TSD è lieto di partecipare al Blog Tour organizzato dalla Casa Editrice Newton Compton Editori per far conoscere ai lettori il nuovo romanzo di Alex Connor: “I segreti dell’amante del Papa”. Il nostro sito ha avuto il piacere di incontrare l’autrice, grazie all’intercessione dell’editore, e porle qualche domanda in merito a questo ultimo lavoro.
(Traduzione dall’inglese di Tessa Bernardi)
Buongiorno Alex e benvenuta sulle nostre pagine. Come è nata l’idea di raccontare la storia della famiglia Tuscolani in questa nuova saga?
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Ero affascinata dall’idea che la Chiesa e i suoi papi fossero controllati dalla nobiltà, e ancora peggio dalle cosiddette ‘meretrici’ della famiglia Tuscolani. È stato il termine ‘Pornocrazia romana’ ad attirare la mia attenzione e ho sentito il bisogno di scoprire quanto c’era di vero in quella storia. Dopotutto, storici come Liutprando, vescovo di Cremona, dovevano avere le loro ragioni per screditare la famiglia, e spesso i rivali gettavano fango sul nome dei ricchi e potenti conti di Tuscolo. Tuttavia, per quanto possa aver denunciato gli eccessi delle donne della famiglia Tuscolani, Liutprando non ha certo respinto l’ospitalità offerta quando ha servito Costantino VII nel ruolo di diplomatico, visto che si faceva addirittura portare a spalla dagli eunuchi nella sala del consiglio di Costantinopoli…
Il Medioevo è un periodo oscuro e poco conosciuto, e mi si è presentata una sfida che mi ha spinta a voler scoprire la realtà dei fatti. I ricchi potevano farsi scudo dietro il loro denaro, ma i poveri vivevano nella miseria e nella paura, e il cibo scarseggiava. Persino la Chiesa, che prima tra tutti avrebbe dovuto offrire assistenza agli indigenti, distoglieva lo sguardo davanti alle loro sofferenze e Roma era diventata un vuoto e desolato carapace della sua antica gloria. Più andavo a fondo con le mie ricerche, più informazioni raccoglievo, tra le quali la storia dei Tuscolani e della famigerata Marozia.
Era davvero una femme fatale medievale o era solamente una donna della sua epoca, un prodotto del suo alto lignaggio? La risposta aspettava di essere portata alla luce. Eppure, per quanto volessi approfondire la mia conoscenza del periodo che va dal 900 al 990 d.C., mi sono subito resa conto che le informazioni erano limitate, e spesso persino contradditorie! Ho letto e studiato le fonti che sono riuscita a trovare, ma sul periodo è stato scritto ben poco: l’Italia dell’epoca era un territorio sconosciuto, pieno di banditi, assassini e donne letali. Quale ragione migliore per condividere con il pubblico la storia dei Tuscolani e dei papi di cui tiravano i fili come se fossero marionette?
In poche parole, mi ero appassionata.
Quali affinità e quali differenze possiamo trovare tra la famiglia Borgia, al centro della saga precedente, e la famiglia Tuscolani?
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Tra i Borgia e i Tuscolani c’è una differenza sostanziale: nella famiglia Borgia a comandare erano gli uomini, nella famiglia Tuscolani erano le donne.
Sì, Lucrezia Borgia era una figura importante ed era stata data in sposa e usata da papa Alessandro VI per precisi scopi politici, ma non era lei a decidere per sé stessa, mentre Teodora e sua figlia Marozia occupavano posizioni di spicco, governavano a fianco degli uomini e sfidavano tutte le convenzioni dell’epoca. Stiamo parlando del Secolo Oscuro, quando il potere era in mano a pochi e le donne quasi non ne avevano. Ciononostante, Teodora, moglie di Teofilatto I, diventò senatrice di Roma. Aveva la stessa autorità del conte, un risultato impressionante per una donna che un tempo aveva lavorato nei bordelli. Ed è ancora più impressionante che abbia tramandato tale ambizione a sua figlia, insieme alla sua amoralità.
I Borgia hanno governato Roma perché erano la famiglia di un papa.
I Tuscolani hanno governato i papi in qualità di nobile dinastia a sé stante.
I segreti dell’amante del Papa è ambientato in un periodo buio della storia di Roma e del papato, il cosiddetto ‘Saeculum obscurum’. Che cosa puoi raccontarci di questo periodo?
