Recensione a cura di Roberto Orsi
Questa sera, Lunedì 13 marzo, verrà trasmessa su Rai 1 in prima serata la seconda puntata della seconda stagione del Commissario Ricciardi. Dopo il successo del 2021 con le prime sei puntate che si rifacevano ad altrettanti romanzi scritti dall’autore napoletano Maurizio De Giovanni, è tornato con quattro nuovi episodi uno degli investigatori più amati della letteratura italiana.
Anche TSD segue le avventure di Luigi Alfredo Ricciardi in questa nuova stagione con le visioni condivise e i commenti in diretta sul nostro gruppo Facebook.
Chi ha seguito la prima serie di episodi, o ha letto i romanzi fino a “In fondo al tuo cuore”, ricorderà che abbiamo lasciato Ricciardi in un periodo della sua vita alquanto difficile. Il suo cuore è stato messo a dura prova da eventi anche nefasti che gli hanno lasciato una cicatrice profonda e sanguinante. Così lo troviamo nelle prime pagine di “Anime di vetro. Falene per il Commissario Ricciardi” a tu per tu con la sua solitudine, con la mancanza degli appigli fondamentali di cui ogni uomo ha bisogno.
“Seduto davanti alla notte di settembre, Ricciardi contemplava la sua nuova solitudine. Era una compagna diversa da quella che da sempre conosceva. La solitudine precedente era la consapevolezza di abitare una linea di confine; un luogo di follia e disperazione, pieno di grida di morte e di vita che vibravano solo per i suoi sensi disgraziati. Eppure, pensò Ricciardi, questa nuova compagna a confronto della precedente è come il mare rispetto a un lago.”
Una nuova solitudine, diversa da quella che ha sempre conosciuto. Abbiamo già imparato a conoscere l’animo di un uomo dai toni chiaroscuri, come la Napoli che lo ospita nel suo ruolo di commissario di polizia. Un uomo che a tutti sembra incapace di amare sul serio, di lasciarsi andare e aprire il suo cuore per depositarlo nell’alveo di un amore meraviglioso. Il dolore si affaccia ripetutamente nella vita di Ricciardi e De Giovanni lo sa descrivere come pochi sanno fare.
Nel mese di settembre più triste della sua vita, il commissario affronta un periodo lavorativo molto tranquillo: a Napoli sembra non succedere più nulla di importante, nessun morto ammazzato, nessun caso su cui indagare per mantenere quella fondamentale aurea di sicurezza e rigore imposto dal regime fascista. Così, quando Bianca Borgati dei Marchesi di Zisa, contessa Palmieri di Roccaspina, si presenta al suo cospetto chiedendo giustizia per il marito incarcerato dal mese di giugno, Ricciardi sente subito la necessità di attivarsi, di cercare la verità su un caso che sembra già archiviato.
“Lei sa che lui è innocente. Lei sa che lui quella notte dormiva nel suo letto, nell’altra stanza a pochi metri da lei. Il solito, inquieto sonno pieno di fantasmi e vino.”
La contessa Bianca di Roccaspina è convinta che il marito Romualdo sia innocente: non ha ucciso lui Ludovico Piro, un avvocato facoltoso coinvolto in un giro di loschi affari, di prestiti a interessi esorbitanti verso giocatori incalliti e indebitati fino al collo. Romualdo è uno di questi: il movente è semplice e lampante, debiti che non possono essere sanati, la minaccia di rendere tutto pubblico, il raptus e l’omicidio. Inoltre, Romualdo a giugno ha confessato la mattina stessa del ritrovamento del cadavere dell’avvocato. Niente di meglio per il commissario Di Blasio: chiudere in pochissime ore un’indagine senza alcuno sforzo e consegnare un colpevole alla giustizia prima di pranzo non può che stampargli un sorriso sulle labbra.
La contessa di Roccaspina non è convinta sia andata così. Non crede alla confessione del marito, è sicura che lui stia coprendo un altro colpevole ma non ne capisce il motivo. L’aiuto di Ricciardi con l’assistenza del fido brigadiere Maione è fondamentale per lei, memore delle abilità del commissario impegnato anni prima in un altro episodio che la vide coinvolta.
