Altro appuntamento fisso di TSD è quello con i commenti dei lettori al libro che, di mese in mese, leggiamo insieme. A maggio siamo stati ospiti della famiglia Borgia, tra i poteri clericali e laici, una corte affollata, la loro, in cui ci siamo districati con il libro di Sarah Dunant “Sangue e onore. I Borgia”.
Sarà piaciuta la lettura? A voi le impressioni dei partecipanti.
Daniele Chiari
Un romanzo, ma quasi un saggio, scorrevole, avvincente e nello stesso tempo concretamente attaccato alle date e alle vicende storiche.Una serie di intrighi, violenze, assassinii assai ben descritti, talmente incredibili che sembrano frutto di fantasia. Da medico ho trovato particolarmente interessanti, ed anche attuali, le parentesi sulla sifilide, e ben presentato il difficile ruolo del medico di corte, in bilico tra dati scientifici incerti e carenti e richieste ineludibili di pazienti molto esigenti. Ottima lettura, decisamente raccomandabile.
Laura Pitzalis
Il soggetto del romanzo non è originale, la vita di Rodrigo Borgia e dei suoi figli dal giorno della sua elezione a capo della Chiesa sino all’ultimo matrimonio di Lucrezia col duca di Ferrara. Un ennesimo scritto che analizza le dinamiche che hanno generato una sorta di leggenda nera della famiglia Borgia tramandandola come un covo di serpi e miscuglio d’empietà. Ho iniziato la lettura senza tante aspettative pronta a un “déjà vu” saggistico, una sequela di date e azioni, con personaggi storici, ampiamente conosciuti, e i loro luoghi comuni. Non è stato così perché la Dunant, con uno stile semplice e lineare grazie ad una buona dose d’ironia, e con una capacità descrittiva che ho adorato, ci introduce in un periodo storico ricco non solo di progressi nelle arti e nelle scienze, ma, purtroppo, anche di violenze, intrighi, rivalità, corruzione, sete di potere.Ci racconta, senza discostarsi dalla realtà storica, l’ascesa al potere dei Borgia penetrando, senza nulla tacere delle loro cospirazioni e scandali di natura politica e sessuale, nella loro personalità, dando a loro un’anima, dei difetti, rendendoli così umanissimi e credibili. Riesce a far emergere i drammi interiori che essi vivono e il peso delle scelte che devono fare, azzerando, quindi, la distanza tra loro e noi lettori. Non per nulla le pagine che più mi hanno toccato e dove, penso, la Dunant si è superata sono quelle che riguardano lo struggente dolore di Alessandro VI per la morte del figlio Juan e quelle che descrivono l’omicidio di Alfonso d’Aragona, secondo marito di Lucrezia, e la disperazione di quest’ultima. Il pregio di questo romanzo sono proprio loro, i protagonisti e non per quello che fanno che è quello che hanno fatto nei numerosi libri scritti finora, la storia sempre quella è, ma per l’impronta che ha dato loro la Dunant: Rodrigo con l’ambiguità presente in ogni essere umano e lo sviscerato amore per i propri figli; Cesare con i suoi problemi di salute causa, in parte, della sua crudeltà e delle sue ossessioni; Lucrezia con la sua dolcezza, divisa fra l’amore e la fedeltà alla famiglia, profondamente diversa dalla Lucrezia dissoluta, avvelenatrice, incestuosa tramandataci dalla Storia. La Dunant, come Maria Bellonci nella sua biografia, la rivaluta e la libera dallo stereotipo della donna spregiudicata, rendendola ugualmente interessante per il lettore.
Costanza Marzucchi
La famiglia Borgia è, sicuramente, una delle famiglie che vantano una longevità letteraria senza precedenti. Sarah Dunant si allinea a questa straordinaria tradizione, producendo un romanzo che non aggiunge nulla a quello che gli appassionati di storia rinascimentale già sanno. Le vicende dei membri della dinastia Borgia sono celebri e l’autrice offre una narrazione di tipo tradizionale, rielaborando i dati nella narrazione ma senza discostarsi troppo dalla verità storica, cosa che apprezzo. Alcuni passaggi sono una libera interpretazione ma questo avviene solo in prossimità di alcuni dei misteri della famiglia. L’uso del presente storico spiazza ma permette al lettore di calarsi nelle dinamiche della famiglia in modo immediato ed efficace. I ritratti dei personaggi sono vivi e per nulla stereotipati, con una punta d’ironia che rende tutto perfettamente godibile. Tra di essi, meritano sicuramente Lucrezia e Cesare. La prima è una pedina fin da bambina e che, tra mille blandizie, riceve ignominia e infamia per opera delle malefatte dei suoi congiunti. Il secondo, legato alla sorella da un sentimento morboso che non riesce a concretizzarsi, usa il potere della famiglia per seguire le sue ambizioni personali, non esitando a fare a pezzi la felicità di Lucrezia che non vuole condividere con nessuno. Questo è forse uno dei passaggi più interessanti di questo libro che ha il merito di parlare di questa famiglia senza cedere alle malelingue dei suoi detrattori.