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Un periodo che oggi è definito Secolo Oscuro, e per un buon motivo. Roma era andata praticamente distrutta dopo il sacco di Roma, le innumerevoli invasioni e i massacri politici, istigati dai paesi e dagli stati confinanti. L’antica gloria della città era ridotta in macerie: le piazze erano diventate aie per il bestiame, luoghi di scambio per i mercanti e per i numerosi venditori di schiavi. Le prigioni traboccavano di prigionieri di guerra e le torture, che spesso avevano luogo in pubblico, erano brutali. Delle statue dei Cesari un tempo esposte nei fori sfarzosi non era rimasta traccia. Ogni oggetto di valore era stato rubato dagli invasori nemici o trafugato dai nobili che avevano abbandonato la città in rovina per trasferirsi nelle loro dimore sulle colline. Alla cittadina di Tuscolo, pur non essendo ricca, in parte era stata risparmiata perché era una proprietà del conte Teofilatto I, ma gli abitanti Roma pativano la fame.
Senza fondi pubblici né aiuti economici da parte del papato per ricostruire e rimettere in piedi la città, gli edifici crollati diventarono rovine abbandonate a loro stesse. I poveri, che sopravvivevano a stento con i prodotti che coltivavano, morivano di fame e vivevano come animali selvatici, costretti a cercare riparo e a dormire in mezzo alla devastazione che li circondava. Inoltre, i romani erano terrorizzati dai pochi corrotti che detenevano il potere. Il Saeculum Obscurum segna il punto più basso nella storia della Chiesa Cattolica, un periodo in cui non solo Roma, ma lo stesso papato, erano sprofondati nel caos. I disordini erano causati da una serie infinita di complotti e attentati, ai quali avevano fatto seguito otto elezioni papali nell’arco di nove anni, un disastroso carosello di pontefici che non avevano il potere, né la volontà, di sfidare i Tuscolani.
Sergio III viene ricordato come un papa crudele e tirannico, manipolato da donne più astute di lui. Come consideri questa figura storica?
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La prima reazione che ho avuto quando ho visto per la prima volta un’immagine di papa Sergio è stata di sorpresa. Ho sbattuto lentamente gli occhi, perplessa. In genere non tendo mai a giudicare un personaggio storico sulla base del suo aspetto fisico, ma quella grossa testa calva, la bocca incurvata in una smorfia e le labbra carnose, insieme alla corporatura tozza e massiccia, lo trasformavano immediatamente nella caricatura di un tiranno.
Perché doveva essere una caricatura, no? Un espediente voluto, con il quale i suoi detrattori lo avevano raffigurato come un individuo tanto ripugnante nell’aspetto quanto nell’atteggiamento. Quello non poteva essere l’amante di Marozia. Ma poi mi sono ricordata che spesso, nel corso dei secoli, il potere e il denaro erano riusciti a rendere profondamente desiderabili persino gli uomini meno attraenti.
Quel che è certo, invece, è che papa Sergio III era temuto e odiato dalla gente di Roma, che poco gli interessava e alla quale non aveva mai destinato la benché minima somma di denaro, né per la costruzione di nuovi alloggi né per migliorare le loro condizioni di vita. L’unica opera di restauro voluta da Sergio era stata quella della Basilica, ma in quel caso era per un semplice motivo di vanto, mentre il resto della città era stato lasciato cadere in declino.
Indifferente, crudele e astuto, Sergio era l’alleato perfetto per la famiglia Tuscolani. Tuttavia, visto che erano imparentati, la domanda sorge spontanea: era una loro pedina o un loro complice? Entrambe le cose, credo.
È difficile trovare qualcosa da elogiare in quest’uomo avido, ambizioso e lascivo, tutti tratti che lo rendevano il compagno ideale per Marozia, soprattutto dal momento che i suoi genitori, Teodora e Teofilatto, erano fatti della stessa pasta. Ciononostante, approfondendo le mie ricerche, ho scoperto anche il coraggio e la determinazione di Sergio, e sono rimasta colpita dalla sua tenacia.
Ha conquistato il trono papale.
L’ha perso.
Poi l’ha riconquistato di nuovo.
Certo, il prezzo da pagare era la vita di altri due pontefici, ma era il Medioevo e internet non c’era, non si poteva fare ricorso alla giustizia, quindi il potere era assoluto e la malvagità dilagava. Quando Sergio III era papa, nessuno lo ha mai sfidato; chi si scagliava contro di lui a parole, veniva imprigionato o ucciso.
