Recensione a cura di Roberto Orsi
Roma e il XVII secolo. Roma e la meraviglia delle opere barocche. Roma e lo splendore dei grandi artisti che ne elevarono la beltà a livelli probabilmente mai raggiunti prima.
È questo lo scenario in cui si muove la prima indagine con un protagonista d’eccezione: Gian Lorenzo Bernini. “Il sangue del drago” di Claudia Renzi è l’ultima novità in ambito thriller storico della casa editrice Scrittura & Scritture, per la collana Catrame.
Un thriller storico che, come evidenziato nelle note finali dall’autrice stessa, scaturisce da alcuni fatti realmente documentati, quali le morti premature di alcuni cardinali di Santa Madre Chiesa, che ben si prestavano nel “cucire fatti reali con un filo di fantasia”.
Siamo nel 1634. Lo scultore Bernini viene in possesso di alcuni documenti legati a una vecchia vicenda che si trascina da più di dieci anni. Il cardinale Scipione Borghese, morto solo poche settimane prima, lascia all’artista una lettera in cui lo sprona a cercare la verità sulla sua morte e su quella del cardinale Stefano Pignatelli, deceduto nel 1623 in altrettante circostanze poco chiare. Per Borghese, Pignatelli non morì di cause naturali, bensì fu avvelenato da mano misteriosa. Il sospetto di un avvelenamento aleggiava nella sua testa fin dal 1623 quando lo stesso cardinale Borghese ricevette una lettera dai toni molto simili, lasciata in eredità da Pignatelli stesso.
“Mio diletto, se leggerai queste righe vorrà dire che sono morto. Da tempo sospettavo che qualcuno stesse attentando alla mia vita. Scrivo queste righe che affido a questo libro e alla fortuna, raccomandandoti di essere prudente, perché chi vuole la mia morte vuole, credo, anche la tua”.
Due morti a distanza di oltre dieci anni, legate probabilmente da un unico sottile fil rouge. Chi voleva morti i due cardinali? E per quale motivo?
Gian Lorenzo, chiamato in causa dal suo mecenate Scipione Borghese che gli affidò nel corso degli anni diverse opere scultoree, decide di vederci chiaro e porta avanti un’indagine che si snoda tra il mondo laico e quello religioso, tra mecenati e artisti, principi e cardinali.
Ne nasce un romanzo dalle tinte gialle, un’indagine per niente semplice dove la lista dei possibili colpevoli si allunga a ogni pagina. Bernini ricostruisce i legami tra sospettati e vittime ripercorrendo le vicende che li videro protagonisti.
“Uomo raro, ingegno sublime e nato per disposizione divina e per gloria di Roma a portar luce a questo secolo”, così viene definito Gian Lorenzo da Papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini. Una capacità naturale di produrre opere che attraverseranno i secoli giungendo fino ai nostri occhi, ma con un carattere decisamente carismatico, forte e deciso che gli garantirono una certa visibilità e capacità attrattiva nei confronti dei mecenati romani, primo fra tutti Papa Barberini stesso.
Di lui si ricordano opere incredibili come il colonnato di Piazza San Pietro o il baldacchino sopra la tomba di San Pietro stesso, all’interno della Basilica in Vaticano. O ancora complessi scultorei come il Ratto di Proserpina e Apollo e Dafne, dove il marmo sembra farsi carne.
Una genialità che lo portò a scontrarsi, come spesso succedeva in quel tempo, con altri artisti del momento: primo fra tutti Francesco Borromini, suo collaboratore prima e nemico poi.
“Chi, dunque, aveva voluto veder morto Scipione? Chi aveva versato il sangue del drago Borghese?”
“Se qualcuno vi ha ucciso, Eminenza, per la gratitudine e l’affetto che vi porto, cercherò di fare giustizia”.
L’indagine porta Bernini al convento di Santa Caterina a Magnanapoli, forse meno conosciuto ai più, nel rione Monti. È qui che le sue congetture prendono una svolta decisiva grazie all’incontro con sorella Porzia, una giovane molto particolare, taciturna ed enigmatica, ma con un talento artistico incredibile, capace di riprodurre un modellino di Villa Borghese con la rappresentazione di tutti personaggi coinvolti nella vicenda.
