Recensione a cura di Roberto Orsi
“Il male che covava nell’ombra si sarebbe abbattuto su tante persone innocenti. Nessuno avrebbe più potuto evitarlo.”
Alfredo Colitto torna sulle scene letterarie proponendo un nuovo capitolo della saga bolognese con protagonista il medico anatomista Mondino de’ Liuzzi. Personaggio realmente esistito, vissuto a cavallo tra il XIII e XIV secolo, fu un accademico considerato il padre dell’anatomia moderna.
Professore all’Alma Mater Studiorum dell’università di Bologna, indicata come la più antica del mondo occidentale, Mondino de’ Liuzzi è una figura estremamente affascinante. Animato da una profonda curiosità e dalla spasmodica ricerca medico scientifica sulle dinamiche del corpo umano, fu uno dei primi a riprendere la pratica delle dissezioni umane, iniziata nel III secolo a.C. da Erofilo e abbandonata successivamente considerata come pratica demoniaca ed eretica da Santa Madre Chiesa. Nel XIV secolo gli studi anatomici venivano eseguiti su animali come i maiali, considerati alla stregua di un uomo per quanto riguarda la composizione degli organi interni.
Mondino, dal carattere ribelle, coraggioso e dotato di una intelligenza sopraffina, protetto da una certa maggiore libertà di azione concessa dallo Studiorum bolognese, si avvaleva del corpo di uomini condannati a morte per le sue ricerche didattiche. Una pratica che lo portò a dover fronteggiare più di qualche nemico in ambito accademico.
Due di questi li troviamo proprio all’interno del romanzo di Colitto: il capitano del popolo Pellaio dei Pellai, legato alla figura di Mondino per un evento precedente del quale vuole a tutti costi vendicarsi, e il dottore Ardizzone Guaçaloti, persona avida di denaro e potere di cui Mondino ha un’opinione tutt’altro che edificante:
“Tutte le volte che Mondino aveva parlato con lui aveva ricavato l’impressione che proponesse una scienza imparaticcia, fatta di nozioni apprese a memoria e giustapposte senza un principio informatore.”
La sorte vuole che proprio durante una lezione accademica di Mondino de’ Liuzzi, assistita da Ardizzone stesso in qualità di membro di una commissione giudicante dei metodi di insegnamento universitari, il capitano del popolo Pellaio dei Pellai faccia irruzione in aula per porre in stato di arresto proprio Mondino.
Un giovane alchimista che risponde al nome di Simone dei Rossi è stato trovato in fin di vita nelle vicinanze dello studio di De’ Liuzzi e, prima di spirare, a fior di labbra ha pronunciato il nome dell’anatomista. Un’accusa verso Mondino o una speranzosa richiesta di aiuto per aver salva la vita?
“Quel caldo non era normale, in settembre. Si sentiva bruciare. Il cielo azzurro era troppo luminoso, la luce interna gli causava fitte di dolore al cervello. Ma forse non era il sole a scottargli la pelle e a provocargli dolore. Forse era il veleno che agiva dall’interno.”
Le cause della morte: un accoltellamento tra le strade di Bologna che risulta essere il colpo di grazia in una situazione già drammatica. Simone, infatti, presenta tutti i sintomi e i segnali di una morte per avvelenamento da piombo. In qualche modo, il giovane alchimista, ha ingerito quantità di piombo tali che, nel corso di diverso tempo, lo hanno portato lentamente alla morte.
Mondino è il primo sospettato: quale migliore occasione per il capitano del popolo di vendicarsi dello sgarbo subito in passato? Mentre l’anatomista è prigioniero in cella un altro evento funesto si abbatte sulla città: nel battistero della cattedrale vengono ritrovati sette corpi senza vita, disposti a forma di stella, con indumenti che ricordano un rituale sacro. Anche per loro la ferita fatale inferta da un coltello ma con evidenti sintomi di avvelenamento da piombo. È evidente, quindi, che Mondino non può più essere considerato colpevole.
Che cosa sta succedendo nella città di Bologna in questa rovente fine estate del 1314? Questa la domanda a cui rispondere.
Una cometa che appare ogni notte nel cielo stellato viene interpretata come un segnale nefasto e non fa che animare i facinorosi che vedono incombere sciagure e catastrofi. La ribellione del popolo è dietro l’angolo e il capitano del popolo ha il suo bel daffare per mantenere la tranquillità e l’equilibrio cittadino.