Il che mi riporta alle persone con cui era in rapporti più intimi, le donne della sua vita. Era un burattino nelle mani di Teodora? Chiedere a sua figlia di infilarsi nel letto del papa, sapendo che difficilmente Sergio avrebbe respinto una quindicenne di tale bellezza, era stata una mossa politica? O era stata Marozia a pianificare tutto, vedendo nel papa uno strumento attraverso il quale realizzare le sue personali ambizioni? Certo, se guardiamo la situazione dal punto di vista di Sergio, non è da escludere che il papa fosse più che disposto a farsi sedurre da Marozia e, di conseguenza, a legarsi ancora di più alla famiglia Tuscolani. Ma ho il sospetto che, portando avanti la loro relazione, avesse iniziato a vedere i suoi vizi riflessi nell’amante adolescente. E forse, quando Marozia rimase incinta, aveva persino cominciato ad avere paura di lei. Forse Sergio III tirò un sospiro di sollievo quando vide l’amante sposarsi prima di dare alla luce il figlio illegittimo, andando vantaggiosamente in moglie allo spietato Alberico I di Spoleto, un altro alleato di suo padre.
I fili di questa storia sono in mano a tre donne: Teodora, moglie del senatore romano Teofilatto I, sua figlia Marozia e sorella Felicita. Quale ruolo hanno giocato queste figure femminile nel papato di Sergio III?
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È vero che un tempo Teodora si prostituiva? Si trovano diversi accenni in merito, ma potrebbero essere stati un semplice atto diffamatorio volto a screditare il suo nome? Io penso di no, perché Teodora era perfettamente in grado di infangare la propria reputazione senza l’aiuto di nessuno. Era notoriamente impudica, si sceglieva degli amanti tra gli schiavi e i cardinali e ricompensava coloro che la compiacevano con il maggior numero di regali (persino con la stessa corona papale). E non provava a nascondere al marito la sua vivace vita sessuale. A quanto pareva, Teofilatto poteva controllare un rivale puntandogli una lama alla gola, mentre Teodora seduceva le sue vittime per sottometterle al suo volere.
Devo ammettere che la sua indifferenza mi ha sorpresa: il conte di Tuscolo si era disinteressato alla moglie o era talmente innamorato di lei da perdonarle simili atteggiamenti? Sono arrivata a propendere per la seconda ipotesi. Forse la sua libido non poteva competere con quella di Teodora ed era disposto a permettere a qualcun’altro di soddisfare le esigenze della moglie mentre lui si concentrava sulla politica e cercava di diventare console di Roma. Dopotutto, malgrado le sue infedeltà, Teodora era la sposa perfetta e non aveva mai perso di vista le ambizioni familiari. Per quanto riguarda il ruolo che ha giocato nel papato di Sergio III, è ovvio: ha manipolato una figlia compiacente, convincendola a dividere il letto con un papa corrotto, e così facendo si è assicurata di legare un cappio attorno al collo del pontefice e di Roma.
Quanto a Marozia, dev’essere cresciuta osservando gli intrighi di sua madre e molto probabilmente ne era ammirata. Le fonti storiche la descrivono come una ragazza bella e promiscua, e tutte le donne sanno che la bellezza e la carnalità possono essere letali. Si dice che ciascuno di noi è il risultato dell’educazione che ha ricevuto, quindi, se Marozia assisteva costantemente ai giochi erotici che avevano luogo attorno a lei senza il minimo pudore, e senza censure da parte di suo padre, forse le sembravano una cosa naturale. Piacevole e vantaggiosa.
Dopotutto, sua madre non assecondava i propri appetiti soltanto a letto, ma aveva soddisfatto anche le mire intellettuali diventando senatrice di Roma. Che esempio da seguire… Marozia era ambiziosa e fin da piccola aveva dimostrato di essere molto determinata. Quindi probabilmente non vedeva il papa come una figura ammantata di sacralità, bensì come un alleato di suo padre, un mezzo per arrivare a un fine. Un mezzo che i suoi genitori approvavano. Se la vediamo in quest’ottica, non è affatto sconvolgente pensare che abbia sedotto un uomo di mezz’età, un pontefice, quando aveva quindici anni. Aveva avuto un’ottima maestra. Inoltre, essere l’amante del papa la portava a essere rispettata, seppure con riluttanza, dalla popolazione romana. Sergio aveva perso la testa per lei: la assecondava in tutto, la ricopriva di regali e la circondava di servi, e qual era l’unica cosa doveva fare Marozia per ottenere simili ricompense? La risposta era da ricercare nel trucco più antico del mondo: il sesso.
