Recensione a cura di Maria Marques
La “Storia” molto spesso crea situazioni che sembrano essere state scritte da autori dotati di una fervida fantasia e, tra queste, possono rientrarvi a buon diritto le vicende con protagonista Galla Placidia, basti solo immaginare la sorella dell’imperatore romano d’Occidente ostaggio dei Visigoti e che, in seguito, ne sposa il loro re Ataulfo!
“…un’aquila non teme le mosche. Se io voglio vivere lei deve morire”.
Galla Placidia nasce a Costantinopoli, il padre è l’imperatore Teodosio e la madre, una delle figlie dell’imperatore Valentiniano I. Ascendenze nobiliari perfette quindi e due fratellastri, figli della prima moglie del padre: Arcadio e Onorio.
È il gennaio del 392 d.C. quando l’imperatore presenta alla corte riunita, la figlia neonata, con il suo nome completo Aelia Galla Placidia. Teodosio con la bimba in braccio scruta i famigliari presenti alla cerimonia: la moglie giovanissima prostrata dal recente parto e i due figli maschi ormai preda dei funzionari imperiali che ne assecondano i vizi, ombrosi e sfuggenti alle responsabilità del trono. È un istante e la decisione è presa.
Teodosio solleva la neonata dinanzi a tutti i cortigiani e le attribuisce un titolo, il più alto possibile “nobilissima” che le avrebbe aperto le porte del potere e forse un giorno quelle del trono. Come ogni medaglia, il titolo ha il suo rovescio e trasforma la bimba in una preda ambitissima. La morte di Teodosio fa emergere la figura di Stilicone e, soprattutto quella di sua moglie Serena cui Galla Placidia fu affidata. Non sono tempi di pace e, mentre i complotti destinati a scalzare funzionari di alto livello, si intensificano, minando la stabilità dell’impero, i barbari premono su più confini tanto che Stilicone, trovandosi nell’impossibilità di far fronte a tutti gli attacchi, cercherà la via del compromesso, scelta quanto mai infelice che susciterà le reazioni contrarie della corte e dello stesso Onorio che lo condannerà a morte nel 408 d.C.
La fine del marito, porta alla morte anche Serena, alla cui condanna contribuisce anche Galla Placidia, liberandosi di quella presenza ostile e ingombrante; senza più un valido difensore, i Visigoti di Alarico nel 410 saccheggiarono Roma stessa, per dirigersi poi verso il sud Italia portando con sé, come ostaggio, la sorella dell’imperatore, Galla Placidia. Dopo la morte improvvisa di Alarico, il nuovo re dei Visigoti sarà Ataulfo che sposerà Galla Placidia da cui avrà un figlio… ma le avventure della protagonista non si fermano qui.
Diviso in due parti il romanzo tratteggia la figura di Galla Placidia dalla infanzia sino alla morte del suo sposo. Il ritratto che ne emerge è quello di donna che riesce a fortificare il proprio animo, rendendolo capace di dissimulare quanto i più abili cortigiani che la circondano. Una donna che però è anche debole e indifesa nelle mani dei Visigoti, un popolo di cui non sa nulla. La distanza fra lei romana e il giovane Ataulfo, sarà colmata dalla conoscenza reciproca perché “soltanto l’unione tra barbari e romani, avrebbe garantito la continuità dell’Impero romano”.
Mentre Galla segue gli spostamenti dei Visigoti, giorno dopo giorno, pur nell’umiliazione della sua posizione, cambia la prospettiva di osservazione e quelli che erano “barbari” si svelano ai suoi occhi, persone:
”Che cosa sono diventata a stare con queste genti nomadi? In cosa mi sono mutata? Chi sono ora? Non mi riconosco più, ma so di essere stata abbandonata da tutti. Ho chiaro in mente il momento in cui i Visigoti sono cambiati ai miei occhi; un sorriso, è bastato quello. Lo sguardo di due bambine, che è qui, sempre davanti a me, e che mi ha insegnato ciò che ancora non potevo sapere: non ci sono mai state delle differenze fra noi, visigoti e romani”.
Pur mantenendo la veridicità storica degli avvenimenti, l’autore modella e enfatizza alcuni personaggi creando così una miscellanea di caratteri che dona ritmo alla narrazione: donne ambiziose, eunuchi intriganti, imperatori deboli e pusillanimi, donne forti, barbari coraggiosi. Ecco quindi emergere Serena donna volitiva e senza scrupoli che sacrifica i figli come pedine, Alarico che aspirando ad essere riconosciuto dall’imperatore Onorio suo pari, saccheggia Roma sognando di poter raggiungere la Sicilia e poi l’Africa con il miraggio del grano, Ataulfo che lotta per offrire finalmente al suo popolo una terra in cui stanziarsi.
Ovviamente non solo personaggi storici, ma anche altri di fantasia si alternano nelle pagine del romanzo, unica presenza costante tra tutti questi, la nutrice di Galla, Elpidia, una donna misteriosa che ha votato la sua esistenza a proteggerla sin da quando il suo sguardo si soffermò negli occhi di lei neonata.
”La bambina la fissava con una intensità tale, già adulta e consapevole. Hai una anima antica pensò la nutrice commossa. Tornata in questo mondo dopo un lungo viaggio…”.
La scelta dell’autore di alternare capitoli scritti in terza persona con altri, brevi, in cui è la stessa Galla a parlare in prima persona svelando al lettore i suoi pensieri nascosti, consente di osservare la protagonista, il suo percorso formativo sino alla completa maturità. Il romanzo si legge rapidamente, complice lo stile dell’autore; unico neo, se vogliamo definirlo tale, è che la storia di Galla si interrompe. L’avventura umana di Galla Placidia non segue il suo corso fino alla fine naturale, ma si interrompe lasciando intuire un secondo romanzo dedicato “alla nobilissima”.
Trama
È un titolo che farebbe gola a chiunque. Assicura potere, autorità e il sacro diritto a regnare su un mondo di uomini. È il 392 d.C. e Galla Placidia, principessa di stirpe romana, entra ancora in fasce nei raffinati giochi di palazzo del tempo. L’Impero romano è già a pezzi, e la notte è vicina.
Figlia di Teodosio il Grande, imperatore d’Oriente e d’Occidente, nasce in una Costantinopoli fitta di complotti e intrighi, passioni nere e battaglie, mentre Roma inizia a cadere sotto la spinta dei goti, che da est marciano sull’Impero saccheggiando, devastando, reclamando un posto nel teatro della Storia.
Fiera come nessun’altra prima di lei, Galla Placidia visse da nomade e da regina, da schiava e da guerriera, battendosi contro i generali che volevano schiacciarla. Fu prigioniera del Nobile Lupo, il re visigoto Ataulfo, ma seppe rubarne il cuore e la mente portando i goti a un passo dal trono dei Cesari: fino quasi a essere la prima Madre d’Europa, se solo il fato non avesse congiurato contro di lei…
Tra battaglie e tradimenti, cospirazioni ed eserciti in marcia, tiranni decapitati e auguste imperatrici strangolate, la sua è una storia che sembra provenire dalle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin – una vera Daenerys Targaryen che, prima prigioniera e poi padrona del mondo, svetta nei terribili e sanguinari anni delle invasioni barbariche.
Luca Azzolini racconta la vita incredibile di un’eroina costretta ad affrontare il declino del più grande impero fondato dall’uomo con uno stile che appassiona e travolge, ricostruendo la realtà storica con assoluta minuzia e rigore. La nobilissima è un’opera dal respiro epico, che regala alla leggendaria figura di Galla Placidia, geniale e tenace donna del suo tempo, tutta la grandezza che merita.