Le morti nel battistero hanno qualche legame con quella di Simone dei Rossi? E che collegamento c’è con il predicatore Pantaleo da Foggia che aizza le folle riferendosi al cattivo presagio della stella cometa nel cielo bolognese?
Scagionato dalle accuse Mondino De’ Liuzzi non riesce a disinteressarsi del caso. La curiosità che anima i suoi studi si riversa completamente nella risoluzione di questi macabri omicidi.
“Ora che era rimasto coinvolto in quel mistero sentiva un fortissimo impulso di arrivare in fondo. Per dare giustizia a quei poveri morti, certo, ma non solo. Il motivo più importante, per lui, era sempre lo stesso: la curiosità. Voleva sapere.”
Aiutato dalla seconda moglie Mina de’ Gandoni e dal figlio di primo letto Gabardino, dopo le avventure precedenti, Mondino affronta una nuova indagine nella Bologna medievale con i suoi portici, le strade, i palazzi, i mercati e i mercanti, tra dottrina e alchimia, tra sacro e profano.
I riferimenti all’eresia ariana e agli scritti di Roberto Grossatesta (Robert Grosseteste, teologo, scienziato e vescovo inglese anticonformista della sua epoca) aggiungono quel tocco di mistero e ricerca storica che non appesantisce il lato giallo della narrazione. La digressione teologica e scientifica viene affrontata da Colitto con il savoir faire dello scrittore esperto, capace di bilanciare al meglio le nozioni senza incorrere nel didascalico o troppo accademico.
I protagonisti, che gli appassionati della serie hanno già conosciuto nei capitoli precedenti, spiccano per modernità e capacità di andare controcorrente. È il caso di Mina, la moglie di Mondino, donna dalle profonde conoscenze filosofiche, letterarie e di medicina. Un’eccezione alla regola di quel periodo in cui una donna più colta di un uomo non era ben vista.
Il focus narrativo rimane perentorio sulla risoluzione del caso, con i movimenti dei protagonisti in una città meravigliosa, resa perfettamente viva e lucida nelle descrizioni di un autore che ne ha studiato i meandri meno conosciuti.
“L’opera che stava per compiere era anche un modo di lasciare la sua traccia peculiare nel solco fuggente del tempo. Lui e i suoi discepoli sarebbero passati alla storia. Tra mille anni ci sarebbe stato ancora chi avrebbe parlato di loro.”
Una forza oscura si sta muovendo nelle notti bolognesi, dove e luce e buio si contrappongono in un gioco pericoloso ed enigmatico.
Con un ritmo di indagine molto sostenuto, senza mai perdere di vista l’impatto scenico e storico che la città di Bologna sa regalare, in un periodo medievale molto più “illuminato” di quanto normalmente si immagina, Colitto è tornato in libreria e lo ha fatto a suo modo. Mondadori ha inoltre deciso di ripubblicare una nuova edizione con copertina rinnovata dell’intera trilogia dei delitti bolognesi: Cuore di ferro, I discepoli del fuoco e Il segreto dell’angelo.
Trama
È il 10 settembre 1314, e Bologna freme per il passaggio di una cometa – a detta di alcuni preludio di un luminoso domani, secondo altri il presagio dell’imminente apocalisse. Mondino de’ Liuzzi, medico anatomista e accademico, sta per tenere una delicata lezione alla scuola di medicina quando in aula irrompe Pellaio dei Pellai, il capitano del popolo: un uomo è stato ucciso, ma prima di morire ha pronunciato il nome del medico, e Pellaio è convinto che stesse indicando il suo assassino. Mondino nega ogni coinvolgimento – in passato ha aiutato a risolvere omicidi, non a commetterli – ma Pellaio è irremovibile, mosso da un accanimento feroce contro l’accademico, i cui studi sui cadaveri sono ai suoi occhi un abominio. Il mistero è invece molto più fitto, e a Mondino per scioglierlo non basterà l’acume leggendario: sarà indispensabile l’aiuto del figlio Gabardino ma soprattutto di Mina, la giovane moglie che non ci sta a essere solo un bel viso da mostrare ai ricevimenti. Ispirandosi alla figura realmente esistita di Mondino de’ Liuzzi, coroner ante-litteram, Alfredo Colitto entra nel catalogo del Giallo Mondadori con un mistery storico teso e dai personaggi modernissimi.