Per quanto concerne sorella Felicita, è un mistero e rimarrà tale fino al terzo libro, quando metterà in tavola tutte le sue carte. All’inizio si presenta come una religiosa priva di fede, un’umile suora con una vanità nascosta, una donna che ha fatto voto di celibato ed è disposta a ingaggiare e tenere sotto controllo le prostitute che frequentano il palazzo di Sergio quando è ancora cardinale e vive a Caere. Non esprime alcun commento diretto in merito, ma nutre un distaccato disprezzo per le follie e la dissolutezza di Sergio III, e così facendo si guadagna il suo rispetto. In certe occasioni gli parla con schiettezza, ma senza manipolarlo, e lo abbandona senza esitazioni, sparendo solo per ricomparire a Roma quando il papa la prende di nuovo al suo servizio. Credo che tra tutte le donne che sono entrate nella sua vita, sorella Felicita sia l’unica che abbia veramente ammirato.
Ma Sergio non avrebbe mai provato a sedurre sorella Felicita. Nonostante fosse una donna affascinante, non avrebbe mai osato farlo. Non solo perché era una suora, ma anche perché in lei vedeva una dignità che né Teodora né Marozia avevano mai posseduto. Inoltre, è il primo a riconoscere la feroce invidia di Marozia, la stessa invidia che porterà alla rovina della suora. Anzi, l’unico episodio nel romanzo in cui Sergio mostra pietà per qualcuno è proprio quando vede distrutta la bellezza di sorella Felicita.
Quindi, per concludere, direi che le tre donne giocano ruoli molto diversi nella vita e nel papato di Sergio III. Teodora era una statista, Marozia un’ossessione e sorella Felicita un enigma.
Tra i tanti personaggi del romanzo, spiccano le figure di padre Senzi e del suo pupillo, Angelo: sono personaggi reali o di fantasia?
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A dire il vero, padre Senzi e il suo pupillo, Angelo, sono entrambi personaggi di fantasia. In mezzo a tanti protagonisti ambigui ed egoisti, dovevamo avere anche dei personaggi positivi.
Il parroco è un brav’uomo, ma la sua bontà non rasenta l’inverosimile. A volte si fa beffe del destino e dimostra di avere paura, cosa normale per chi viveva in un periodo in cui la vita non era soltanto dura, ma rischiava di essere stroncata prima del tempo alla minima parola o azione sbagliata contro chi deteneva il potere. Il suo amore per Angelo, il ragazzo senza nome del quale si è preso cura da quando è stato salvato dall’incendio scoppiato nel Battistero, è incrollabile. Diventa il protettore del giovane sfigurato e, per amore di Angelo, il parroco si ritrova suo malgrado invischiato nel suo rapporto d’amicizia con Tullia, la sorella di Marozia. Pur sapendo di sbagliare, prova a tenerli separati e incoraggia le doti artistiche di Angelo, ma, quando si rende conto di quanto sono profondi i loro sentimenti, si espone in prima persona per proteggere entrambi. Padre Senzi incarna il vero significato della cristianità e si contrappone all’indifferenza e alla depravazione del papa.
Nel 900 i parroci erano figure comuni, giovani preti e uomini di chiesa chiamati a recitare la messa, confessare i fedeli, curare gli ammalati, badare agli orfani e aiutare la nobilità locale nella gestione delle terre, come fa padre Senzi a Tuscolo per conto di Teofilatto I. I pomposi cardinali con i quali ha a che fare padre Senzi nel romanzo sono l’esatto opposto: pontificano e si vedono come promotori delle tradizioni del Senato romano, ma in pratica non fanno nulla, mentre lui continua a occuparsi della sua piccola comunità senza dare nell’occhio, con affidabilità ed efficienza. È in grado di curare una frattura e sa dare consigli a una madre che ha perso il suo bambino. È compassionevole, umano e spiritoso, in netto contrasto con la rigida freddezza di Teofilatto e la subdola sensualità di Teodora e Marozia. Amare per lui è naturale, come provare disgusto di fronte alla brutale punizione inflitta ad Angelo.
