Recensione a cura di Luigia Amico
Enrico Magnano si presenta sulle scene letterarie con un romanzo storico particolare che pone sotto i riflettori un avvenimento caduto purtroppo nel dimenticatoio.
“Il salto del delfino”, edito da Epoké, vuole essere un tributo, a mio avviso, alle venti vittime di un attentato misterioso al re Vittorio Emanuele III avvenuto il 12 aprile 1928 in piazza Giulio Cesare a Milano, episodio sconosciuto ai più e di cui tutt’ora non si conoscono né il mandante né l’esecutore. Ad oggi, il luogo della tragedia sembra non essere stato sfiorato dal trascorrere del tempo ma, nonostante ciò, non è stata posta nessuna lapide commemorativa o simili, nessuna traccia in memoria delle vittime, nulla che possa ricordare in qualche modo i nefasti accadimenti in cui hanno perso la vita donne, uomini ma soprattutto ragazzi e bambini accorsi ad assistere al passaggio di re.
L’autore, partendo da questa vicenda e studiandone approfonditamente i vari risvolti, ha tessuto una trama ben congegnata in cui personaggi di fantasia vanno ad affiancarsi a figure realmente vissute e che hanno lasciato un’impronta importante nell’infinito spazio che la Storia occupa.
14 gennaio 1909: le vicende si aprono con un salto temporale indietro nel tempo: siamo nella città siciliana dove il terribile terremoto del 28 dicembre 1908 ha raso al suolo abitazioni e strutture causando molte vittime. Un carabiniere riesce a trarre in salvo un bambino, sepolto sotto le macerie di fianco al corpo senza vita della madre. Marziano di Dio, questo il nome che viene dato al bimbo che ha purtroppo perso la memoria, viene affidato alle cure di Don Orione (personaggio realmente esistito e oggi venerato come santo) che deciderà di condurlo a Tortona in Piemonte. Un unico oggetto a legarlo saldamente alle sue origini: un ciondolo trovato al collo della madre su cui sono incisi due delfini.
Milano 12 aprile 1928, c’è fermento in piazza Giulio Cesare, decine di persone sono riunite per assistere al passaggio di re Vittorio Emanuele III. All’improvviso un boato, un’esplosione, urla, lamenti e sangue diventano protagonisti di quei momenti concitati; Marziano di Dio, entrato a far parte della Milizia volontaria Fascista (le Camicie Nere), e il suo amico Flavio riescono a salvarsi. Le immagini che scorrono davanti ai loro occhi hanno un qualcosa di apocalittico. È chiaro fin da subito la gravità della situazione e bisogna iniziare a prestare soccorso alle vittime.
Natalina Monti era ancora viva e cosciente, in ginocchio sul marciapiede martoriato non sentiva ancora il dolore delle pesanti ferite ricevute all’addome, cercava urlando il figlio Enrico che giaceva poco distante con le gambine maciullate dall’esplosione, incosciente.
Sono passaggi che toccano nel profondo, l’autore è riuscito a riportare su carta immagini drammatiche che farebbero raggelare il sangue a chiunque. Questa parte del romanzo è quella che mi ha colpito maggiormente, tutto sembra fluttuare e i vari personaggi si muovono come sospesi in un’atmosfera surreale. Le descrizioni sono vivide e realistiche, si ha quasi l’impressione di riuscire a osservare la scena della tragedia, di ascoltare le invocazioni di aiuto dei feriti.
Pochi secondi dopo il silenzio aveva preso il posto del fragore dell’esplosione. Il vociare ronzante della piazza era cessato completamente, come se tutto si fosse fermato in una muta fotografia. Non si capiva se la pressione del boato avesse reso sordi tutti i presenti oppure se il silenzio fosse reale.
Chi può mai aver ideato una simile atrocità?
Bisogna indagare e vederci chiaro ed è in questo momento che entrano in gioco personaggi che ribalteranno le carte in tavola; la polizia segreta del regime (OVRA) darà la caccia a Marziano che, suo malgrado, si ritroverà invischiato in una serie di circostanze che metteranno in pericolo di vita se stesso e chi lo circonda. A lui vengono affidati importanti documenti che potrebbero far tremare molte poltrone e che devono essere consegnati solo ed esclusivamente nelle mani del Duce. Personaggi importati faranno capolino tra una sparatoria e un tentativo di omicidio, voli e inseguimenti rocamboleschi vedranno protagonista Marziano che, cosa a mio avviso del tutto positiva, si discosta sostanzialmente dall’eroe stereotipato che molto spesso capita di incontrare: impacciato, claudicante e con una vistosa cicatrice sul viso riesce a tirarsi fuori da situazioni di pericolo non senza difficoltà.
I personaggi che animano le scene ben si inseriscono nel contesto trattato; le descrizioni ambientali e tecniche sono minuziosamente dettagliate, sinonimo di una attenta e approfondita ricerca e questo rende il romanzo appetibile soprattutto per chi ama perdersi tra dettagli e nozioni. Le vicende inserite nella struttura narrativa, anche le più banali, hanno un riscontro storico reale, documentato e documentabile, nulla è lasciato al caso. La narrazione scorre in modo lineare con interessanti note inserite a piè pagina che aiutano il lettore a inquadrare con più precisione il contesto storico; purtroppo, i refusi non mancano ma questo non va sicuramente a inficiare un romanzo godibile e di piacevole lettura.
Il viaggio intrapreso dal protagonista per giungere al cospetto di Mussolini è descritto in ogni sua tappa con precisione, menzionando luoghi e città, tratte ferroviarie e itinerari marittimi e per un istante si ha come l’impressione di affiancare Marziano in questa pericolosa odissea.
Trama
Nel 1908, tra le macerie di una Messina distrutta dal terremoto, un giovane carabiniere di Tortona salva un bambino e il suo cane. Di fianco al piccolo giace il corpo della madre, con al collo un originale gioiello che raffigura due delfini mentre saltano fuori dall’acqua. Il bambino viene affidato alle cure di Don Orione, giunto sul posto per organizzare l’assistenza degli orfani: sarà proprio lui a chiamarlo Marziano, come il santo protettore di Tortona, e a portarlo con sé in Piemonte.
Passano vent’anni, e ritroviamo Marziano con la divisa della Milizia volontaria fascista, in compagnia di un ex ufficiale degli Arditi. Sono in servizio a Milano e stanno per assistere a un tragico evento che cambierà la vita a entrambi: l’attentato di Piazza Giulio Cesare diretto al Re Vittorio Emanuele III. Da quel momento Marziano non potrà fidarsi più di nessuno, e per lui inizierà un viaggio senza meta, braccato dalla temibile polizia segreta del regime, la neonata OVRA.