Curiosità Viaggio nella storia

Sai chi erano Tizio Caio e Sempronio?

In realtà non erano proprio nessuno… o forse sì?
Il modo di dire che usiamo tutt’oggi per indicare persone generiche, ha origini molto antiche.
La prima attestazione di questi tre nomi fittizi la si ha per la prima volta nei trattati di Irnerio, un giurista e glossatore ritenuto fra i fondatori del Diritto moderno, che visse a Bologna tra l’XI e il XII secolo d.C.

Irnerio in un bozzetto di Luigi Serra

Lo studioso, che insegnava presso l’ateneo felsineo, per spiegare i concetti espressi dalla legge attraverso degli esempi di immediata identificazione, e dovendosi adeguare a un periodo in cui si imponeva ancora lingua latina utilizzava degli esempi nei quali menzionava spesso proprio Titius, Gaius e Sempronius, tre nomi assai comuni e diffusi a quel tempo.

Ma perché proprio questi tre nomi e non altri altrettanto comuni?

Si pensa che questa scelta si ispiri a una famiglia di politici illustri, all’epoca, ovvero i Gracchi: il padre si chiamava Sempronio (per precisione, Tiberio Sempronio) e i due figli Gaio (Gaio Sempronio) – o Caio – e Tiberio (Tiberio Sempronio, come il padre), trasformato in Tizio probabilmente per semplificare.

I fratelli Gracchi

Secondo un’altra ipotesi, invece, Irnerio si rifece a una vecchia tradizione che voleva Sempronius già presente in altre pubblicazioni, come nel Digesto di Giustiniano, mentre Gaius si riferiva a un importante giureconsulto romano (di cui nel Tribunal Supremo di Madrid campeggia a tutt’oggi una statua) e il suo nome era facile da ricordare per chi condivideva con lui la stessa professione.

Qualunque sia la derivazione di questi nomi, è certo che l’espressione è oramai utilizzata per indicare persone qualunque (anche il solo “tizio” è oramai usato con questo significato, tanto che lo si scrive anche in minuscolo), e non solo in Italia.

Per gli inglesi, per esempio, il corrispettivo è “Tom, Dick and Harry“, mentre in Francia diventa “Pierre, Paul ou Jacques” e in Spagna si trasforma nel quartetto “Fulano, Zutano, Mengano y Perengano“.

E voi, lo sapevate?

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