Recensione a cura di Patrizia Di Cecio
Questo libro è basato su una storia vera e si ispira in larga misura a fatti realmente accaduti. La maggior parte dei personaggi sono realmente esistiti e hanno vissuto ad Auschwitz.
Helena Citrònovà di origine ebraica, la protagonista principale del romanzo, giunse ad Auschwitz dalla Slovacchia il 21 marzo 1942 convinta che sarebbe morta il giorno dopo perché accusata di un omicidio che non aveva commesso, ma si salvò solo perchè una guardia la costrinse a cantare qualcosa per Franz Wunsch, che in quel giorno festeggiava il suo compleanno. L’uomo rimase talmente colpito da Helena che depennò la sua condanna a morte e la fece trasferire al Kanada, reparto del quale era uno dei responsabili. Gli internati consideravano il Canada la terra dell’abbondanza, e siccome nel Kanada si poteva trovare di tutto gli rimase quel soprannome.
Dopo la liberazione del campo da parte degli alleati, e dopo il processo di Norimberga, furono avviati in vari tribunali processi minori detti di DENAZIFICAZIONE.
Franz Wunsch (nel romanzo DAHLER) era accusato di vari crimini, e si presentò al processo insieme a Helena, che durante la prigionia si innamorò di lui e che sposò poco dopo la liberazione, e che testimoniò a suo favore durante il processo.
Davanti al giudice e allo psichiatra Hoffman, Helena raccontò ciò che dovette subire nel campo, di come Franz per primo si innamorò di lei, di come fece di tutto per proteggerla anche se in alcune occasioni fu costretto a punirla duramente per evitare che gli altri ufficiali e le guardie scoprissero quello che c’era tra di loro. Avrebbero rischiato entrambi la fucilazione. Racconta di come le internate che lavoravano al Kanada si ritenessero più fortunate delle altre perché non solo non gli furono rasati i capelli, ma potevano avere vestiti più pesanti e comodi e perfino dalla biancheria intima. Questo comunque non le risparmiò da i quotidiani maltrattamenti subiti specialmente per mano delle Kapò le quali non perdevano occasione per picchiarle.
In alcuni punti è straziante leggere quando si parla delle camere a gas. Il responsabile dei forni crematori si chiamava Hossler, soprannominato dai prigionieri “MOSÈ'” per la capacità che aveva di rabbonire coloro che stavano per essere gassati. Franz salvò la sorella di Helena dalla camera a gas dicendo che c’era stato un errore ne compilare le liste e che la ragazza lavorava per lui al Kanada, Ma per riuscire a far questo frustò davanti a tutti Helena, dicendo che stava scappando. Poco dopo però Franz stesso la accompagnò da un aiuto medico ebreo perché la curasse a dovere.
Quando il giudice le chiese spiegazioni, Helena difese suo marito dicendo che se non si fosse comportato così sarebbe sicuramente morta quel giorno stesso.
Quando nel reparto del Kanada si diffuse un’epidemia di tifo molte ragazze furono trasferite e uccise, ma Franz portò Helena in un posto sicuro dove per giorni e giorni la tenne nascosta e prendendosi cura di lei, portandole medicine, cibo, lavandola e vestendola mentre lei era semi incosciente e del tutto priva di forze.
Ma con il passare del tempo cominciò a circolare la voce che tra i due ci fosse una relazione e furono denunciati alla Gestapo, che li arrestò e rinchiuse per una settimana intera in una piccolissima cella del tutto priva di luce senza mangiare per una settimana, nella speranza che uno dei due confermasse la loro storia.
Quando furono liberati Franz fu trasferito per un periodo di tempo e per Helena cominciò un periodo difficile perché senza Franz si sentiva persa. Oramai dipendeva da lui in tutto, ma per sua fortuna un amico di Franz le fu di aiuto mentre lui era lontano.
Per Hoffman capire come sia stato possibile che Helena si fosse innamorata del suo aguzzino e di come poteva difenderlo era impossibile.
Pensava che la ragazza fosse ancora terrorizzata da tutto quello che aveva passato. Ma dopo averla interrogata da solo nel suo studio e avere visto la sua reazione quando entrò anche Franz lo fece ricredere.
Pur nella sua crudeltà è una storia di amore coraggio e speranza contrapposta agli orrori compiuti nei campi di concentramento nei confronti degli ebrei e di tutti coloro che per Hitler non avevano il diritto di vivere.
Ve lo consiglio caldamente certa che vi rimarrà impresso per un bel pò di tempo. Io ho finito di leggerlo con le lacrime agli occhi. Ma ne è valsa la pena. Buona lettura.
Trama
Basato su una storia vera
Auschwitz, 1942. Helena scende dal treno su cui ha viaggiato ammassata insieme a tantissime altre persone. Sotto i suoi piedi la terra ghiacciata scricchiola. Davanti ai suoi occhi, l’inferno. Sa che non le resta molto tempo, che la sua morte è prevista per l’indomani. Accusata di un crimine che non ha commesso, si prepara a subire l’ennesima ingiustizia della follia nazista. E così, quando un ufficiale marcia verso di lei, strattonandola per portarla via, non oppone la minima resistenza. Ma, contrariamente a quello che si aspetta, il soldato le ordina di seguirla all’interno della caserma delle SS per cantare. Il contrasto tra l’atmosfera gelida e brutale del campo e il confortevole calore negli alloggi dei suoi aguzzini è straziante. Helena, stordita e provata dal viaggio, obbedisce agli ordini, ma non si rende conto immediatamente di quello che sta succedendo. Perché Franz, la guardia per cui ha cantato, annulla la sua esecuzione. E quella decisione ha il potere di condizionare in modo impensabile il corso della sua vita.
Un romanzo basato su una storia vera e incredibile
L’amore è l’atto più coraggioso che esista.