Perché Porzia ha voluto raffigurare questa scena? Perché proprio Villa Borghese, e perché all’indomani della morte del Cardinale Scipione? Chi era sorella Porzia prima di entrare nel convento di Santa Caterina a Magnanapoli?
“Era stupefatto che l’autore fosse una donna ma, soprattutto, che fosse una donna con delle difficoltà. La precisione dei dettagli era impressionante: il Casino Borghese era ricreato con dovizia di particolari e, nei bei prati verde brillante, si svolgeva un banchetto o una festa con molti personaggi, tutti diversi l’uno dall’altro per gli abiti, le pose e le collocazioni nello spazio.”
La chiave di volta si nasconde proprio in questo modellino, Gian Lorenzo ne è fermamente convinto. E come lui lo è anche Caterina Tezio, una giovane educanda con il compito di assistere sorella Porzia. Il connubio tra Gian Lorenzo e Caterina rafforza la loro capacità di analisi e insieme si ritrovano ben presto coinvolti in questa indagine dalle trame oscure.
Sotto i pontificati di Paolo V, Guglielmo XV e Urbano VIII, la città di Roma descritta da Claudia Renzi splende di luce propria. Con la sua grande conoscenza in ambito artistico e la sua predilezione per un artista quale fu il Bernini, l’autrice rende giustizia al grande patrimonio che questi nomi hanno lasciato ai posteri.
In una città dove dietro a ogni opera commissionata si nascondevano accordi commerciali e un mecenatismo sfrenato per rafforzare la propria posizione sulla scala sociale, i complotti e gli intrighi erano più che frequenti.
L’espediente narrativo del thriller storico fa da leva per raccontare un periodo meraviglioso come quello del XVII secolo, intrecciando i legami tra i tanti personaggi con la grande capacità dell’autrice di destreggiarsi tra parentele e commissioni artistiche.
I personaggi reali del romanzo vengono descritti con dovizia di particolari nella loro dimensione più animalesca del carattere: ne scopriamo i lati più oscuri e per certi versi violenti, quasi a far da contraltare alla bellezza che vollero e seppero creare per la Storia della città eterna.
I dialoghi risultano serrati e senza fronzoli, asciutti e diretti con un focus sempre stabile sull’indagine. Un perfetto bilanciamento e un ottimo alternarsi dei toni e degli approcci stilistici a seconda dei personaggi impegnati nella discussione.
Una scrittura fluida quanto magnetica, unita a un prodotto letterario di ottimo livello senza refusi, denotano un grande lavoro di editing alle spalle, capace di creare il giusto compromesso tra intrattenimento e divulgazione storico-artistica.
La casa editrice nell’aletta di copertina svela che questo romanzo è solo la prima delle indagini con Gian Lorenzo Bernini protagonista e noi di TSD siamo sicuri che si tratterà di una serie di successo.
Trama
Roma, 1634. Lo scultore Gian Lorenzo Bernini riceve una lettera che getta ombre sulla morte del cardinale Stefano Pignatelli, avvenuta undici anni prima. Si parla di avvelenamento: diceria o assassinio? L’artista, impegnato in innumerevoli commissioni da portare a compimento, non può tuttavia ignorare ciò di cui è stato messo a parte, anche in virtù di una muta promessa fatta a un suo mecenate, il cardinale Scipione Borghese, anch’egli morto da poco. Come può ora, dopo anni, risalire alla verità? L’indagine lo porta nelle celle di un monastero, dove trascorre i suoi giorni Porzia, una giovane stravagante, ma dotata di un grande talento artistico grazie al quale ha ricostruito quella che fu la scena del possibile delitto e modellato i suoi artefici. Ma Porzia all’epoca era solo una bambina: cosa c’entra con quell’omicidio? In una Roma barocca traboccante tanto di opere d’arte quanto di intrighi e misteri, Gian Lorenzo Bernini è protagonista indiscusso della magnificenza della città e del disvelamento di un assassinio ignorato da tutti. Temperamento iroso, ma al contempo testardo e geniale, si muove tra invidie e gelosie, fino a rischiare la vita e una scomunica.