Recensione a cura di Laura Pitzalis
Siamo nell’antico Egitto, nel periodo più oscuro della XVIII dinastia, la prima del cosiddetto “Nuovo Regno”, oscuro per la scarsità d’informazioni dovute all’intenzionale distruzione delle fonti ad opera dei faraoni successivi, soprattutto Horemheb.
In questo periodo ci fu un radicale mutamento in campo religioso dovuto alla riforma attuata da Amenofi IV allo scopo, questa è la tesi più accreditata, di diminuire il potere dei sacerdoti del dio Amon, che, grazie al prestigio e alla ricchezza guadagnati, erano diventati un’inammissibile alternativa al potere del faraone.
Con questa riforma Amenofi IV cancella le antiche divinità e impone il culto di un unico dio, Aton, rappresentato dal disco solare; cambia il suo nome in Akhenaton (colui che è gradito ad Aton); abbandona l’antica capitale Tebe per trasferirsi nella nuova città da lui fondata in onore di Aton, Akhetaton (l’orizzonte di Aton), l’odierna Tell el Amarna.
In un primo tempo il culto di Aton coesiste con quello degli altri dèi, poi, a partire dal quinto anno di regno, Amon e tutti gli dèi del ricchissimo pantheon egizio furono oggetto di una vera e propria persecuzione organizzata: i loro nomi e la loro immagine vennero cancellati ovunque si trovassero e i sacerdoti e le sacerdotesse a loro fedeli vennero perseguitati senza pietà.
“Popolo di Per-Bast!” tuonò il Primo Profeta al di sopra del sibilo del vento, innalzando il sacro bastone e abbracciando con lo sguardo la platea. “La luce del Disco Nascente sradicherà oggi l’ultima eresia da questa città. Le sue mani benedette ci guideranno verso la verità e noi lo adoreremo…” Una risata gracchiante lo interruppe levandosi nell’aria con tono crescente e tutti puntarono l’attenzione su Dendera … “Ma ti ascolti quando parli!?” sbraitò, sollevando la testa verso il sacerdote … “Popolo di Per-Bast, l’hai chiamato, e hai ragione perché questo è quello che è: il popolo di Bastet, della dea Bastet e di nessun altro” … “Fatele tacere!” gridò, con voce stridula. “Giustiziatele, subito!” Ubbidendo all’ordine, il boia si mosse spedito verso di loro, estraendo il khopesh. Prima che ci rendessimo conto di cosa stava accadendo davanti alla pedana, l’uomo roteò la spada con letale precisione, decapitando in successione le due donne con un unico movimento fluido e all’apparenza privo di sforzo.
Ne “L’ultimo talismano”, Isabel Giustiniani fa di queste repressioni il fulcro da cui si snoda la storia, descrivendola attraverso gli occhi e i ricordi della protagonista, Kefera, voce narrante del romanzo, personaggio straordinario di grande rettitudine, determinata, coraggiosa e realista, che gli eventi hanno fatto crescere troppo in fretta. Lavora nella taverna di famiglia, La Casa della Birra, a Per Bast dove si trovava il tempio più importante della dea Bastet, la dea gatta, ridotto, dopo la riforma del faraone eretico, a magazzino e macello per maiali e oche.
La madre, Prima Sacerdotessa della dea, la portava al tempio, ancora bambina, con la sorella più piccola Maibe, ad assistere alle cerimonie notturne e segrete in onore della dea Bastet e per questo visse sulla sua pelle le persecuzioni religiose che portarono all’atroce morte della madre cui assistette terrorizzata, nascosta dentro una cesta.
“Perché non avevo chiuso gli occhi, allora? Perché ero rimasta impietrita, incapace di distogliere lo sguardo dallo scempio che veniva fatto del corpo di mia madre? Ma la debole trama delle canne intrecciate del nascondiglio non aveva impedito all’atrocità delle immagini di raggiungermi e spezzarmi l’anima. Sarebbe stata diversa la mia vita, se quella notte non avessi visto Rawa e i suoi abusare di mia madre? Sarei riuscita ad amare Terenum come meritava, se non avessi visto il capo del Medjay squarciarle il ventre con la spada, dopo aver sfogato su di lei i suoi istinti bestiali?”
Non riesce ad accettare che la madre si sia sacrificata per la sua fede e sebbene disapprovi la volontà della sorella a seguirne le orme, il desiderio di proteggerla e di esaudirne l’ultimo desiderio le farà affrontare insidie e pericoli in una sfida che è, prima di tutto, una sfida contro sé stessa e i propri incubi.
