Recensione a cura di Maria Marques
Ritorna la saga della famiglia Fontamara i cui membri, alla fine del primo romanzo, Una nuova vita, percepivano i sentori di una possibile guerra, ma soprattutto ascoltavano attoniti la promulgazione delle leggi razziali. Il secondo romanzo si apre in pieno conflitto mondiale, è il 1942 e tutto è cambiato da quando Eva, una giovane vedova, è giunta in Italia, la patria del marito, con i figli e la cognata Lia, da Cuba.
Dotata di capacità imprenditoriali non comuni, Eva aveva preso in mano la conduzione di un biscottificio di proprietà della cognata. Le congiunture economiche nel frattempo erano completamente mutate da quando il regime fascista aveva varato dei provvedimenti per vietare la produzione e la vendita di prodotti dolciari, diversi da quelli permessi.
”…l’ultima decisione del governo di vietare la vendita di prodotti di pasticceria ai civili. Che senso ha, mi chiedo, quando tutto ti è negato dalla miseria imposta dalla guerra, proibire anche questo?”.
Eva consapevole delle difficoltà economiche in cui avrebbe versato l’azienda, decide coraggiosamente, inimicandosi sia estranei sia famigliari, di trasformare uno storico caffè, esercizio di cui è divenuta proprietaria attraverso una vendita fittizia, in un forno per dar corso alla produzione di alimenti di prima necessità, come voluto dal regime. Questa sua attività apparentemente svolta solo a beneficio della famiglia, le permetterà invece di assumere manodopera di nazionalità ebrea nella speranza di poter offrire loro una salvezza. Anche i giovani Fontamara saranno travolti dalla guerra. Gabriel combatte sul fronte greco, mentre il cugino Ernesto su quello russo, animati da sentimenti completamente diversi nei confronti del regime fascista.
Lo sguardo dell’autrice si sofferma quindi sulle donne che rimangono a Roma, oltre a Eva, la cognata Lia il cui marito morirà piegato dal gelido inverno russo e le due figlie maggiori, Myriam e Diana. Entrambe, sebbene in modo diverso, devastate dal dolore, si metteranno al servizio di chi ha bisogno di aiuto.
”..noi persone comuni da che parte staremo? Da che parte staremo noi che possiamo fare la differenza in silenzio, senza clamori?”
Myriam sceglierà di dedicarsi all’attività d’infermiera volontaria e Diana, la bella e spregiudicata Diana, dopo aver causato la morte di un cugino, troverà anche lei la strada per riscattarsi. ”Perché continui a cercare la felicità negli altri, quando invece dovresti cercarla dentro di te. E’ tua solo tua la responsabilità della tua felicità”.
In un ventaglio di storie che confluiscono tutte intorno alla matriarca Eva, si ricompongono o si chiudono le vicende di tutti gli altri personaggi del romanzo, alcune con esiti positivi, altri tristi altre ancora drammatiche. È la guerra che induce al cambiamento, che costringe a non fidarsi di nessuno, che insegna a fare il doppio gioco per salvare vite umane, il cui destino comincia a essere visto in tutta la sua drammaticità e orrore. La guerra con il suo carico di orrore invade le pagine del romanzo con i bombardamenti che radono al suolo abitazioni e uccidono senza nessuna distinzione di età, con i rastrellamenti nel ghetto di Roma, con la proclamazione dell’armistizio che lascia il paese in mano alle truppe tedesche e ancora la fame, il razionamento del cibo, gli ululati delle sirene e le corse nei rifugi.
“Erano quegli attimi sospesi, minuti interminabili in cui la Storia se ne stava con la penna sospesa a mezz’aria, pronta a scrivere le parole di morte sulla pelle immacolata di una città che per la prima volta vedeva nei suoi cieli comparire aerei nemici, circa cinquecento, desiderosi di distruggerla, piegarla, annientarla”.
Come una spirale soffocante, la guerra avviluppa le vite dei Fontamara che decideranno, ognuno secondo la propria coscienza, su quali fronti schierarsi, lottando per un futuro migliore E poco importa come ognuno vede il futuro, quella libertà desiderata e sfuggente perché le donne Fontamara, salde nei loro principi, sapranno circondarsi di persone valide, di uomini leali e coraggiosi capaci di combattere nelle fila della resistenza. In una Roma che non ha nulla della città eterna, in una città ferita in cui i nemici si nascondono dietro un viso amico, in cui si trovano aiuti da persone insospettabili, Eva e la sua famiglia affronteranno drammi, privazioni ogni volta sollevando il capo, senza mai arrendersi.
Valentina Cebeni in questo suo secondo romanzo della saga dei Fontamara, pur mantenendo lo sguardo fermo sulle persone, riesce a raccontare pagine di guerra dense di emozioni e sentimenti. Personaggi di fantasia che si muovono in situazioni che nulla vieta possano essere accadute e che si scontrano con la realtà della guerra che separa, su fronti opposti, i membri delle stessa famiglia. Con delicatezza l’autrice descrive gli orrori della guerra, scavando negli animi dei personaggi e portando alla luce debolezze ma anche una grande forza d’animo, consentendo a chi legge di vivere accanto a loro quei momenti drammatici sempre permeati di speranza che un giorno il conflitto termini. Il libro si legge velocemente coinvolgendo il lettore che non può rimanere insensibile specialmente in alcune pagine molto drammatiche, tuttavia essendo una saga, la lettura del volume precedente aiuta a districarsi nei legami famigliari e tra i molti personaggi.
Trama
Roma, autunno 1942. L’Italia è in guerra già da tempo, ormai, e con lei i Fontamara al completo. Molti degli uomini sono impiegati al fronte, e fra quelli rimasti in città serpeggia l’ombra scura del governo e delle sue nuove disposizioni. Per la Pregiata Forneria Principi sono anni bui, ma il senso degli affari della capofamiglia Eva permette al biscottificio di accaparrarsi molte commesse da parte del regime e di utilizzare i proventi proprio per aiutare coloro che le leggi razziali vogliono annientare. Nel frattempo, il conflitto avanza e miete, impietoso, vite e speranze: mentre, tra le figlie, Myriam si arruola come infermiera volontaria e Diana continua la sua battaglia personale contro la madre, perdendosi fra relazioni pericolose e confuse, s’infrange il sogno della cognata Lia di rivedere il marito Ettore e s’incrina quello di Eva di riabbracciare il primogenito Gabriel, costretto dopo l’armistizio a scegliere se vivere o morire. Quando la guerra entra a Roma, la situazione si esaspera: è il momento del tutto per tutto, delle corse nei bunker durante i bombardamenti, delle macerie, delle vittime, di una città che grida in silenzio di fronte ai rastrellamenti e si ribella. Ma, nonostante tutto, la famiglia Fontamara troverà ancora una volta con determinazione la forza per lottare, seppur divisa, per un unico obiettivo: la libertà. Una libertà che ha sempre il sapore di un ritorno a casa.