Recensione a cura di Martina Sartor
“Ma, se nel frattempo io fossi stata chiamata al cospetto di Dio, non andare a piangere sulle mie spoglie mortali: ovunque esse siano, mi troverai sempre qui. Sarò nel suono della campana la domenica, nel pulviscolo di cotone che galleggia nell’aria, nella corrente del fiume, nei mattoni della ciminiera, nell’ombra delle case.
Lascio quel che resta di un sogno, ma non smetterò mai di sognare.
EMILIA”
Sono queste le ultime, bellissime parole di Emilia Vitali alla fine del libro. Perché iniziare da qui a raccontare questo libro? Perché sono un meraviglioso riassunto di tutta la storia e di tutta la poesia contenuta nel racconto dell’autrice, Alessandra Selmi.
Il sogno infatti è quello di Cristoforo Crespi, che nel 1877 compra un triangolo di terra fra l’Adda e il Brembo dove solo lui vede il futuro, suo e della gente che lì verrà a lavorare. Cristoforo infatti è figlio di un tengitt, un tintore e sogna di aprire un cotonificio innovativo e proiettato nell’era industriale che anche nell’Italia di fine Ottocento sta avanzando. Ma il sogno di Cristoforo Crespi va molto più in là: vuole dare ai suoi operai e alle loro famiglie un villaggio dove vivere, accanto al cotonificio, un villaggio con una scuola, una chiesa, case costruite apposta per loro, i palasocc, o palazzotti.
Con grande tenacia Crespi riesce a dar vita al primo villaggio industriale italiano, aiutato dal duro lavoro dei suoi operai: Carlo Vitali (il padre di Emilia), Alfredo Malberti, Luigi Agazzi, Oreste e molti altri.
“Da quanto coltiva questo sogno? Lo ha immaginato talmente tanto che se chiude gli occhi riesce a vedere il lungo viale alberato che costeggia l’opificio e la ciminiera in mattoni che svetta nel cielo come un vessillo; può sentire il suono della campanella che dà vita alla fabbrica, gli operai che passano i cancelli ed entrano vociando, il clangore assordante dei macchinari, treni carichi di stoffe diretti in ogni parte del mondo. E il marchio della ditta Benigno Crespi, che varca l’oceano e arriva fino alle Americhe.”
Con questo villaggio che poi dal suo fondatore prenderà il nome di Crespi d’Adda, Cristoforo cambia la vita non solo della sua famiglia e dei suoi figli, ma anche degli operai e delle loro famiglie. Il romanzo della Selmi intreccia abilmente le vite di Cristoforo, della moglie Pia, del figlio Silvio con quelle di Carlo, sua moglie Amalia che sente la Voce, la giovane Emilia che avrà sempre un rapporto speciale con Silvio, dell’ambizioso Fredo Malberti, dell’oste Agazzi e del figlio ribelle Rino, chiamato da tutti appunto Rino dell’Agazzi.
Attraverso un racconto scritto tutto al tempo presente, particolarità che secondo me rende più vivi ai nostri occhi gli eventi, l’autrice fa emergere sentimenti, caratteri, pensieri, modi di essere di personaggi interessanti e avvincenti. Seguiamo la loro crescita, il loro evolversi, le loro piccole storie che si intrecciano agli eventi della Storia maggiore. Il ribelle Rino dell’Agazzi si ritroverà coinvolto nella protesta del pane scoppiata a Milano nel 1898 e repressa nel sangue dal generale Bava Beccaris. Molti ragazzi del villaggio Crespi troveranno la morte o rimarranno per sempre segnati dalla terribile Prima Guerra Mondiale. Silvio Crespi, il figlio e successore di Cristoforo alla guida della fabbrica, conoscerà alti e bassi, grandi fortune e grandi rovesci economici, ma arriverà a diventare Ministro nel governo Orlando e Senatore del Regno d’Italia. Appassionato di automobilismo, sarà fra i promotori dell’autodromo di Monza. Silvio Crespi è uno dei personaggi più intensi del libro, in costante cambiamento ed evoluzione.
“…diventare grandi non è nient’altro che questo: non solo indipendenza e libertà, ma un carico immenso di responsabilità indesiderate, un fardello sovente doloroso di decisioni da prendere e scelte da fare. E, al contempo, è ora che abbia la consapevolezza di poter affrontare tutto quanto, perché questo significa diventare un uomo.”
Quando rischia di perdere la fabbrica e tutto ciò per cui ha lavorato durante, è sempre l’amica Emilia a ricordargli la cosa più importante:
“I Crespi hanno dato a un sacco di persone un’esistenza dignitosa, la fiducia in un domani migliore, un posto dove crescere i figli e invecchiare serenamente circondati dalla bellezza. Una comunità di cui sentirsi parte integrante.”
Alessandra Selmi, con questo libro, ha dunque il pregio di farci conoscere un pezzo di storia italiana molto importante. Dal 1995 infatti il villaggio operaio di Crespi d’Adda rientra fra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, per l’eccezionale stato di conservazione del suo patrimonio storico e architettonico. Unico nel suo genere, oggi si possono visitare, perfettamente conservate, le case operaie destinate ai lavoratori, la chiesa, la scuola, il cimitero, un piccolo ospedale, il dopolavoro, la centrale elettrica e la villa-castello appartenuta alla famiglia Crespi. Un sogno italiano divenuto realtà.
Trama
È solo un triangolo di terra delimitato dal fiume Adda, lo si può abbracciare con uno sguardo. Ma, nel 1877, agli occhi di Cristoforo Crespi rappresenta il futuro. Lui, figlio di un tengitt, di un tintore, lì farà sorgere un cotonificio all’avanguardia e, soprattutto, un villaggio per gli operai come mai si è visto in Italia, con la sua chiesa, la sua scuola, case accoglienti con giardino. Si giocherà tutto quello che ha, Cristoforo, per realizzare quel sogno. I soldi, la reputazione e anche il rapporto col fratello Benigno, ammaliato dalle sirene della nobiltà di Milano e dal prestigio di possedere un giornale. Per Cristoforo, invece, ciò che conta è produrre qualcosa di concreto e cambiare in meglio la vita dei suoi operai. E la vita della giovane Emilia cambia il giorno in cui si trasferisce nel nuovo villaggio. Figlia di uno dei più fedeli operai dei Crespi, e con una madre tormentata da cupe premonizioni del futuro, Emilia è spettatrice della creazione di un mondo autosufficiente al di qua del fiume, e la sua esistenza, nel corso degli anni, si legherà ineluttabilmente a quella degli altri abitanti di Crespi d’Adda. Come la famiglia Malberti, l’anima nera del villaggio, o gli Agazzi, idealisti e ribelli. Con loro, Emilia vive i piccoli e grandi stravolgimenti di quel microcosmo e affronta le tempeste della Storia: i moti per il pane del 1898, la prima guerra mondiale, le sollevazioni operaie… Tuttavia il destino farà incrociare la sua strada anche con quella di Silvio Crespi, erede dell’azienda e della visione del padre Cristoforo. Nonostante l’abisso sociale che li divide, tra i due s’instaura un rapporto speciale che resisterà nel tempo, e sarà Emilia il sostegno di Silvio nel momento in cui i Crespi – forse diventati troppo ricchi, troppo orgogliosi, troppo arroganti – rischieranno di perdere tutto. Fino all’avvento del fascismo, quando il villaggio Crespi, come il resto del Paese, non sarà più lo stesso. Il racconto appassionato dell’intreccio di destini tra imprenditori visionari e coraggiosi e famiglie operaie: speranze, drammi, vendette e amori in un grandioso ed emozionante affresco storico.