Mare e spiagge sono i protagonisti indiscussi del turismo e delle vacanze nel Novecento.
Ma per arrivarci, dobbiamo partire da lontano, sia storicamente che geograficamente. Il fenomeno, infatti, inizia nel Settecento e, sembrerà strano, parte dalla Gran Bretagna.
Se, infatti, nei secoli precedenti, la spiaggia veniva considerata come un possibile pericolo e non certo come un luogo rilassante (tant’è che i nobili preferivano ancora le campagne e le ville fuori città), verso la fine del XVIII i medici iniziarono a riconoscere alle acque del mare degli effetti benefici, in alcuni casi il mare viene identificato come un elemento determinante nella cura della malinconia. Sempre più dottori, dunque, prescrivevano bagni al mare arrivando anche a indicarne il numero, la durata e le condizioni in cui farli; le spiagge sono diversificate a seconda della malattia. Giusto per fare un esempio, alle giovani donne deperite e macilente erano prescritti bagni freddi per rinforzarsi.
Le località balneari, dunque, non sono ancora un luogo di vacanza, né tantomeno mete estive, ma di soggiorno curativo e interessano ancora solo l’elitè della società.
Tuttavia, complice l’avvento dell’industrializzazione e, soprattutto, la costruzione delle prime ferrovie, le vacanze estive al mare si diffondono anche ad altri classi sociali e la voglia di evadere trova nella spiaggia la risposta ideale. Grazie al treno le località balneari diventano facilmente raggiungibili e così iniziano a essere frequentate anche dalla borghesia e dalla classe operaia/lavorativa. Tra le mete predilette vi furono le cittadine di Brighton e di Blackpool, in cui sorsero resort e strutture ricettive per allietare i visitatori.
Siamo, tuttavia, ancora in periodo di convenzioni sociali molto forti che, almeno fino all’inizio del XX secolo, prevedevano – ma diciamo pure imponevano – una separazione tra uomini e donne.
E, per cambiarsi al riparo da sguardi indiscreti, erano diffuse le “cabine mobili” con ruote: veri e propri carri trainati in mare da cavalli, che permettevano di entrare direttamente in acqua evitando di sostare in spiaggia.
Anche oltreoceano la villeggiatura al mare perde la connotazione curativa e diventa puro svago e anche al di là dell’Oceano iniziano a spuntare i primi impianti balneari con tanto di attrazioni per i più piccoli. Il più famoso fu quello di Coney Island, penisola situata a Brooklyn, New York, dove dal 1903, tra parchi divertimento e ruote panoramiche, nacque uno dei primi luna park della Storia.
In Italia, invece, la frequentazione delle spiagge acquistò popolarità durante il fascismo, tanto che tra i fan del mare figurò persino Benito Mussolini che non restò certo indifferente al richiamo del mare e al fascino della riviera adriatica.
Uno dei suoi rifugi estivi preferiti fu infatti Riccione, dove nel 1934 acquistò e ristrutturò una villa di fine Ottocento che dava direttamente sulla spiaggia, poi denominata “villa Mussolini” (oggi di proprietà del comune). A Riccione il dittatore si deliziava in appuntamenti clandestini con la sua amante, Claretta Petacci, che incontrava allo storico Hotel Excelsior. Quando non impegnato nei suoi incontri amorosi, il duce si dedicava a lunghe gite sulla sua barca a vela (battezzata Bajadera), e a lunghe nuotate, alle quali costringeva anche i gerarchi che facevano le vacanze nei paraggi.
Del resto le attività fisiche e ricreative erano alla base del programma di regime che prevedé, tra l’altro, il risalto e la diffusione delle colonie marine gestite dall’Opera nazionale maternità e infanzia.
Ed è proprio in Riviera romagnola, così come nella Toscana, culla di quel Rinascimento che abbiamo lasciato nell’articolo scorso che sorgono i primi stabilimenti balneari di cui TSD si è già occupato e di cui potete leggere qui .