Angelo è uno dei miei personaggi preferiti e l’ho creato perché sono sempre stata affascinata dal mito di Giano, la divinità bifronte. L’idea di un ragazzo sfigurato e allo stesso tempo bellissimo, dotato di una simile dualità, mi intrigava. Angelo viene preso di mira e schernito causa delle sue cicatrici, ragione per cui si rintana in un mondo tutto suo, ed è in questa solitudine che rievoca le immagini viste tra le fiamme che lo hanno ferito tanto gravemente quando il Battistero è andato distrutto in un incendio. Tuttavia, malgrado serbi memoria di quei demoni, non riesce a ricordare chi era prima dell’incidente e se aveva parenti o fratelli. Visto che nessuno va a reclamare il ragazzo senza nome, padre Senzi lo prende con sé e incoraggia un talento che per Angelo diventa un’unica ragione di vita. Finché non conosce Tullia.
Il suo carattere è duplice come l’aspetto del suo viso. È introverso, ma spavaldo. È un tipo solitario, ma anela la compagnia. È obbediente, ma anche combattivo, come quando fa infuriare Teodora tendendole testa. Per me Angelo rappresenta la speranza: non osa credere di essere amato e nella sua reticenza ispira affetto.
Inoltre, le figure di padre Senzi e Angelo mi permettono di scrivere della mia passione, l’arte. Prima di iniziare questa trilogia, l’arte medievale era un ambito che conoscevo poco, quindi è stata una vera gioia scoprire certi tesori sepolti sotto le melme papali e nella palude dei Tuscolani!
I segreti dell’amante del Papa è il primo volume della serie Vizi Capitali: puoi darci qualche anticipazione sui prossimi romanzi?
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Ecco, non voglio rovinarvi la sorpresa, ma posso dire che la morte di Sergio III causerà parecchio scompiglio. Gli insaziabili appetiti sessuali di Teodora la porteranno a concentrarsi su una nuova figura, un alleato molto prezioso. Quanto a Marozia, le sue mire andranno di pari passi con quelle di Alberico, ma solo fino a quando le tornerà comodo. L’autorità di Marozia aumenterà in modo esponenziale con la nascita del secondo figlio e la sua sete di potere diventerà implacabile. Nessuno sarà immune alla sua crudeltà e alla fine del secondo libro sarà già riuscita a sopraffare le figure più influenti di Roma. Ma qualcuno la sta osservando, e la suora sta aspettando il suo momento.
Nel terzo libro vedremo dilagare il caos a Roma, perché Teodora e Teofilatto andranno incontro a un destino inaspettato. Sul seggio pontificio salirà un altro papa, un uomo che Marozia può manipolare e controllare a suo piacimento. È a questo punto che Tullia e Angelo torneranno in città, e Quinto potrà finalmente godersi una vendetta per la quale ha atteso tanto a lungo. Ma il finale della storia deve rimanere una sorpresa! L’unica cosa che posso aggiungere è che Marozia cadrà vittima della sua avidità e della sua stessa crudeltà, perché le persone di cui si fidava le si rivolteranno contro.
In parole povere, i prossimi due libri porteranno altri intrighi, altri omicidi, altri bagni di sangue e altri papi! Devo ammettere che mi è piaciuto molto descrivere questo periodo storico, quello della Pornocrazia romana, e mi sono divertita a destreggiarmi in questo caos di papi e nobili conniventi. Sono arrivata ad amare alcuni dei miei personaggi, altri mi hanno ripugnata, e alcuni di loro resteranno per sempre nei miei pensieri. Posso soltanto sperare che questo accada anche ai miei lettori.
Trama
Negli annali che raccontano la storia della Chiesa, il periodo che va dall’inizio alla metà del X secolo è chiamato saeculum obscurum, ovvero l’era oscura. Un periodo in cui il papato, e con esso tutta Roma, è stato in mano alla potente famiglia dei Tuscolani, e in particolare alle donne che ne facevano parte, che ressero il potere con crudele egoismo e sconfinata dissolutezza.
Teodora, moglie del senatore di Roma Teofilatto, e sua figlia Marozia, furono in grado di muovere da sole i fili della curia papale, grazie a un sapiente gioco di seduzioni, inganni e congiure. Marozia, in particolare, a soli quindici anni, fu concubina di papa Sergio III, e da lui ebbe un figlio che in futuro sarebbe anch’esso diventato papa. L’incredibile racconto di come una singola famiglia riuscì a insinuarsi nel cuore stesso del potere romano e a trasformare il Laterano in un nido di lussuria e di congiure.