Recensione a cura di Serena Colombo
“Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”.
Tutti abbiamo sentito o letto almeno una volta questo verso, diventato poi un modo dire, se vogliamo.
Tutti, almeno una volta, abbiamo sentito parlare di Paolo e Francesca, due anime peccatrici che Dante colloca nell’Inferno.
Francesca, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, e sposa di Gianciotto Malatesta, signore di Rimini. La donna si innamorò però del cognato, Paolo Malatesta, e quando il marito li scoprì uccise entrambi.
Probabilmente era il 1285, probabilmente non furono scoperti mentre leggevano un libro né uccisi per questo, probabilmente i fatti andarono diversamente e la “flagranza di reato” fu più hot, se ci passate questo termine. Non lo sappiamo e non ci è dato saperlo, perché di questi due amanti abbiamo scarse notizie storiche.
E quindi, se le notizie storiche sono scarse, se la storia di Paolo e Francesca è arcinota al punto da essere inutile il riassumerla, cosa ha scritto Matteo Strukul nel suo “Paolo e Francesca. Romanzo di un amore” edito da Nord-Sud?
Ha compiuto un’operazione pregevole: ha raccontato l’amore, la vita del Medioevo, la condizione di una giovane donna pedina di interessi familiari, merce di scambio per poteri e conquiste, allevata, educata, abbigliata per essere una generatrice di prole – rigorosamente maschile, le figlie femmine non meritavano nemmeno di sopravvivere.
Sono stanca di essere trattata come una fattrice, un forno di carne che deve generare prole
Ha mostrato la differenza tra maschio
Gli era stato detto di non immischiarsi se voleva mantenere la propria posizione di primo cavaliere di corte. E lui avrebbe obbedito perché una donna poteva essere sostituita, ma un titolo niente affatto.
e uomo
L’amore per Francesca gli aveva regalato un senso di immortalità.
O forse un destino fatale che presto sarebbe venuto a chiedergli conto di quel che aveva compiuto.
Strukul ha preso la vicenda di un amore impossibile, osteggiato dagli amanti stessi che cercano in tutti i modi di reprimere a loro stessi il loro sentimento, e ne ha fatto un romanzo storico fruibile da tutte le fasce d’età, soprattutto da quelle più giovani.
Con un linguaggio semplice, e un ritmo serrato, quasi a un certo punto da thriller – che poi forse è la sua cifra stilistica – lo scrittore ha firmato un romanzo bello, appassionante, con una ricostruzione storica – di ambienti, luoghi, abiti, usi – precisa, puntuale, che non pesa a chi, magari, col romanzo storico ha poca dimistichezza. Anzi.
È un romanzo probabilmente pensato per lettori più giovani (cosa che si avverte maggiormente all’inizio con il racconto di una Francesca da Rimini ribelle alle regole, alle convenzioni, agli studi, e in questo forse un po’ troppo moderna) ma che diventa una lettura per tutte le età.
Oltremodo apprezzabile la nota d’autore in cui Matteo Strukul dichiara limpidamente che di questa vicenda, vista la quasi totale assenza di fonti documentarie, ha inventato tutto o quasi, mentre vero e ampiamente documentato è il contesto storico, i luoghi dove si sono svolti i fatti, e dove l’autore ha soggiornato spinto dalla volontà di assorbire dalla terra, dalle mura e dai resti la Storia e le vicende di chi quella terra l’ha calpestata, tra quelle mura ha vissuto ed è rimasto ucciso per amore.
Trama
Due giovani alla scoperta dell’amore. Un destino travolto dalla storia. Una passione divenuta leggenda. Fra le torri e i castelli dell’Italia medievale si consuma una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi, quella fra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini. Francesca ama i libri e le avventure di maghi e cavalieri, sogna un Lancillotto che le faccia battere il cuore. Nel suo destino, però, c’è un matrimonio combinato con il rozzo Giovanni Malatesta, guerriero spietato e conquistatore sanguinario. La sua sorte sembra già scritta, almeno fino a che Francesca non incontra Paolo, il fratello di Giovanni venuto a sposarla per procura. Nell’attimo in cui si scambiano il primo sguardo, i due cognati sono già perduti, condannati a bruciare di un sentimento impossibile da vivere a pieno eppure troppo doloroso da reprimere. La loro passione, resa immortale da Dante Alighieri nel canto V dell’Inferno, rivive fra le pagine di questo romanzo insieme allo splendore dell’Italia del tempo, con le sue corti e i tornei, gli intrighi e gli inseguimenti. Paolo e Francesca è il grande affresco di un amore tormentato in cui mito e storia si intrecciano; una ricostruzione avvincente e al tempo stesso rigorosa di un’epoca che non smette mai di affascinarci.