Narrativa recensioni

Un alchimista a Villecollefegato – Luigi De Rosa & Rodolfo Pagano

Recensione a cura di Roberto Orsi

“A VIllecollefegato, ora Villerose, fui attratto da un antico palazzetto dalle caratteristiche diverse dalle altre case. Lo acquistai. Più tardi, rovistando nel passato venni a sapere che era stato costruito e abitato da un prete alchimista che si diceva appartenesse all’Ordine dei Chierici regolari teatini, ma di tutto ciò i paesani di oggi non hanno memoria.”

Il racconto di zio Cesare a Ludovico inizia più o meno così. Questa casa così particolare acquistata da Cesare nel territorio di Villerose, un tempo denominata Villecollefegato, al confine tra Abruzzo e Lazio, fu la residenza di un prete alchimista di cui il ricordo è ormai sbiadito.

Ludovico, incuriosito dal racconto dello zio che lo esorta a recarsi in quella casa per leggere ciò che aveva ritrovato, non resiste alla tentazione di saperne di più. Tra i vecchi documenti Cesare ha rinvenuto una serie di scritti appartenuti ad alcuni membri dell’ordine dei Chierici regolari teatini. Uno scambio di corrispondenza dal quale si evincono le vicissitudini di quattro secoli prima.

La lettura di questi documenti catapulta Ludovico e il lettore agli albori del 1600, tra centro e sud Italia. La vita di Lorenzo del Poggio, orfano cresciuto dalla castellana di Poggiovalle Donna Clelia, con gli insegnamenti di Don Erasmo e Don Claudio Catini, viene raccontata come in una sorta di diario di memorie. Un romanzo che è come un’eco che rimbalza tra il Regno di Napoli, lo Stato Pontificio, la bellezza di Firenze e il fascino intramontabile dell’entroterra Abruzzese.

“Più che i cippi, sono le persone e gli animali che segnano in Abruzzo i confini tra feudi e ducati, tra Regno di Napoli e Stato Pontificio. Ogni cartografo disegna il confine a modo suo, un giorno sembra di accontentare il Viceré di Napoli, un altro di soddisfare le richieste del papa. Resteremo sempre né di qua né di là, con la testa al Papa e la borsa al Re di Spagna”.

In un territorio vero e proprio crocevia di strade, di popoli e culture, diviso tra le influenze dello Stato Pontificio, della Chiesa e della dominazione spagnola che stava vivendo la seconda parte de “El siglo de oro” con un impero sconfinato, Lorenzo vive una vita tra scienza e religione.

Cresciuto con una profonda educazione cattolica e una grande attrazione per le conoscenze erboristiche, ben presto si fa strada in Lorenzo la consapevolezza di voler approfondire gli studi scientifici. La formazione presso il Seminario Arcivescovile di Napoli lo porta a concludere il percorso di studio, pur tra le difficoltà del muoversi in ambito clericale ma con un approccio molto scientifico alla cura delle malattie.

Si assiste alla formazione del pensiero più interiore di Lorenzo, molto spesso dibattuto tra i dogmi religiosi, in un contesto di credenze popolari ancora radicate alla concezione divina degli eventi, e un ragionamento di scienza trainato dalle grandi scoperte che in ogni campo si facevano strada in quel periodo.

“La mente di Lorenzo, dopo due anni di università, si abituava a ricercare la spiegazione dei fenomeni in modo meno fideistico. Per un attimo provò la soddisfazione, meglio l’orgoglio, di una propria mutante religiosità, che lo staccava dall’abbraccio di certe credenze la cui origine era da ricercarsi più nella speranza dei cuori umili che nelle forze divine, dispensatrici di grazie.”

Lo studio delle erbe, delle loro proprietà curative, della creazione di medicamenti partendo dai materiali più puri che si trovano in natura, si intreccia con quel processo alchemico tanto caro agli studiosi. Esperimenti non a tutti accessibili, trasmutazione dei metalli in oro, accesso alla conoscenza più ampia e completa.

Il sogno di Lorenzo è tornare nella propria terra e poter aiutare i cittadini con una vera spezieria e un laboratorio dove poter creare medicamenti e studiare le proprietà curative delle sostanze. In un contesto dove ancora ci si affida alle credenze popolari, alle tradizioni e le pratiche delle mammane e delle curatrici di paese. Il rischio di essere in bersagliato dall’Inquisizione ed essere condannato come mago o stregone corre su un filo molto sottile.

“Sono cresciuto tra Poggiovalle e Villecollefegato e ho un desiderio. Vorrei che questo posto avesse uno spidaletto dove curare i mali. Forse un giorno si potrà costruire anche una spezieria.”

I due autori raccontano una vicenda del passato ricca di dettagli e riferimenti alle pubblicazioni più importanti della Storia, ai grandi studiosi come Paracelso, Giovanni Battista della Porta o Andreas van Wesel, i cui studi e insegnamenti all’avanguardia molto spesso si scontravano con i precetti voluti dal Concilio di Trento del 1545 e da quella riforma della Chiesa Cattolica minacciata dal dilagare delle riforme protestanti e delle nuove frontiere della scienza.

Una narrazione che cerca il suo punto di forza nella ricostruzione delle atmosfere, nel lento incedere di una vita dedicata allo studio e alla ricerca, alla cura degli altri, con un obiettivo dal quale non si vuole desistere, nonostante le difficoltà cui inevitabilmente si va incontro.

Editore ‏ : ‎ Solfanelli; Solfanelli edizione (25 maggio 2022)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 208 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8833054004
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8833054001
Link d’acquisto: Un alchimista a Villecollefegato

Trama

La scoperta di un palazzetto antico, acquistato dallo zio di Napoli, conduce Ludovico a Villerose, un tempo Villacollefegato, alla ricerca delle lontane radici di una spezieria e di Lorenzo, il prete che l’aprì, alchimista per vocazione e medico. In un lungo racconto che coniuga passione erboristica con medicina e teologia, ripercorre con Lorenzo gli anni del post-Rinascimento in cui nella scienza si afferma il metodo sperimentale, l’alchimia evolve in chimica, la medicina accende nuove speranze con l’anatomia. Spinto dalla sua fervida curiosità a indagare il mondo e le sue manifestazioni, Lorenzo affronta la vita con la mente aperta di uno scienziato ponendosi spesso in aperto contrasto con il pensiero corrente. Un dualismo che si sposa faticosamente e solo a tratti con la scelta che compie, l’unica che possa garantirgli abnegazione nei confronti della medicina così come nei confronti di quel Dio in cui egli, prete, rimette la propria vita.

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