Narrativa recensioni

Il fiore di Parigi. Il romanzo di Simone de Beauvoir – Caroline Bernard

Recensione a cura di Claudio Musso

Caroline Bernard, classe 1961, racconta una donna e un’intellettuale che è stata il suo mito e il riferimento della sua generazione. La omaggia in questo romanzo con una scrittura brillante e partecipe nelle pagine e onnivora nelle fonti per mettere a fuoco il più possibile Simone de Beauvoir che si è spesso abituati a ridurla a ‘la donna al fianco di Sartre’. Benché molto sia stato detto e scritto su questa figura, cara tanto a Inge Feltrinelli quanto a Eva Cantarella, l’intento di Bernard è quello di dare alla sua Simone un’autonomia narrativa, indagandone la cifra biografica e letteraria, anche a costo di individuare crepe che non appannano quel mito ma lo rendono semmai più umano. La focale è spesso puntuta sulle sue uscite, catturata nelle scarpinate ad alta quota sola con la natura più incontaminata o nelle conversazioni sempre profonde ovunque ci sia un posto per farlo, anche seduta un po’ brilla una sera su un marciapiede insieme a Camus. Sartre rappresenta, certo, il compagno di una vita, l’interlocutore irrinunciabile di Simone ma l’originalità del testo sta quasi nel dimenticarsi per un momento del filosofo esistenzialista e lasciare parlare una donna coraggiosa perché pioniera, con il suo amore per il pensiero e per i libri, che non vuole essere né una comprimaria né seconda a nessuna, alla ricerca di un autentico tono narrativo in cui prima leggersi e poi raccontarsi al mondo. Che è sempre un buon esercizio.

Credo di aver detto addio ai miei sogni di ragazza una volta per tutte, oggi. Non sarò mai una signora per bene che dedica la sua vita al matrimonio e ai figli. Voglio scrivere e essere libera da tutte queste convenzioni.

Il fiore di Parigi, tradotto da Maria Carla Dallavalle per Tre60 Editore, titolo originale: Die Frau von Montparnasse, racconta la prima fase della vita di Simone come una lunga tela di Penelope. Dalla quindicenne che si ribella alle convezioni borghesi degli anni ’20 perché vuole studiare e insegnare, benché tacciata di essere una bas-bleu, e che rinuncia al matrimonio per potere disporre di sé più liberamente, alla donna che negli anni ’50 diffonde per il mondo il suo Il secondo sesso, un testo-spartiacque e subito messo all’indice da quei Proci che stanno sull’uscio di casa pronti a soffocarne la portata rivoluzionaria. In mezzo ci sono le sue esperienze di insegnante, i tentativi di scrittura, l’occupazione nazista e i fermenti culturali del dopoguerra. Ne risulta per Simone un’esistenza molto intricata ma con la ferma convinzione – e su questo aspetto Bernard si sofferma molto – di andare sempre oltre la propria carta di identità per riscriverla, di sciogliere, anticipando e di molto i tempi, quel nodo della peculiarità della donna da parte di chi, nel primo Novecento, non ha modelli femminili a cui ispirarsi ma che diventa ben presto, con la sua vita e opera, modello per sé stessa e per le altre donne. Simone ci ricorda che esiste una chiave di accesso al proprio ‘io’ femminile senza il bisogno di essere definito attraverso la relazione con un uomo. E usa lei stesso come esempio per le altre.

E poi c’è Jean-Paul Sartre, la mente anticonformista conosciuta alla Sorbona, con il quale instaura un sodalizio filosofico, improntato – altra scelta controcorrente – sull’amore libero, su una complicata storia da coppia allargata, un amore necessario che non sarebbe stato scalfito dagli amori contingenti a cui ognuno dei due rivendica il diritto e lo riconosce all’altro, sulla condivisione di esperienze senza il pericolo di limitarsi a vicenda, sulla rinuncia all’insincerità con la quale ci si piega spesso a pigri compromessi per amore di pace. Date queste premesse sarà una relazione esplosiva per quegli anni.