Daniela Castagnino
La storia della famiglia Borgia, seppur nota e conosciuta, è scritta in modo avvincente ed appassionato che invoglia alla lettura. La narrazione è scorrevole, coinvolgente e densa di avvenimenti. Le vicende storiche sono trattate con grande cura ed attenta ricerca, le descrizioni dei luoghi, del periodo e dei personaggi sono molto minuziose e permettono di calarsi nella narrazione. Un romanzo interessante dove si riscoprono fatti già conosciuti che però vengono arricchiti di dettagli e nuove curiosità.
Maria A. Bellus
Un libro sui Borgia, una famiglia dove potere, intrighi e sopprusi sono raccontare dalla Dunant molto bene. Le figure di Alessandro, Cesare destinato alla vita ecclesiastica, di Jean, Goffredo e della bella Lucrezia coinvolgono nella loro complessità. La figura di Lucrezia mi è molto piaciuta, non facile riuscire a confrontarla con altri romanzi e capire il vero essere di questa donna. Forse un piccolo appunto è che a volte qualche passaggio è troppo lungo ma nel complesso un romanzo molto piacevole.
Donatella Palli
Hanno scritto molto sulla famiglia Borgia e naturalmente capiamo il perché abbia sempre affascinato lettori e cultori della materia. Che cosa aggiunge la Dunant di nuovo quando i fatti sono ben conosciuti? Direi che è una scrittrice di rara sensibilità e il suo scavare nei profondi meandri della mente dei suoi personaggi ce li rende intensamente reali. Così assistiamo alle avventure erotiche e militari di Papa Borgia ma anche alla sua paura d’invecchiare, al suo grande amore per i figli, al suo dolore per la perdita dell’adorato Juan e per la definiva partenza di Lucrezia. La Lucrezia della Dunant è una ragazzina desiderosa di assecondare il volere di suo padre e di suo fratello Cesare ma anche la donna che ama Alfonso riamata e che soffre moltissimo per la sua uccisione. Cesare, che arde di una ambizione insaziabile ma deve anche combattere contro un nemico invincibile : la sifilide. Insomma tutti questi aspetti rendono il libro della Dunant avvincente e toccante. Per chi volesse seguire Lucrezia a Ferrara ( e non l’ha ancora letto ) consiglio il libro di Alessandra Necci, Isabella e Lucrezia, le due cognate.
Raffaelina Di Palma
Nell’immensa piazza San Pietro, l’undici agosto 1492, risuona il fatidico annuncio: Habemus Papam! Rodrigo Borgia, cardinale di Valenza, è stato eletto Papa con il nome di Alessandro VI. Inizialmente i suoi piani sono chiari: ripristinare l’ordine, rinsaldare le alleanze, risanare la finanza pubblica, unificare le forze cristiane contro il pericolo turco. Proponimenti che però vengono presto dissolti da un’ambizione irrefrenabile fino a convincerlo a cedere in sposa la figlia Lucrezia ben due volte: con Giovanni Sforza prima, con Alfonso d’Aragona poi, di crescere il figlio Cesare come il Principe feroce e insensibile che ispirerà Machiavelli, di iniziare una relazione con una giovanissima Giulia Farnese e inoltre, tramare congiure senza risparmiare nessuno. Sesso, potere, intrighi. Quando si parla dei Borgia entriamo in quella temperia di corruzione, di intrighi e di morte: mentre il Rinascimento fa nascere i suoi talenti migliori, uomini, intellettualmente e moralmente importanti sono al servizio di tiranni che, come Alessandro VI funestano Roma, che con i loro soprusi violentano un’intera società. Senza impacci morali gli uomini di quel tempo pur violenti, crudeli e rozzi, sanno essere anche generosi, pietosi e altruisti e questi comportamenti contrapposti risaltano particolarmente nel Rinascimento come in nessun’altra epoca dell’umanità. Essi