Recensione a cura di Luigia Amico
Leggere questo libro mi ha permesso di fare un tuffo nel passato, un’immersione nei fondali più profondi e preziosi della Storia. Giacomo Stipitivich, autore di romanzi degni di nota, attraverso il protagonista del suo libro “Per l’amore, per la patria”, ci condurrà per mano in un periodo storico decisivo per la nostra penisola: il Risorgimento.
Giovanni “Nane” Zorzi è solo un ragazzino quando, a seguito di un evento esiziale, è costretto a trasferirsi presso l’abitazione di sua zia Teresa, donna anziana e fuori dal comune che ha deciso di abbandonare la sua amata Venezia, stretta nella morsa del dominio austriaco, per trasferirsi nello “Stato da Mar” ovvero Corfù.
Sono anni importanti per il giovane Nane, anni in cui l’educazione ferrea di Teresa forgia in qualche modo il suo carattere ma l’incontro con i fratelli Bandiera, simbolo se vogliamo del Risorgimento italiano, cambierà per sempre la sua vita.
I due patrioti, dopo aver fondato una società segreta ispirata alla Giovine Italia (Esperia) con lo scopo di liberare la patria dal giogo straniero, partono per la Calabria per incitare il popolo alla rivolta, Nane li accompagnerà in questa missione oltremodo pericolosa ma le cose non andranno come programmato: qualcuno tradirà i componenti del gruppo, saranno catturati e fucilati come traditori. Il giovane Zorzi riuscirà a sottrarsi al plotone di esecuzione grazie ad una serie di fortuite e fortunate coincidenze ma i suoi occhi hanno dovuto e voluto assistere ad una scena che rimarrà per sempre scalfita nella sua memoria.
“Mentre sfilavano sotto la grande arcata romana i nove alzarono la testa e guardarono verso di lui. Domenico Moro gli fece l’occhiolino. […] Attilio Bandiera gridò in veneziano per non farsi capire dalle guardie: -Dì a nostra madre come siamo morti. Dillo a lei e dillo all’Italia intera-.”
Ha inizio così per Nane il lungo viaggio di ritorno in patria, inizialmente intenzionato a ritornare nella Corfù che lo ha ospitato in tempi difficili, si ritroverà all’improvviso a voler attraversare di nuovo le calli e i canali della sua amata Venezia, altra protagonista indiscussa del romanzo.
Dovrà reinventarsi e armarsi di arguzia e di furbizia, senza un soldo in tasca accetterà anche i lavori più difficili e debilitanti, dovrà cambiare identità, affrontare il rischio di essere riconosciuto ma giunto nella sua amata terra il corso della sua vita cambierà nuovamente.
Inaspettatamente incontrerà la donna che gli farà battere il cuore, una ragazza forte, caparbia con cui condividerà i suoi ideali di patriottismo e l’idea mai abbandonata di una Italia unita e libera. Lei sarà il suo sprone, il suo cruccio, la miccia che farà risvegliare in lui la voglia ormai assopita di avventura e brivido di conquista.
Tutto questo si svolgerà in un contesto storico dettagliatamente descritto, nulla è tralasciato, le vicende storiche che hanno caratterizzato gli anni decisivi della nostra amata penisola sono inseriti nel contesto narrativo con sapienza e maestria. Ogni pagina è permeata di un profumo inconfondibile, unico, incredibile, quel profumo che solo la Storia riesce a sprigionare.
Gli occhi di Nane saranno i nostri occhi, i pensieri del giovane saranno i nostri; parteciperemo con lui alla “Spedizione dei Mille” affiancando Giuseppe Garibaldi e partendo da Quarto alla volta delle Sicilie riuscendo a conquistare il Regno delle Due Sicilie, esulteremo con lui per la vittoria e piangeremo i caduti.
“Sembrava il giorno di una festa padronale con l’unica differenza che il santo era vivo e che invece del saio indossava un poncho…”
Fin dalle prime pagine spontaneamente inizieremo a empatizzare con il giovane protagonista; la penna scaltra dell’autore crea un personaggio perfettamente delineato sotto il profilo psicologico evidenziandone pregi e difetti e costruendo una figura di fantasia che ben si presta a essere inserita nella realtà storica narrata, figura che Giacomo Stipitivich farà interagire con personaggi realmente esistiti.
È un libro che tratta tematiche importanti e significative, è un omaggio a tutti quegli uomini e quelle donne che hanno voluto con fervore l’unità nazionale con una particolare attenzione alla storia della Serenissima caduta in mano austriaca.
“Per l’amore, per la patria” è un tributo ai valorosi che hanno perso la vita in nome di un ideale: Attilio ed Emilio Bandiera, Domenico Moro, Giovanni Venerucci, Anacarsi Nardi giusto per citarne alcuni, ma anche uno sguardo attento e profondo alla storia della nostra Italia, in particolar modo di Venezia, una città viva che vuole a tutti i costi ritornare a respirare.
“Chi per la patria muor vissuto è assai; la fronda dell’allor non langue mai. Più tosto che languir sotto ai tiranni, è meglio di morir sul fior degli anni, sul fior degli anni.”
Trama
Negli anni ’40 dell’Ottocento l’Italia, divisa e impoverita, langue sotto il giogo dello straniero.
A Venezia, nascosta dietro l’apparente calma della laguna e dei canali covano le braci della rivolta. Una nuova generazione fa il suo ingresso sul palcoscenico della storia pronta a sfidare l’Austria e a innalzare la bandiera della libertà.
Nella Corfù britannica, il giovane Nane Zorzi è educato agli ideali mazziniani da una zia che ha preferito l’esilio a una vita sotto l’occupante. Spinto dalla sete di avventura prima, e dall’amore per una giovane patrizia ribelle poi, partecipa alle lotte per la libertà di quegli anni conoscendo amare sconfitte, momenti esaltanti e inebrianti vittorie.
Per l’amore, per la patria è un viaggio in un’epoca di ideali patriottici e di passioni romantiche. Attraverso le esperienze dei giovani protagonisti e di personaggi come Garibaldi e Daniele Manin, l’autore ci accompagna in un viaggio che dai monti del Meridione, passando per i campi di battaglia del Risorgimento, raggiunge le calli e i campi di Venezia.
Ne esce il vivido affresco di una società ancorata al passato ma con lo sguardo rivolto al futuro, in una vicenda in cui le vite dei personaggi sono inestricabilmente legate agli eventi che stravolgono un’epoca.