Inizia il nuovo Mese Storico di TSD dedicato alle donne che hanno fatto la Storia del loro tempo. La prima a cui dedichiamo l’articolo del lunedì è Christine de Pizan.
Christine de Pizan nata Cristina da Pizzano, è una donna poco conosciuta, un personaggio molto particolare. È stata la prima scrittrice di professione della storia in Europa. A onor del vero non fu la prima donna a scrivere e nemmeno la prima donna a pubblicare i suoi scritti, ma fu la prima donna in Europa a vivere della propria scrittura perché viene pagata per la sua attività.
le origini e l’infanzia
Christine nasce a Venezia nel 1365, suo padre Tommaso da Pizzano è originario di Bologna, laureato in medicina, un astrologo molto noto in tutta Europa. La sua fama di studioso e uomo saggio cresce durante gli anni che trascorre con la famiglia a Venezia, dove ricopre il ruolo di consigliere della Serenissima.
La sua fama è talmente vasta che Carlo V re di Francia, un uomo intellettuale e amante della cultura, lo convince a recarsi alla sua corte. Nel 1368, l’intera famiglia si trasferisce a Parigi dove viene accolta con tutti gli onori godendo per anni di una condizione economica eccellente e Christine cresce nello stimolante ambiente di corte.
Uomo di larghe vedute, Tommaso fu determinante nel futuro della figlia, contrariamente alle opinioni più tradizionali della moglie che avrebbe voluto per Christine un’educazione “ago e filo” per prepararla al matrimonio. L’uomo decide d’istruire tutti e tre i suoi figli, non solo quelli maschi. Christine apprende, dunque, a leggere e scrivere ma riceve anche insegnamenti di storia, filosofia e medicina. Oltre all’aiuto del padre può godere del libero accesso alla Biblioteca reale del Louvre, fondata proprio da Carlo V e oggi diventata la Bibliothèque nationale de France.
Christine gode di un’infanzia felice, stimolante e piena. Da giovanissima dimostra di essere molto portata per la scrittura, componendo canzoni e ballate che deliziano i membri della corte.
A 15 anni sposa Étienne du Castel, notaio e segretario del re che Tommaso aveva scelto sia per la sua posizione sia per il suo temperamento. Il loro fu un matrimonio felice da cui nacquero tre figli.
Purtroppo però, con la morte del re le cose cambiano, il padre perde il lavoro e muore probabilmente nel 1387, all’età di quasi 80 anni. Dopo poco tempo nel 1390 muore anche il marito Etienne a causa di un’epidemia. Christine scrive
Con la morte del re si aprirono le porte delle nostre disgrazie e io ancora ragazzina ci entrai
le difficoltà della vita
Rimasta sola Christine deve far fronte alle ristrettezze economiche perché il padre non era stato capace di amministrare le ricchezze che avrebbe potuto accumulare e scopre che il marito Étienne non era stato pagato per anni. Avvia così una causa legale per riottenere i soldi che spettavano al marito. Una causa che durerà 15 anni. Si ritrova così a 25 anni sola, senza un uomo accanto, con tre figli ed una madre anziana da accudire.
Nel medioevo per una donna la scelta più logica sarebbe stata quella di risposarsi, avere un uomo che si prendesse cura di lei e dei suoi figli ma Christine non fa questa scelta e si rimbocca le maniche
«Dovetti diventare un uomo»
Racconta di un sogno fatto in cui si trova su una nave con il marito che a causa di una forte burrasca viene sbalzato in acqua e muore. Christine si ritrova sola su questa nave che lei vede come la sua vita e si vede costretta a comandarla come un uomo.
Inizia a cercare un lavoro e in poco tempo arriva a dirigere una bottega di scrittura, uno scriptorium dove supervisiona il lavoro dei maestri calligrafi, rilegatori e miniaturisti, una sorta di casa editrice.
La scrittura
Christine ha un’attenta visione del libro come oggetto bello, dopo avere fatto scrivere le sue opere dagli amanuensi ne fa curare le copertine dai miniaturisti e li abbellisce con immagini che la raffigurano in più occasioni. I suoi libri sono ricchi di immagini che la rappresentano.
Nel tempo libero legge molto, continua a scrivere e a inviare ballate e sonetti ai personaggi più influenti dell’epoca. Apprezzati da tutti, i testi diventano presto la sua unica fonte di sostentamento e la rendono famosa in tutta Europa, riceve incarichi sia dai fratelli di Carlo V, Filippo II di Borgogna e Giovanni di Valois, sia dalla regina consorte Isabella di Baviera.