Un romanzo in cui la Giustiniani inserisce una storia nella Storia, dove i personaggi frutto della fantasia dell’autrice si intrecciano a personaggi storici reali, come Tutankhamon, Nefertiti, Neferneferuaton Tasherit, Thutmose, rivisitati per renderli adeguati ai fatti e alla mentalità del tempo.
I personaggi sono tanti, tutti perfettamente caratterizzati e raccontati nel proprio ambiente quotidiano e nelle loro mansioni, sapientemente delineati dalla penna dell’autrice nel loro aspetto introspettivo. E noi ci immedesimiamo nei loro timori e nelle loro emozioni.
Da non dimenticare una figura particolare ma importante del romanzo che se non proprio protagonista attiva della storia, sarà determinante per il suo evolversi: una gatta nera dai penetranti occhi gialli …
“Lottai contro l’impulso di accarezzare l’amuleto della dea un’ultima volta e sollevai il braccio per scagliarlo il più lontano possibile, tra le acque … Eppure, il braccio non si muoveva. Tremavo e non riuscivo a trovare la forza per scagliare il gioiello nel fiume … Un miagolio alle spalle mi fece trasalire e ritrassi la mano … L’animale si mosse con passo flemmatico e andò ad accovacciarsi proprio tra i miei piedi … La gatta sollevò il muso e mi guardò, stringendo gli occhi e muovendo piano la coda. Mi allontanai di un paio di passi e presi un respiro profondo. Dovevo liberarmi del diadema e andarmene. Sollevai di nuovo il braccio e un altro sonoro miagolio mi raggiunse …”
Uno stile narrativo scorrevole dal ritmo veloce ci porta senza che ce ne accorgiamo ad un finale che presuppone un sequel. Una lettura resa piacevole da dei dialoghi vivaci e schietti, tipici della lingua parlata che, giudizio assolutamente personale, ho trovato un po’ troppo moderni. Le pagine crude e violente, che l’autrice descrive con minuzia di particolari per contestualizzare meglio la situazione raccontata, ci fanno captare l’atmosfera di terrore e di brutalità da “caccia alle streghe”.
Un romanzo carico di tensione ed emozioni forti che ci parla di buoni sentimenti come amicizia, solidarietà, protezione e amore per le persone care, ma anche di luoghi millenari, di leggende e di dei.
È l’Antico Egitto che in queste pagine vive e respira grazie alla accuratezza storica della Giustiniani, ricca di riferimenti, usanze e terminologie dell’epoca, e alle ambientazioni curate e suggestive che ci portano a camminare nei suoi templi e palazzi come il Grande Tempio di Aton, il Maru-Aton (il tempio-giardino fatto costruire dal faraone Akhenaton per la sua favorita, la Sposa Reale Kiya), il cosiddetto “Palazzo Nord” (la residenza della famiglia reale dove alcuni studiosi ipotizzano si fosse ritirata la regina Nefertiti) e altri.
Isabel Giustiniani ci trasmette l’amore per la Storia, quella Storia che sa essere impressionante più della fantasia, facendoci apprendere informazioni in maniera divertente e leggera come solo un romanzo storico può fare. Perché il Passato è affascinante e ci insegna molto, peccato però che solo pochissimi l’ascoltano.
Trama
Tutto ciò che Kefera desidera è dimenticare e fingere. Dimenticare di aver visto la madre, Prima Sacerdotessa di Bastet, venire brutalmente uccisa dalle guardie durante la repressione di una cerimonia clandestina. Fingere di riuscire a condurre una vita felice lavorando nella Casa della Birra del padre e di essere in grado di amare il promesso sposo. Quando Maibe, la sorella minore, decide di disseppellire l’Occhio di Bastet e raccogliere l’eredità di sacerdotessa, Kefera si ritroverà coinvolta in una corsa contro il tempo per salvarla dall’ira del clero di Aton e recuperare il diadema, ultimo talismano della dea sopravvissuto alla bufera religiosa causata da Akhenaton. Dalla città della dea-gatto alla capitale dedicata al Disco Solare segnata dalla catena di lutti che perseguita la famiglia reale, Kefera scoprirà che la ricerca del talismano le richiederà più del dover scegliere tra il tradire il giuramento fatto alla sorella o la fiducia che la spaventata principessa Neferneferuaton Tasherit ha riposto in lei. Se vorrà porre sulla fronte di Maibe l’Occhio di Bastet, dovrà tradire sé stessa.