…detenuti!
Avveniva tra il XVII e il XVIII secolo, quando erano considerate il peggior cibo in circolazione e per questo destinato ai carcerati.
Erano definite gli “scarafaggi dei mari” e inizialmente furono usate come esche da pesca e come fertilizzanti, poi le si iniziarono a mangiare, divenendo una abitudine alimentare tra gli strati più poveri della popolazione che non potevano permettersi cibi di qualità migliore. Tra questi, appunto, i carcerati.
Dobbiamo precisare che questo accadeva prevalentemente in terre statunitensi, dove i primi coloni rimasero stupefatti dalla abbandonza di questi crostacei lungo le coste nord occidentali.
L’aragosta fu talmente sfruttata come cibo per i galeotti che si arrivò addirittura a introdurre una legge particolare per difendere i detenuti da punizioni violente e crudeli che coinvolgevano questo piatto gourmand.
È solo tra fine Ottocento e inizio Novecento che le aragoste finiscono nei menù e nei piatti serviti alle tavole più raffinate.
Verso metà Ottocento, negli Stati Uniti iniziò a diffondersi il cibo in scatola. Di conseguenza, con l’incremento delle linee ferroviarie che si diramavano dalle coste orientali dell’America settentrionale verso occidente, la domanda di aragoste, che venivano spedite già trasformate, ebbe un incremento. Nel 1880 il crostaceo cominciò a lievitare di prezzo, anche grazie agli americani che in massa si dirigevano nel New England per assaporare questa prelibatezza fresca.