Agli inizi del XV secolo partecipa anche a uno dei dibattiti letterari più feroci e controversi della storia: la Querelle de la Rose. Nel Roman de la Rose, scritto circa un secolo prima, in alcuni passaggi si relega la donna a mero oggetto di desiderio, utile solamente a compiacere e appagare gli istinti maschili. Christine si fa portavoce della critica a quest’opera e afferma che se le donne erano confinate fra quattro mura domestiche e non venivano istruite, come potevano aspirare a ciò che invece raggiungevano gli uomini?
Christine scrive spesso intorno al ricordo della perduta gioventù e alla condizione delle vedove, ma anche riguardo al mutare della sorte e affronta temi di politica e società. Produce decine di testi ed è la prima donna a scrivere una biografia su Carlo V che le fu commissionata dal fratello Filippo di Borgogna. È anche la prima donna a scrivere un trattato di cavalleria.
La città delle dame
La sua opera più importante è sicuramente La città delle dame in cui rovescia i luoghi comuni dell’inferiorità femminile che avevano origini molto antiche. In questa opera Christine racconta di aver ricevuto, un pomeriggio mentre era in giardino a riposare la visita di tre donne, Ragione, Rettitudine e Giustizia, che la invitano a costruire una fortezza per difendere le donne dalle maldicenze e dai pregiudizi avversi. La Città delle dame racchiude una lunga sequenza di storie di donne esemplari per sapienza, cultura, coraggio che raccontano quanto siano infondati i pregiudizi degli uomini. Tra una storia e l’altra Christine spiega quali sono i preconcetti che gli uomini hanno sulle donne.
Sappi che Ogni maldicenza Sulle donne Ricade su chi le fa e non sulle donne stesse
La situazione politica francese non era affatto rosea. Nel 1415 il Paese viene invaso da Enrico V d’Inghilterra e Christine, che per la prima volta non si sente sicura in città, decide di lasciare Parigi ma non la Francia. Pur definendosi italienne allontanarsi dal paese che l’aveva accolta le sembra quasi un tradimento.
Nel 1418, all’età di 53 anni sceglie di rifugiarsi in un convento, forse a Poissy, dove anni prima sua figlia aveva preso i voti e vi rimane per più di un decennio.
Profondamente scossa dalla situazione politica, per undici anni abbandona la scrittura interrompendo il silenzio solo per scrivere un testo religioso e un poema su Giovanna d’Arco. Fu l’unica opera in omaggio alla pulzella d’Orleans, la donna che aveva salvato la Francia, redatta mentre questa era ancora in vita, nel 1429.
Di lei scrive
Che onore per il sesso femminile quando questo nostro regno interamente devastato, fu risollevato e salvato da una donna, cosa che cinquemila uomini non hanno fatto…
Christine morì presumibilmente l’anno seguente nel 1430.
I libri su di lei
«Ahimè, mio Dio, perché non mi hai fatto nascere maschio. Tutte le mie capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere». Partendo dall’amara coscienza dell’esclusione – del sapere del padre, grande scienziato, medico di corte, può “rubare” solo qualche briciola- ma salvandosi dall’abisso del dubbio e della malinconia, Christine de Pizan arriva a porre al centro del suo pensiero e della sua intensa e multiforme attività di scrittrice, che ne fanno una delle personalità più affascinanti dell’autunno del Medioevo, proprio la differenza di genere. Nella Cité des Dames (1405), sotto la guida di Ragione, Rettitudine e Giustizia, sorge una visionaria città fortificata, abitata solo da donne: regine, guerriere, poetesse, indovine, scienziate, martiri, sante. Se i segni del dominio maschile sono presenti nel martirio delle vergini, nel destino di Lucrezia, di Griselda, nella città prevalgono le figure fondatrici- Carmenta romana, che inventò l’alfabeto, Minerva e Aracne, che fecero del tessere un’arte – e le grandi regine, Didone, Medea, Semiramide, Pentesilea, a sfidare, orgogliosamente, una secolare tradizione misogina.
Il lavoro è terminato. La città adesso è pronta: bella, forte e popolata. Tutta scritta. Chiara. Ariosa. Libera. Giusta. E ben difesa. Christine si sente meno sola, fra tutte queste storie. “Bastava cercarle, le storie delle donne. Delle Amazzoni e di Cassandra, di Didone e di Saffo, di Penelope, della Vergine Maria e di molte altre”, dice, posando la penna. “Bastava raccontarle”. Età di lettura: da 6 anni.