Quando si pensa al Carnevale una delle maschere che per prime saltano in mente, insieme forse ad Arlecchino, è quella di Pulcinella. Per chiudere il nostro mese storico dedicato al Carnevale proviamo a ricostruire la Storia di questo personaggio stravagante.
le origini
La maschera di Pulcinella ha avuto nel corso dei secoli una certa evoluzione nell’immaginario popolare. Di questo personaggio, simbolo di Napoli in tutto il mondo, si annoverano diverse origini. Partendo dalla più antica, sostenuta da studiosi come Margarethe Bieber, risalirebbe al IV secolo a.C. sulle orme di Maccus, personaggio delle commedie Atellane romane. Maccus era rappresentato come un servo dalla faccia bitorzoluta, il naso adunco, il ventre prominente e una veste bianca e larga, del tutto simile a quello che è oggi il nostro pulcinella. Le Atellane erano un tipo di spettacolo teatrale molto in voga nell’Antica Roma soprattutto tra i ceti sociali più poveri.
Proseguendo il nostro viaggio immaginario giungiamo al XVI secolo, in un periodo di grande sviluppo e prosperità per la Commedia dell’Arte. L’attore capuano Silvio Fiorillo si ispirò a un contadino di Acerra, tal Puccio d’Aniello che, stufo di sudare nei campi, si unì a una compagnia di saltimbanchi per cambiare vita. L’attore si ispirò a un’opera di Ludovico Carracci che rappresentò il contadino con naso adunco e il viso dalla pelle scura bruciata dai raggi del sole.
LA MASCHERA E IL COSTUME
Fu proprio Silvio Fiorillo a inventare la maschera di Pulcinella così come la conosciamo oggi, anche se originariamente pare differisse da quella attuale per alcuni aspetti: indossava infatti un cappello bicorno, diverso da quello attuale a “pan di zucchero”, e portava barba e baffi. Fiorillo indossava la mezza maschera che copre gli occhi ed evidenzia il naso adunco, ma lascia scoperta la parte inferiore del viso. La bocca è sempre libera e pronta a chiacchierare e mangiare.
Il costume e la fisicità di Pulcinella sono, invece, frutto del lavoro di Antonio Petito e arriveranno solo due secoli più tardi. Drammaturgo e attore teatrale del XIX secolo, Petito rielaborò il personaggio di Pulcinella donandogli l’aspetto particolare che ancora oggi viene utilizzato: le vesti del personaggio sono dei pantaloni e una casacca bianchi molto larghi, divisi da una cintura nera. Ai piedi un paio di scarpe nere molto grandi. Il fisico riporta seni pronunciati, un grosso ventre e delle natiche esagerate.
Molto spesso queste caratteristiche del personaggio lo hanno identificato come un esempio classico di ermafroditismo: il viso è tipicamente maschile mentre il fisico ricorda le curve sinuose di un corpo femminile.
IL PERSONAGGIO
Se partiamo dal Maccus di origine romana ci rendiamo conto che il personaggio di Pulcinella è sempre stato accostato a un uomo del popolo, per certi versi un imbroglione e fannullone.
Non si impegna mai in nulla, niente lo smuove dalla sua “apatia” se non quello di cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Un uomo che vive con l’arte di arrangiarsi, che si crogiola nel dolce far niente e nelle chiacchiere pettegole. Ciò non significa che sia uno stupido perdigiorno, tutt’altro: Pulcinella è astuto, scaltro e intelligente. Pulcinella non si impegna mai concretamente in qualcosa, si accontenta di quello che la vita gli offre senza cercare di forzare il corso del destino.
Affronta i problemi della vita con un sorriso, riuscendo sempre a uscirne in modo sornione, prendendosi gioco dei potenti.
Nell’immaginario collettivo questo atteggiamento di Pulcinella vuole ricalcare quello che è il pensiero del cittadino Napoletano: persone che non si arrendono alle prime difficoltà e trovano sempre il lato scanzonato e divertente delle cose. Un modo di non prendersi sempre troppo sul serio.
PULCINELLA NEL GERGO POPOLARE
Esistono diversi modi di dire che coinvolgono la figura di Pulcinella. Ad esempio si usa dire “non fare il Pulcinella”, per rimproverare a qualcuno di non comportarsi da persona poco seria, da fantoccio, da buffone.
Vi sarà anche capitato diverse volte di enunciare la frase “questo è il classico segreto di Pulcinella”: un modo di dire che tende a rimarcare il fatto che Pulcinella non è in grado di tenere un segreto; il suo essere sempre chiacchierone non gli consente di mantenere un segreto per troppo tempo. Si riferisce quindi a fatti o situazioni che sono sulla bocca di tutti.
Un’altra frase decisamente particolare e forse meno usata al di fuori dei confini napoletani è: “A’ Pullecenella ‘o vedono sulo quanno va ‘ncarrozza”, che in italiano diventa “Pulcinella viene notato solo quando gira in carrozza”. Questo sta a significare che un personaggio come Pulcinella quando non se la passa bene e gira in carretta, non lo nota e non lo aiuta nessuno, ma quando qualcosa gli gira per il verso giusto allora sono tutti pronti a criticarlo.
PULCINELLA È NAPOLI
Per chiudere questo articolo mi piace riportare di seguito quanto scritto nell’articolo di Arianna Spezzaferro su www.liberopensiero.eu
Pulcinella è uno dei simboli del folklore di Napoli, delle contraddizioni e delle verità, delle bugie e dell’onestà. La maschera più famosa al mondo viene da Napoli e incarna perfettamente la città nella sua dualità: quella città che è a metà tra la fame e la gloria, tra l’essere abbondante e opulenta ma al contempo povera e scarna, a metà tra la ricchezza e la miseria, tra l’essere un signore e l’essere un contadino. La maschera è soprattutto la rappresentazione dell’ingegno, della forza di volontà, del mettersi in gioco e del coraggio.
Pulcinella è Napoli.
FONTE