Anche in questo episodio, mentre le indagini private di Ricciardi e Maione proseguono e forse rimangono anche un po’ sullo sfondo in questo caso, sono le vicende personali dei personaggi che prendono il sopravvento.
Il rapporto tra Ricciardi ed Enrica Colombo sempre più combattuto e burrascoso come mai prima d’ora, i sentimenti di Livia che non vogliono cedere ai rifiuti del commissario, il tenente tedesco Manfred Von Brauchitsch innamorato del Bel Paese e di Enrica conosciuta l’estate precedente a Ischia. Le anime dei protagonisti sono di vetro, sono trasparenti e fragili. Ci si può vedere attraverso, scrutarne le pieghe ma trattarle sempre e comunque con attenzione e con delicatezza. Sono messe a dura prova dai sentimenti non corrisposti, dalla difficoltà di dare una definizione ai rapporti, dalla paura di lasciarsi travolgere.
“Ho un’anima di vetro, pensava Enrica. Fragile e trasparente, pronta a riempirsi di qualcosa di bello e colorato, e a infrangersi in mille pezzi. Le sembrava che chiunque riuscisse a vedere quello che le accadeva dentro.”
Come in altri romanzi della serie è la versione più cupa di Ricciardi che viene fuori prepotente e sembra voler contagiare anche gli altri personaggi. Il commissario sente il bisogno di attaccarsi a qualcosa; indagare su un caso che sembra già risolto sembra voler essere un modo personale di riportare ordine nel caos, una sorta di bilanciamento di ciò che conserva in fondo al suo cuore.
Qualcosa dentro a Ricciardi si è spezzato e non trova la forza di ricomporsi. Lo percepisce anche Maione, uno dei pochi che possono avvicinarlo ed esortarlo a uscire da questo stato d’animo, come il dottore Bruno Modo, il medico legale antifascista, da cui Ricciardi accetta battute irriverenti sul suo conto.
Ritroviamo il sagace e astuto Bambinella, personaggio tra i più amati della prima serie per il suo atteggiamento sfacciato ma dal cuore tenero.
Nella Napoli degli anni ’30, in un’Europa che sta per affrontare un decennio terribile, Ricciardi scopre anche di avere qualche nemico che vorrebbe metterlo fuorigioco, trovando alleati tra persone insospettabili. Maurizio De Giovanni si conferma scrittore di grande levatura con passaggi intimistici e profondi.
Il lettore si ritrova a seguire più da vicino le vicende personali e sentimentali dei protagonisti, relegando su un piano inferiore la trama del giallo da risolvere. Un giallo che diventa patina di supporto alle dinamiche sentimentali dei personaggi, falene che si avvicinano alla candela accesa senza teme di bruciarsi.
Si tratta del primo romanzo della trilogia dedicata alla canzone. Gli intermezzi tra i vari capitoli vedono un vecchio maestro di musica elargire consigli a un giovane ragazzo, e la canzone che fa da filo conduttore e fa da sottofondo musicale è Palomma e notte.
I romanzi della serie di Ricciardi racchiudono un mondo completo, raccontano un periodo storico determinato ma sentimenti sempiterni.
“Le anime sono di vetro, e a strapazzarle troppo possono incrinarsi e dare riflessi sbagliati. Non sottovalutate l’anima. Abbiate il coraggio di guardare al suo interno, la superficie è trasparente, ve lo consentirà.”
Trama
Ricciardi sta vivendo una profonda crisi personale, e per di più non ha per le mani casi interessanti. Così, quando la bellissima, altera Bianca di Roccaspina gli chiede di indagare su un omicidio già ufficialmente risolto da mesi, accetta di condurre, per la prima volta, un’indagine non autorizzata. Il commissario viene coinvolto dalla vicenda come mai avrebbe creduto, finendo con il sottovalutare i pericoli che lo circondano: qualcuno lo ha messo nel mirino e aspetta solo che faccia un passo falso.