Recensione a cura di Roberto Orsi
490 d.C. L’Impero Romano d’occidente è caduto da pochi anni. La deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo avvenuta nel 476 d.C. ha di fatto sancito la chiusura dell’epoca antica e per convenzione viene considerata l’inizio del medioevo. Tralasciando disquisizioni più tecniche sulle sovrapposizioni dei periodi storici e le teorie a esse collegate, l’epoca in cui si inserisce il romanzo di Fabrizio Roscini è proprio quella post-imperiale in cui iniziano ad affermarsi popolazioni barbare come gli Eruli di Odoacre che per primo scese nella penisola italiana, di fatto spodestando Romolo Augustolo e designandosi vicario dell’Impero d’Oriente.
Ma anche le tribù germaniche dei Turingi, o gli Ostrogoti di Teodorico che intraprese una guerra contro Odoacre per il dominio dei territori italiani. E poi a nord, nella Gallia, l’affermazione della tribù dei Salli, i Franchi di Clodoveo.
È un clima politico fortemente instabile quello che l’autore racconta nel suo romanzo “Il figlio d’Europa”. In Italia imperversa la battaglia tra Odoacre e Teodorico, la città di Ravenna sotto assedio, il Senato romano che ha perso ormai tutto il potere. I territori d’oltralpe sono messi a ferro e fuoco dagli eserciti dei barbari che sgomitano per una posizione dominante.
“Lo Stato romano stava collassando su sé stesso da decenni, tirato da una parte e dall’altra da capi barbari arroganti e incapaci di gestire una macchina complessa come la Res publica. Il mondo si dissolveva come la luce del sole al crepuscolo.”
Valentio, il protagonista del romanzo, è un contrabbandiere, giocatore d’azzardo e spia al soldo di Odoacre, ormai sommerso dai debiti e non più al sicuro nella città di Bononia (l’odierna Bologna). Mentre la sua idea è quella di rifugiarsi a Roma in attesa che venga definita la presa di potere sull’Impero e arrivino tempi migliori per lui, l’amico Onorio, sottoufficiale romano, lo convince che l’unica soluzione è abbandonare l’Italia e ripiegare in Gallia. Lì avranno la possibilità di chiedere aiuto a Siagrio, l’ultimo Romano ancora fedele all’imperatore d’oriente Zenone, e proporgli di intervenire in Italia per sbarazzarsi dei barbari di Odoacre e Teodorico.
“Anche per chi, come lui, si dilettava a commerciare sale e armi al migliore acquirente, romano o barbaro che fosse, non viera più spazio di manovra. Evitare la legge era il suo mestiere, ma in assenza di regole ogni passo poteva essere l’ultimo.”
Giunti in Gallia, i due trovano una situazione completamente diversa da quella che si aspettavano. Clodoveo ha sconfitto Siagrio, che è stato catturato e imprigionato. È iniziata l’era dei Franchi: il sovrano è un uomo ambizioso, convinto di poter creare qualcosa di simile a quanto fatto dai Romani in passato. Non è un uomo che cerca la guerra a tutti i costi, crede nel potere della parola, della tolleranza e degli accordi tra i potenti. Le tribù sono tantissime e così anche coloro che le comandano. Il complotto è sempre dietro l’angolo, il rischio di essere traditi è altissimo.
“La comparsa di Clodoveo fu quasi percepita come la discesa tra i mortali di un antico dio, sia per le fattezze e per il corpo scolpito, che ricordavano le raffigurazioni marmoree di un antico maestro greco, sia per lo stile del suo cavalcare. La fierezza dei Franchi non ricordava minimamente quelle delle altre tribù germaniche che avevano calpestato le terre della Gallia fino a quel momento.”
Valentio viene ben presto risucchiato nelle vicende politiche legate a questo scacchiere europeo altamente frammentato. Il suo passato di contrabbandiere e di spia è un biglietto da visita molto gradito a Clodoveo, il reiks dei Franchi, il quale non esita a coinvolgerlo e farlo diventare i suoi occhi sul campo. Il suo compito sarà quello di riportare tutti i movimenti sospetti a Clodoveo stesso.
“Il dado era tratto. Avrebbe avuto la rivalsa sullo zio e sul popolo dei Franchi. Era tempo di recidere il passato. Era il tempo della vendetta.”
Quale miglior modo di vendicarsi dei Franchi a cui lo lega un passato di grande dolore, se non entrando nelle grazie proprio del reiks. Diventare il suo confidente e poterlo avvicinare in ogni momento. Inizia un abile doppiogioco, in cui l’obiettivo è fomentare gli animi dei galloromani contro i Franchi.
In un continuo susseguirsi di intrighi, accordi e alleanze, il romanzo di Roscini ricostruisce un periodo storico non semplice, in cui si inserisce anche l’ascesa del Cristianesimo. Il Concilio di Nicea, voluto dall’imperatore Costantino I, con l’obiettivo di ristabilire la pace religiosa e raggiungere un’unità dogmatica, è del 325: i vescovi cristiani, all’epoca dei racconti del romanzo, si trovano ancora in una situazione complicata, in cui la loro affermazione è osteggiata dalle dottrine pagane ancora in vita e da nuove correnti di pensiero come quella dell’arianesimo.
I personaggi di fantasia come Valentio e Onorio, si inseriscono perfettamente nelle vicende storiche con protagonisti come Clodoveo, o il vescovo di Reims Remigio, venerato oggi come Santo dalla chiesa cattolica. O ancora i personaggi femminili come Lantilde, principessa franca e sorella di Clodoveo, Clotilde, figlia di Godigeselo della stirpe dei Burgundi. Donne dal carattere forte e determinato, abili nelle manovre di alleanza politica, consapevoli del ruolo importante che i matrimoni giocavano a quel tempo, e non solo.
L’autore alterna capitoli di assedi e battaglie ad altri di descrizione minuziosa del contesto politico e sociale del periodo. Un romanzo adatto a chi ama il periodo storico di riferimento, forse con qualche parte che risulta un po’ meno fluida e più didattica, ma che ha il pregio di rendere chiaro un periodo molto complicato, in cui alleanze e amicizie risultavano effimere, sospese su un confine molto labile.
Trama
490 d.C. Valentio è un cinico contrabbandiere, con il vizio del vino e del gioco d’azzardo. Di fronte l’invasione dei Goti in Italia e sommerso dai debiti, fugge in Gallia cercando di lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita. Quella che un tempo era casa sua è però una terra martoriata, preda di carestie e invasioni. Chi si erge a guidare il popolo spaventato è Clodoveo, il reiks dei Franchi dai capelli rosso fuoco. Clodoveo è un guerriero forte e ambizioso, dall’intelligenza acuta, ma deve fare i conti con il potere straripante dei vescovi e un regno allo sbando in preda alla corruzione e alla povertà. Un uomo come Valentio può essergli utile. Lo mette al suo servizio e tra di loro si instaura un rapporto tra la diffidenza e l’ammirazione, ma non potrà mai esserci pace. Valentio cova un segreto rancore per quello che i Franchi hanno fatto nel suo passato e non vuole accettare che il loro capo sogni di unire vinti e vincitori e dare corso a un nuovo progetto politico. Sulle ceneri dell’Impero Romano, i sovrani germanici stringono alleanze, organizzano matrimoni e favoriscono complotti. Sullo sfondo del torbido V secolo, si affaccia la fine della civiltà antica e Valentio si troverà a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare i destini della nascente Europa.