Recensione a cura di Luigia Amico
Per chi ha apprezzato il libro “Il Quarto e il Quinto”, imbattersi nell’ultima fatica di Luca Vanoli sarà una piacevole sorpresa. È trascorso del tempo dalla lettura del libro sopra citato (romanzo oltretutto che ho molto apprezzato per contesto narrativo e sviluppo della trama) e quando ho iniziato ad addentrarmi tra le pagine de “L’ultimo respiro del tramonto” ho avuto come una sorta di déjà vu, ricordi di un qualcosa già vissuto o in questo caso già letto.
Poi la piacevole scoperta! Il libro che mi è stato proposto è uno spin off del precedente lavoro dell’autore; ritroveremo infatti Rosalba Cardelli nelle vesti di investigatrice.
Il conte Odoardo Cardelli e consorte si sono ritirati a vita privata sul lago di Bolsena lasciando l’amministrazione del feudo nelle mani della caparbia Rosalba, per tutti Ro. La dolce fanciulla, conosciuta durante le indagini di Tullio Corbet, lascerà il posto a una donna forte, intraprendente e ostinata. Da tutti soprannominata la Ducessa, Ro porterà avanti l’amministrazione delle terre con meticolosa bravura, nulla può e nulla deve sfuggire al suo controllo, ogni minimo movimento e ogni entrata nelle casse del feudo devono essere registrati, la supervisione dei terreni con le relative entrate deve essere precisa.
“-…è risaputa la tua indole un po’ arrogante e dispotica. Lo sai come ti chiamano? La ‘Ducessa’. […]
-Se non mi comportassi così, chi credi che rispetterebbe l’autorità di una donna?”
Durante uno di questi sopralluoghi Ro incontra la famiglia Tanelli e apprende dell’arresto per furto del figlio Renzo. I due anziani fittavoli non sono più in grado di portare avanti il loro lavoro e Rosalba decide di intercedere affinché il prigioniero possa tornare a casa e lavorare quelle terre incolte. Il paese si ribella, teme il ritorno di Tanelli, ma Ro non si lascia convincere e porta vanti il suo progetto con ostinazione.
“Non pronunciare il suo nome ad alta voce qui a Marta. Ha saccheggiato i nostri pollai e i nostri granai…persino la casa parrocchiale e quella del capo dei gendarmi.”
Purtroppo, non tutto fila nel verso giusto e un duplice omicidio scuote la semi-tranquillità della cittadina; tutti puntano il dito contro Renzo Tanielli che nel frattempo si è dato alla fuga, e velatamente, incolpano anche la giovane donna. Tutti gli indizi sembrano fluire in un unico senso, il colpevole di tanta efferatezza sembra essere uno, non ci sono dubbi: il fuggiasco si è macchiato di una colpa che va al di là del raziocinio umano.
“Ro ebbe un sussulto e per un attimo credette di svenire: sangue, sangue innocente ovunque versato da uno scellerato e barbaro assassino. Sulle lenzuola di un bianco candore, sulle pareti di puro e fresco intonaco. Sul materasso sventrato anch’esso giaceva il corpo esamine di una donna…”
Si inizia ad indagare, non tanto per cercare prove ma per scovare e catturare Renzo per rispedirlo tra le mani della giustizia. Rosalba non si arrende all’evidenza dei fatti e, insieme al suo fidato collaboratore Oreste, sveste i panni di contessa per indossare quelli di investigatrice. La sua freddezza, a tratti cinismo, la conducono lì dove altri non riescono o meglio non vogliono vedere.
Bravissimo l’autore a seminare incertezze e a mescolare di continuo le carte in tavola in una partita misteriosa e complessa riservando ai lettori un finale inaspettato, di primo impatto scontato ma che in realtà cela un epilogo che lascia piacevolmente sorpresi per l’arguzia con cui è stato elaborato. I personaggi sono descritti in ogni minima sfaccettatura, soprattutto Ro, con la sua voglia di dimostrare alla società maschilista che una donna non deve e non può essere rilegata al solo ruolo di donna e custode del focolare domestico. Una ragazza fuori dal comune, temuta e temeraria, con caratteristiche insolite per l’epoca che sembrano quasi collocarla in un contesto contemporaneo.
Rispetto al libro precedente, ne “L’ultimo respiro del tramonto” ho riscontrato una contestualizzazione storica più labile, la narrazione è concentrata quasi esclusivamente sullo sviluppo delle vicende personali e pubbliche della protagonista. Questo però non va ad inficiare la qualità di un giallo storico che ha tutti gli elementi per appassionare un potenziale lettore.
Il libro è autoconclusivo ma probabilmente sarà il primo volume di una serie che vedrà protagonista Rosalba; magari chissà, vedremo la giovane contessa affiancare Tullio Corbet in qualche nuova indagine…
Trama
Capodimonte, Anno Domini 1664.
Ro, l’intraprendente figlia del conte Cardelli, si ribella all’idea che Renzo Tanielli, il giovane figlio di un suo fittavolo, debba marcire in prigione per qualche furtarello di poco conto. Non esita perciò a intercedere presso il Tribunale di Viterbo per ottenere la sua custodia, sfidando il parere contrario del suo consigliere e dei suoi familiari.
Quando il prigioniero riprende il lavoro nei campi del padre, le lamentele, i sospetti, le paure non si placano, ma Ro, ancora convinta di essere nel giusto, si sforza di ignorarli. Almeno fino al giorno in cui un omicidio sanguinoso, seguito dalla misteriosa scomparsa del Tanielli, non la riporta alla realtà.
Nel contado si scatena una caccia selvaggia nei confronti del fuggiasco, da tutti ritenuto colpevole. Toccherà a Ro assumersi la responsabilità del suo prigioniero. Le recriminazioni pesantissime che dovrà affrontare faranno vacillare ogni certezza sulle sue capacità, ma lei troverà la forza di portare avanti un’indagine personale per dimostrare, prima di tutto a stessa, di non essersi sbagliata.