Recensione a cura di Sabrina Corti
“Nella terra dei peschi in fiore di Melissa Fu è un romanzo edito da Editrice Nord nel 2022.
Relegare questo romanzo semplicemente nella categoria dei romanzi storici mi sembra riduttivo perché “Nella terra dei peschi in fiore” è un viaggio nella storia della Cina del XX secolo, certamente, ma è anche un viaggio dentro le nostre origini e dentro una cultura lontanissima dalla cultura occidentale.
Il romanzo, che è anche una saga familiare, si sviluppa in un arco temporale che va dal 1938 al 2005.
Meilin è la giovanissima sposa di Dao Xiaowen e madre del piccolo Renshu.
Dao Xiaowen ci viene descritto come un uomo saggio e buono ma, quando il romanzo si apre, Xiaowen è già stato arruolato a causa della grande crisi militare che vede contrapposti Cina e Giappone.
Non farà mai più rientro a casa, né il suo corpo verrà ritrovato.
Meilin, dunque, giovanissima vedova, si trova a dover accudire il piccolo Renshu, unico discendente maschio della dinastia Dao.
Il conflitto sino-giapponese esplode ed è terribile.
Meilin, già costretta ad abbandonare la sua famiglia di origine per unirsi in sposa a Xiaowen, come la cultura e la tradizione cinese richiedevano, è ora costretta a lasciare anche la casa del marito, in una città in fiamme.
Con sé reca il denaro che ha guadagnato, in una mano un cestino da cucito nel cui fondo è nascosto un rotolo di ricami finemente intarsiato che raccoglie una serie di fiabe antiche, nell’altra mano la mano del piccolo Renshu.
Fugge senza guardarsi indietro, in compagnia della cognata, una donna algida e rancorosa, e delle due nipotine.
E qui inizia il viaggio senza tregua di Meilin e Renshu.
Un viaggio fatto di cammino senza una meta precisa: ciò che contava era salvarsi. Un passaggio di fortuna su un carretto, su un treno, si pagava solo in oro. Non vi era posto per la compassione.
Meilin cercherà, per quanto possibile di preservare la serenità del piccolo Renshu, raccontandogli le fiabe contenute nel pregiato rotolo.
Tra un cammino infinito, fughe precipitose, rifugi di fortuna, Meilin e Renshu attraversano il secondo conflitto sino-giapponese, prima, e la guerra civile che ha contrapposto comunisti e nazionalisti, poi, sino ad arrivare a Taiwan.
Il prezzo che Meilin paga per giungere a Taiwan è altissimo, ma non ha scelta: per salvare suo figlio deve liberarsi del prezioso rotolo di seta, unico legame con la sua famiglia.
Taiwan rappresenta la salvezza e proprio a Taiwan Renshu, ormai adolescente, avrà la possibilità di studiare e di proseguire gli studi negli Stati Uniti, aiutato dallo zio Dao Longwen, zio paterno, e, probabilmente, la figura più ambigua di tutto il romanzo.
Si apre qui la seconda parte del romanzo.
Renshu, giunto negli Stati Uniti, si trova catapultato in un mondo completamente diverso dalla Cina in cui è cresciuto, e con il passare del tempo si trova sdoppiato, appartenente a due mondi opposti, per cultura e mentalità, senza decidersi a quale dei due appartenere veramente.
Cambia persino nome (da Renshu ad Henry) e i rapporti USA/Cina/Taiwan, così tesi e ambigui nel corso degli anni ’70 lo paralizzano. Teme di esporsi, teme che ogni sua parola possa essere oggetto di valutazione da parte del governo americano e possa ripercuotersi su Meilin, rimasta a Taiwan.
Le ferite e i traumi del passato gli si proporranno continuamente sino a quando non riuscirà a farvi pace e a lenire le sue ferite.
“Nella terra dei peschi in fiore” è un romanzo complesso e affascinante. Le pagine scorrono veloci e gli eventi storici sono ben ricostruiti e si sposano perfettamente con la trama.
La scrittura, al presente, è molto distante dalla scrittura lenta tipica dei romanzi giapponesi e conduce ad una lettura fluida ed attraente. Ho faticato ad abbandonare il libro per dedicarmi ad altro. Ero immersa in un viaggio che non volevo terminare.
Ho invidiato la serenità e la saggezza di Meilin, che pareva danzare in punta di piedi nella sua vita, affrontando le prove più difficili facendosi aiutare dalle fiabe del rotolo di seta.
Renshu/Henry è, invece, un personaggio difficile da catalogare: è un bambino a cui è stata tolta l’infanzia, costretto a non avere patria né padre, diviso tra due mondi opposti, senza mai comprendere appieno a quale dei due appartenere. L’adulto Renshu/Henry è diversissimo dal piccolo Renshu, a tratti scostante.
Pur romanzata, il romanzo di Melissa Fu, riprende la vita della famiglia dell’autrice che accomuna la vita di moltissime famiglie che a cavallo tra gli anni 30 e 70 furono costrette, in una marcia senza fine, ad abbandonare la propria Terra per sfuggire ai conflitti. La storia, ahimè, si ripete.
Romanzo, consigliatissimo, ottimamente scritto e ben documentato.
Cina, 1938. La guerra contro i giapponesi le ha già strappato il marito, e adesso minaccia di toglierle tutto. Con la città in fiamme, Meilin capisce di non avere scelta: per salvare Renshu, suo figlio di quattro anni, deve scappare da Changsha e abbandonare il negozio di antichità di famiglia. È l’inizio di una fuga che sembra non avere mai fine, fatta di marce sfiancanti nelle campagne contese da comunisti e nazionalisti – dove anche un semplice gesto di pietà può portare alla morte –, e tentativi di crearsi una nuova vita nelle città martoriate dai bombardamenti. Come unico ricordo e legame con tutto ciò che hanno perduto, un prezioso rotolo di seta su cui sono illustrate fiabe e leggende tradizionali cinesi. Ed è grazie a quel rotolo che madre e figlio sopravvivranno. Prima con la forza delle storie raffigurate, che Meilin racconta a Renshu nei momenti più duri per infondergli speranza e fiducia nel futuro, e poi come moneta di scambio per ottenere due biglietti per Taiwan. Ma quelle storie saranno il filo che continuerà a unirli ancora tanti anni dopo, quando Renshu, ormai cittadino americano, troverà finalmente il coraggio di condividere con la figlia il proprio passato e la storia della loro famiglia. Tre generazioni e due continenti sono il palcoscenico su cui prende vita questo straordinario romanzo, che non solo racconta in modo unico e indimenticabile la tormentata e dolorosa storia della Cina moderna, ma soprattutto celebra il potere dei legami familiari nel percorso per costruirsi un futuro migliore e trovare il proprio posto nel mondo.