sono dotati di una creatività straordinaria: amano l’arte e mentre affilano le armi per la guerra si trasformano in grandi mecenati, anche se dietro a tutto ciò hanno un fine ben preciso; si possono tranquillamente definire gli antesignani della pubblicità. Infatti, attraverso le opere che i grandi artisti realizzano per loro, mettono in risalto il nome del proprio casato. È in questo mix di contraddizioni che Lucrezia si avvia verso il suo futuro. Nelle mani del padre e del fratello, diventa una pedina per gli scambi politici. Nell’ascesa al soglio pontificio Alessandro VI esercita un palese nepotismo, che lui opera in favore dei figli Cesare, Juan, Lucrezia e Goffredo i quali diventano comparse più o meno consapevoli: diventano parte di un progetto che, con qualunque mezzo, difende e rinforza il potere e la ricchezza ottenuti con il papato. Mentre il primo è destinato alla carriera ecclesiastica, gli altri sono pedine in matrimoni combinati per consolidare e estendere il loro potere in tutta Europa. In questo romanzo, Sara Dunant, ripercorre gli amori, i tradimenti e le macchinazioni dei Borgia. Lo fa ricreando le atmosfere nelle quali hanno vissuto questi spietati personaggi; facendone una sorta di saga del Rinascimento italiano.
Eliana Corrado
Sui Borgia si è scritto tanto, forse troppo; si è scritto bene, si è scritto male, sono stati inventati o enfatizzati o falsificati tanti dettagli che non è possibile, per un lettore amatoriale, ovvero un non studioso, rintracciare cosa sia vero o cosa falso; e tutto ciò ha contribuito a renderla una delle famiglie più chiacchierate, amate e affascinanti che ci possano essere nella Storia. Perciò, alla fine, per me che su di loro ho letto parecchio, di questo libro – che prende le mosse da che Alessandro Borgia è chiuso nel conclave dal quale uscirà come papa – ho apprezzato e ammirato e amato la scrittura e lo stile, a conferma del fatto che le cose bisogna saperle raccontare; la novità e l’originalità di questo libro su un argomento che di originale non ha nulla, stanno nella scelta narrativa e nella scrittura.Chi non conosce, pur solo per sentito dire, le nefandezze su papa Borgia, la smania di potere di Cesare, l’assassinio di Giovanni, i matrimoni combinati che hanno reso Jaufrè ridicolo e Lucrezia una infelice (e forse vendicativa)? Perché di questo si parla in “Sangue e onore” di Sarah Dunant, delle trame di potere, degli scacchieri politici, di esseri umani sacrificati – quando non usati – sull’altare della bramosia, degli interessi personali. Inutile dilungarsi, quindi, sulla storia e sulla trama. Ciò che veramente mi ha molto e favorevolmente colpita di questo libro è la scelta lessicale, lo stile adeguatamente ricercato senza essere barocco, le similitudini, i tratti velamente ironici – ma mai giudicati – anche sulle fonti che, da altri, sono state distorte o manipolate. Certo, qualche pagina in meno avrebbe fatto bene al libro, alcune descrizioni – pur se belle e piacevoli da leggere – alla lunga risultano ridondanti e stancanti, ma resta una scrittura che più che scavare nei fatti scava nei personaggi che hanno fatto accadere quei fatti e che hanno forgiato caratteri, sentimenti, animi altrui. E questo nel bene come nel male. Alla Dunant ascrivo il grande pregio di aver reso appieno la tecnica narrativa dello “show, don’t tell”.
Virzo Laura
Libri sui Borgia ne abbiamo letti parecchi, ma ogni volta si aggiunge una conoscenza, un approfondimento, di questo o quel personaggio. Anche se la storia generale è conosciuta, è sempre piacevole leggere un romanzo ben scritto.
