Oggi abbiamo l’onore di ospitare nel nostro salottino addirittura un pontefice: Papa Sisto IV, al secolo Francesco Della Rovere! Daniela Piazza, autrice di diversi romanzi storici, ne ha trattato le vicende nella sua ultima pubblicazione con Rizzoli Editore “Il tempo del giudizio”. Ecco cosa le ha raccontato il pontefice durante il loro incontro…
Vostra Santità, sono veramente onorata di avere la possibilità di intervistare il mio più illustre concittadino. A questo incontro tenevo moltissimo: infatti io vivo a Celle, il borgo dove Voi siete nato, secondo la biografia scritta da colui che Voi stesso avete nominato Bibliotecario Apostolico, Bartolomeo Sacchi, detto il Platina. Iniziamo quindi subito da questa notizia, che alcuni storici non considerano veritiera: siete davvero nato a Pecorile, frazione di Celle?
Ma certo! Il Platina ha scritto il Liber de vita Christi ac omnium pontificum su mio incarico e naturalmente ho controllato ogni singola parola che aveva vergato sul mio conto. Gli ho chiesto io di specificare il mio luogo di nascita: ero affezionato a Celle e alla famiglia che ci ospitava, i Ricchetti, anche se sono certo che sia stata la volontà del Signore a salvarmi dall’epidemia che allora imperversava a Savona!
Abbiamo compiuto il cammino inverso: io, cellese, sono nata nella Vostra Savona perché a Celle non c’era l’ospedale…
L’ospedale! Ai miei tempi si nasceva in casa, naturalmente, ed era Dio a prendersi cura dei neonati e delle madri.
Mi risulta però che spesso i parti avessero esito infausto…
Volontà del Signore! Nel mio caso, la protezione di Dio fu manifesta prima ancora che io nascessi: mia madre, poco prima di partorire, vide in sogno i Santi Francesco e Antonio che mi vestivano con un saio. Anche quando, ancora bambino, rischiai di annegare in mare, furono di nuovo loro a salvarmi miracolosamente.
Fu perciò per questo che prendeste i voti nell’ordine francescano?
E’ così. Mia madre mi aveva promesso a loro, ma io stesso non avrei desiderato altro.
Vi faccio una domanda indiscreta: non aveste mai rimpianti, non fu doloroso per voi rinunciare all’amore, ad avere dei figli…?
Questa è una domanda più che indiscreta: è inopportuna. Immagino che siate a conoscenza di tutte le malignità che circolavano allora sul mio conto: che fossi pederasta, dissoluto, che i miei nipoti in realtà fossero miei figli… Macché, tutte menzogne! Certo, ai miei tempi essere Pontefice era qualcosa di molto diverso rispetto ad ora. Quello che contava era avere saldamente in mano il potere spirituale e temporale, alla castità non si faceva poi così tanto caso. Ma io ricevevo le mie soddisfazioni dagli studi teologici e dall’amore dei miei parenti, oltre naturalmente a quello di Dio: non avevo bisogno di altro!
È stato per questo che siete diventato il più famoso papa “nepotista”?
Ah, il nepotismo, ancora questa vecchia storia. Non fu per brama di ricchezze famigliari che favorii i miei nipoti: era necessità! Le grandi famiglie romane e quelle dei maggiori signori d’Italia non vedevano volentieri sul trono di Pietro un uomo proveniente da una classe sociale (come dite oggi) così diversa. Mi osteggiavano in ogni modo: pensate che arrivarono a chiamarmi “destructor urbis”, me, proprio me! E dire che non avevo avuto altro pensiero che ridare dignità e bellezza alla nostra povera Roma, quasi abbandonata per secoli!
Questo è veramente un appellativo ingeneroso! Ma so che altri invece vi chiamavano “restaurator urbis”. Qual è, tra le tante opere di rinnovamento e nuova edificazione che compiste, quella di cui siete più orgoglioso?
Ah be’, questa è una domanda facile. D’altronde ancora oggi il mio nome è famoso in tutto il mondo grazie alla Cappella che ho fatto erigere in Vaticano, la Cappella Sistina, appunto! Doveva essere il luogo sacro più meraviglioso al mondo e lo è diventato, anche se gran parte del merito se lo presero mio nipote Giuliano, che, diventato papa Giulio II, ne fece completare la decorazione a Michelangelo Buonarroti e poi ancora papa Paolo III Farnese, che gli fece affrescare la parete di fondo con il Giudizio Universale. Un grande artista, questo Buonarroti, certo. Ma anche coloro che chiamai io, Perugino, Ghirlandaio, Botticelli e molti altri non erano certo da meno! Volevo che la Cappella Magna diventasse pari all’antico Tempio di Salomone, ma alla fine credo che lo abbia addirittura superato!
Tornando ai suoi nipoti, quale le era più caro?
Non si può certo fare una classifica di questo tipo! Però è pur vero che con Pietro c’era una sintonia totale. Girolamo mi faceva quasi paura, con la sua smodata ambizione, e Giuliano aveva un carattere! Tutto fuoco e fiamme! Pietro invece era un grande uomo, uno straordinario diplomatico, capace di trovare soluzioni a ogni problema e di accattivarsi le simpatie di tutti. E’ gran parte merito suo, in quanto mio assistente al Conclave, se alla fine fui eletto, contro ogni previsione! E’ stato un duro colpo, difficile da accettare, la sua morte a soli 28 anni! Ma si sa, Dio dà, Dio toglie, sia fatta la volontà di Dio…! Ora però con questi ricordi mi ha rattristato, mi permetta di raccogliermi in preghiera per la sua anima, perché sì, in effetti, il povero Pietro aveva anche qualche piccolo difetto, era un po’ troppo incline ai piaceri terreni e ha bisogno ancora delle nostre preghiere per poter accedere alla grazia di Dio!
Roma, 1473. All’ombra degli alti palazzi e delle basiliche secolari, Papa Sisto IV ha una sola ossessione: riprodurre nella Città Eterna il Tempio di Salomone, per riportare la Chiesa di Roma all’antico splendore. Ecco allora prendere forma il progetto grandioso della Cappella Sistina, che del Tempio di Gerusalemme ha le stesse misure. Ma per completare il suo piano, serve un simbolo di potere le cui tracce si perdono nel tempo e nel mito: la misteriosa melagrana d’avorio che ornava lo scettro del Sommo Sacerdote. Così, mentre in Vaticano, tra intrighi di corte e brama di potere, una mano ignota compie atroci omicidi ai piedi della Sistina, il pontefice incarica il giovane monaco Moses di impadronirsi della preziosa reliquia. Le cose, però, non vanno come previsto. La ricerca si rivelerà sempre più insidiosa e condurrà Moses lontano da Roma, oltre i confini del bene e del male, in un viaggio che dal Palazzo degli Ospedalieri a Rodi passa alle locande di Cipro e arriva fin dentro le mura di Otranto assediata dai Turchi. Al ritorno da questo lungo viaggio, la sua vita sarà cambiata per sempre, e con essa anche la storia della Cappella più famosa di tutti i tempi.