Né Simone né Sartre potevano immaginare una vita in solitudine. Avevano bisogno l’uno dell’altra, avevano bisogno delle loro conversazioni, delle riflessioni comuni sulla filosofia e sulla letteratura, della loro vicinanza e del loro legame intellettuale. Avevano bisogno delle ore trascorse a camminare a braccetto per Parigi senza mai smettere di parlare. Altrettando importante era il tempo che passavano a leggere, interrompendosi solo per attirare l’attenzione dell’altro su una frase o un pensiero che li aveva colpiti.

Simone vuole affermarsi al suo fianco, vivendo non attraverso Sartre, come spesso le è stato rimproverato da una critica ostile, ma con lui, allo stesso livello. Rifiuta di essere l’appendice del mondo di un uomo, figurarsi se si tratta dell’uomo che ha deciso di amare, di essere la figlia che ha trovato il marito approvato dai genitori e di diventare madre e si prodiga nell’essere la donna che sa fecondare i pensieri di un uomo nel reciproco scambio continuo e, se è il caso, anche di confutarlo. Bernard avrebbe forse dovuto sottolineare con maggiore vigore che ciò che oggi leggiamo di Sartre è stato mediato e spesso arricchito dal confronto con Simone improntata ad una maggiore razionalità e a un più solido ancoraggio alla realtà.

Simone sa leggere il mondo che la circonda individuandone le tare. Ha capito, prima su sé stessa poi osservando le altre, quanto la donna del suo tempo sia un sesso altro, secondario e secondo, colei che viene sempre dopo. Pertanto afferma, fedele alla posizione esistenzialista, che donna non si nasce ma lo si diventa. Quante volte lo abbiamo sentito. In altre parole: prima la donna esiste poi si dà la faccia con la quale decide di essere chi vuole. L’inferiorità della donna non è dunque un fatto naturale ma culturale e a quelle donne che configurano sé stesse come inferiori il pennino di Simone gratta sulla carta con energia invitandole ad una presa di coscienza senza appello. Con buona pace, questo Bernard non lo scrive ma avrebbe potuto farlo per mettere maggiormente a fuoco Simone nella sua unicità all’interno del mondo delle idee delle sua epoca, della psicanalisi di Freud che considera la donna un uomo mancato e del materialismo storico che in fondo, pur cogliendone le necessità, non ne suggerisce la vera liberazione. Forse tra i café parisiens di oggi risuonano ancora le parole misurate ma infuocate della Signora di Montparnasse, ammirata da alcuni, odiata da altri, che come una cesaricida si appresta al gesto fatale per rovesciare un castello di carte dove la donna è sempre a testa in giù.

Copertina rigida: 352 pagine
Editore: TRE60 (24 febbraio 2022)
ISBN-10: 8867026828
ISBN-13: 978-8867026821
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Trama
Parigi, 1929. Simone è una ragazza curiosa, vivace e intelligente, e ha un grande sogno: diventare una scrittrice. Nonostante il parere contrario della famiglia, soprattutto del padre, severo e tradizionalista, Simone dopo il liceo si iscrive all’Università. Sono anni decisivi per lei, di studi letterari, di amicizie profonde e di incontri importanti. Ed è proprio nelle aule dell’École Normale Supérieure che Simone conosce l’uomo destinato a diventare il suo compagno di vita: Jean-Paul Sartre, di poco più grande di lei, apprezzato e conosciuto nell’ambiente universitario per le sue idee filosofiche e il suo carisma. Entrambi si sentono immediatamente legati, perché hanno interessi culturali comuni, ma soprattutto hanno la stessa visione del mondo e dell’amore, fondata sulla libertà assoluta e sul rifiuto di ogni vincolo e costrizione. Con Sartre, Simone condivide la vita privata ma anche il lavoro di scrittrice e l’impegno politico, frequentando i caffè della Rive Gauche, animati da artisti e intellettuali, e viaggiando per portare avanti le proprie battaglie, in una relazione aperta e appassionata che li porterà ad affrontare anche la guerra e la separazione, per poi ritrovarsi e non lasciarsi mai più. Con il suo romanzo, Caroline Bernard ha voluto rendere omaggio a questa grande donna che non si è accontentata di conquistare la propria libertà, ma che, attraverso i suoi scritti e le sue lotte, ha aperto la strada verso l’emancipazione a tutte le donne

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