebbe al nostro pubblico di appassionati?
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Di questa e altre serie parliamo anche nell’introduzione di “Anna Bolena. Potere e seduzione” di Diarkos. Trovo che “Blood, Sex & Royalty” possa essere interessante in particolare per Millennials e ragazzi della Generazione Z, a cui strizza l’occhio grazie ai suoi tocchi contemporanei.
Permette al pubblico di oggi di avvicinarsi all’era Tudor e magari di sentirsi stimolato ad approfondire leggendo biografie e saggi storici accreditati, imprescindibili per avere una conoscenza storica più accurata. Nel mix di realtà e fiction che caratterizza la serie, in “Blood, Sex & Royalty” viene presentata una Anna intelligente, arguta, dotata di spirito dell’umorismo: una visione forse non troppo lontana da come si mostrava a corte, essendo una donna carismatica, creativa e piena di voglia di vivere e di amare.
Avrà sicuramente sentito parlare, invece, di una annunciata serie tv su Anna Bolena in cui la stessa è interpretata da una attrice di colore: Lei come commenta questa scelta?
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Ho visto online qualche video di presentazione della serie. Come spettatrice, mi pare che Jodie Turner-Smith, talentuosa attrice britannica di origini giamaicane, trasmetta con intensità la forza, la regalità, la complessità che anche storicamente hanno contraddistinto Anna Bolena. Turner-Smith ripropone la protagonista in questione “filtrata” dagli occhi del pubblico e della società contemporanei, all’insegna di nuove sensibilità ed esigenze, che si riflettono pure nelle scelte delle produzioni audiovisive, sicuramente più attente a inclusività e identità a partire dai casting. Bolena – lo abbiamo visto in questa nostra chiacchierata – era una donna che, fin dal suo ingresso a corte, ha sempre fatto molto discutere e, anche ora, continua a suscitare sentimenti contrastanti. La stessa presenza di questa attrice nella serie ha sollevato critiche e polemiche. Ma tanto rispetto a esse, quanto a quelle di altre opere del genere – penso, per esempio, a “Blood, Sex & Royalty” citata prima, o a “The Crown” – concordo con quanto affermato da una studiosa come Miranda Kaufmann, autrice dell’interessante “Black Tudors: The Untold Story”: non bisognerebbe dimenticare che si tratta, prima di tutto, di forme di intrattenimento, non rigorose ricostruzioni storiche. Per queste ultime, è opportuno fare riferimento a documentari tout court, senza commistioni con la fiction e, naturalmente, a diversi studi e libri tematici.