A cura di Maria Marques
L’ultima tappa del Mese Storico la affronteremo proprio con un bel…”Signori, in carrozza, si parte!”.
Sì, avete inteso bene, oggi ci avventureremo in un lungo viaggio in treno, partendo dal 1825, quando grazie a George Stephenson e al figlio Robert, vi fu una svolta nella costruzione delle prime locomotive.
Il 27 settembre 1825 una locomotiva trainò il primo treno commerciale della storia, sulla tratta tra Stockton-on-Tees e Darlington. Il treno era composto di carri da miniera su cui erano stati fatti salire i passeggeri comuni e, dalla prima carrozza passeggeri, l’Experiment, su cui viaggiavano alcuni notabili. Tenetevi forte, si fa per dire, perché la velocità media raggiunta fu circa 9 km/h, ma nel 1829, grazie alla locomotiva Rocket si raggiungevano già i 48 km/h. Questo avveniva in Inghilterra, in Italia il sistema ferroviario iniziò a diffondersi intorno al 1830 ostacolato da difficoltà burocratiche e formalità doganali, per la suddivisione del territorio in vari stati.
La prima ferrovia italiana fu quella che collegava Napoli a Portici, inaugurata il 3 ottobre 1839. Fu lo stesso sovrano, Ferdinando II, con il suo seguito, a presenziare all’evento. Il treno composto di otto vagoni ospitò oltre alla famiglia reale, gli ingegneri che si occuparono del progetto e quarantotto personalità, una rappresentanza militare costituita da ufficiali, fanti, artiglieri, marinai e per non farsi mancare nulla, nell’ultima carrozza, prese posto la banda della guardia reale. Il percorso durò circa dieci minuti raggiungendo una velocità di 50 km/h. Lo spettacolo inconsueto attirò numerosi che curiosi che si assieparono per veder passare il convoglio. Nel 1842 fu inaugurato poi il tratto sino a Castellammare e nel 1844 la ferrovia proseguì verso Pompei, Angri, Pagani e Nocera Inferiore. Riservata dapprima alla famiglia reale e al loro seguito, la ferrovia fu poi utilizzata proficuamente anche dai cittadini e dalle imprese.
Nel giro di pochi anni si cominciarono a costruire in altri stati, le ferrovie. Nel 1840, fu inaugurata la Milano – Monza, prima linea ferroviaria in Lombardia che pose le basi per lo sviluppo industriale della zona.
Nel 1844 il Duca di Lucca, Carlo Ludovico di Borbone, acconsentì alla costruzione della linea da Lucca al confine del suo Granducato (Pescia) e due anni dopo, Leopoldo II, Gran Duca di Toscana, fece altrettanto per il tratto che riguardava il suo. Nel 1847, quando il Granducato di Lucca fu annesso al Granducato di Toscana, fu aggiunto il tratto Pescia – Pistoia.
La ferrovia fu poi di grande supporto, per lo spostamento delle truppe militari, durante le vicende che portarono all’Unità d’Italia e, dal 1860 il treno, diventò un vero e proprio mezzo di trasporto di massa.
Come si viaggiava in treno nell’Ottocento? Chiariamo subito che non era particolarmente comodo. Prima classe a parte, dotata di comodità e costosa, viaggiare nelle altre classi la seconda, la terza e talvolta la quarta, era sicuramente disagevole. Grazie al prezzo del biglietto più abbordabile, questi vagoni erano sovraffollati e addirittura le carrozze di terza e quarta classe erano scoperte, investite dal fumo che fuoriusciva dalla locomotiva ma anche da scintille. Solo le carrozze di prima classe erano illuminate da lampade a olio e i fortunati passeggeri si riscaldavano con borse di acqua calda. Verso il 1870 apparvero le prime comodità: i vagoni letto, l’illuminazione a gas e le carrozze ristorante mentre solo alla fine del secolo furono installati i primi sistemi di riscaldamento. Poiché i vagoni erano costruiti in legno, quindi facilmente infiammabili, furono sostituiti da altri in metallo.
Ci si annoiava in viaggio? Nessun problema, furono pubblicati dei libricini che davano consigli pratici con i comportamenti da adottare in viaggio e gli orari dei treni. Carlo Lorenzini, il papà di Pinocchio, scrisse la Guida Storico- Umoristica pubblicata nel 1856 in cui spiegava cosa erano le ferrovie, quali trasporti offrivano, il tutto in forma romanzata, per alleviare le fatiche del viaggio.
E se ancora non vi basta, eccovi due illustri amanti dei treni che avevano allestito i vagoni, per le loro esigenze. Il primo fu Napoleone III che amava questo mezzo di trasporto perché lo riteneva rapido e perché gli permetteva di incontrare i sudditi in modo meno formale. L’imperatore però viaggiava in modo adeguato al suo rango, su un treno speciale che era, inizialmente formato da sei carrozze, la prima adibita a bagagliaio per le valigie, una seconda arredata, detta “Salone per gli aiutanti di campo”, una terza che serviva da ufficio, una quarta per sgranchirsi le gambe e una quinta per le dame di compagnia, che includeva anche la camera da letto imperiale con tanto di toeletta e uno spazio per i vestiti. L’ultima, la sesta, era nuovamente destinata ai bagagli.
Altra amante dei viaggi in treno fu l’imperatrice Sissi che preferendo viaggiare in incognito si limitava a solo due vagoni. Il primo che racchiudeva la camera, il bagno, era decorato con specchi, dorature, stucchi, legni dipinti. Il verde era il colore dominante degli arredi. Nella seconda carrozza era allestito un salone con comodi divani i e tende color crema,molto spesse, alle finestre, per proteggere l’intimità della imperatrice.