Colori caldi – giallo per le pareti, rosso per i capelli, salvia per l’abito – foglie caduche, una giovane donna seduta su una panchina con dei libri e un ombrello come unici suoi compagni.
Cosa c’è di scandoloso in tutto ciò?
Ebbene, l’opera del pittore livornese Vittorio Corcos (1859-1933) e intitolata “Sogni”, fu presentata a Firenze nel 1896 e subito scatenò un grande scalpore.
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Per cosa?
Lo sguardo languido ma diretto della modella e la posa così audace, con le gambe accavallate (posa che all’epoca non era ritenuta decorosa), fecero mormorare i benpensanti che vociferarono circa una confidenza tra la modella, Elena Vecchi, e il pittore, confidenza dovuta a legami troppo “stretti” tra i due!
Si contestava, poi, lo starsene seduta da sola su una panchina – e con dei libri, per giunta!
E che dire del titolo: Sogni! Si disse che “alludeva a ciò di cui non dovrebbero mai sognare le ragazze”.
Ma cosa c’era di vero nelle voci che si diffusero?
Niente! Elena Vecchi e Vittorio Carcos erano soltanto dei buoni conoscenti. La giovane era figlia di un amico del pittore, lo scrittore Augusto Vecchi, noto come Jack La Bolina – nome rubato al romanzo di James Fenimore Cooper “L’ultimo dei mohicani”.
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Sta di fatto che il clamore scandaloso che si alzò intorno al dipinto valsero al quadro una fama inarrestabile, ma alla giovane modella fecero perdere diverse proposte di matrimonio.
L’opera è oggi conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che la acquistò nel 1897, un anno dopo che lo stesso Carcos l’aveva presentata alla Festa dell’Arte e dei Fiori.