Alessandra Ottaviano
11 agosto 1492, Rodrigo Borgia viene eletto Papa, assumendo il nome di Alessandro VI.Rodrigo Borgia, spagnolo, odiato da buona parte del popolo italiano. Rodrigo, padre di cinque figli, tra cui Cesare, Lucrezia e Juan.Ad elezione avvenuta, le voci che serpeggiano tra le stanze del Vaticano, ripetono che non basterebbero 7 Papi Borgia per accontentare tutti quei parenti.Questo romanzo ci accompagnerà, con precisione e dovizia di particolari, nella vita di Rodrigo Borgia e dei suoi figli dal giorno della sua elezione a capo della Chiesa sino all’ultimo matrimonio di Lucrezia col duca di Ferrara.Attraverso gli occhi dell’autrice scopriremo gli intrighi di un Vaticano già macchiato di soldi, sesso e potere.Scopriremo un Cesare Borgia che lascerà i voti, che ucciderà con freddezza il suo stesso cognato, che nutre un amore profondo e malato per la sorella Lucrezia. E, soprattutto, avremo un ritratto profondamente diverso di quella Lucrezia Borgia per secoli conosciuta come donna dai facili costumi e che, invece, finalmente viene mostrata per ciò che era realmente: una ragazzina in mano ad una padre ed un fratello che la usavano come pedina politica, combinando matrimoni ed annullamenti a loro piacimento.Una Lucrezia che, dopo l’annullamento delle sue prime nozze con Giovanni Sforza, si rinchiude in convento per stare lontana dagli intrighi del Vaticano; una Lucrezia innamorata del suo secondo marito, Alfonso d’Aragona, che perderà proprio per mano di suo fratello Cesare.La bravura di Sarah Dunant consiste, principalmente, nel suo percorso di studi (laureata a Cambridge, insegna Storia del Rinascimento) che traspare appieno nei suoi romanzi.I suoi romanzi raccontano, con dovizia di particolari, senza digressioni ed invenzioni, quella che è stata la storia del nostro Paese.Le basi storiche sono talmente precise da rendere la storia più vera e reale per chi la legge.In questo romanzo, il lettore riesce ad apprezzare sia i personaggi che i luoghi e i momenti storici, sempre ben descritti, al punto tale che si ha la sensazione di trovarsi tra le vie di una Roma antica e sanguinosa assieme agli eserciti che la attraversano ed al popolo che la vive.
Roberto Orsi
Sui Borgia si è detto e scritto di tutto e di più. Sarah Dunant ha voluto percorrere un solco narrativo che vede riscritta la visione degli appartenenti a questa famiglia. Come descritto nelle note finali al romanzo, l’autrice ha sposato alcune tesi di diversi storici contemporanei che ridimensionano una concezione dei Borgia dissacrata. Se nel tempo si sono sempre sottolineati gli atteggiamenti negativi e i comportamenti eccessivi che li hanno contraddistinti, e che comunque rimangono, si è fatta strada la convinzione che non ci furono solo quelli. Sarah Dunant ci parla di uomini e donne di potere, che dall’agosto 1492, dal giorno dell’ascesa al soglio pontificio di Rodrigo, papa Alessandro VI, videro completamente ribaltate le proprie vite di figli illegittimi. Rodrigo passerà alla storia come uno dei papi che più fecero ricorso al nepotismo, riuscendo a stipulare accordi, strappare territori, conquistare città, senza quasi muoversi da Roma e muovendo sullo scacchiere politico i propri figli. Dal 1492, quando inizia il romanzo, fino ai primi anni del secolo successivo, l’autrice racconta la Storia dei Borgia, con le loro passioni, i tradimenti, le pulsioni, le ansie, i timori, i successi e le sconfitte, con una dose di mistero per quegli avvenimenti ancora non spiegati e che l’autrice lascia in un alone di incertezza. La scrittura è fluida, a tratti magnetica, capace anche di evocare immagini che con poche righe restituiscono tutto lo splendore, da una parte, e la povertà, dall’altra, della città di Roma. Se posso trovare un difetto al romanzo, forse si dilunga troppo in alcuni dettagli specialmente nella parte centrale, rallentando il ritmo di lettura. Nel complesso, un romanzo completo che permette di apprezzare i tanti legami che ruotarono attorno ai Borgia, le motivazioni che spinsero ad alcune azioni e probabilmente anche considerazioni distorte sulle loro personalità.
Maria Marques
Il romanzo racconta le vicende della famiglia Borgia dal momento in cui, il patriarca Rodrigo, sale al soglio pontificio con il nome di Alessandro VI. Animato dalla ambizione di creare una dinastia potente che si possa inserire tra quelle dominanti nella penisola, Rodrigo utilizzerà i figli avuti da Vannozza Cattanei come pedine. Juan, imbelle e incapace, destinato a portare gloria come comandante delle armate pontificie, contrarra’ un matrimonio principesco nella madrepatria, mai dimenticata, la Spagna. Cesare, divorato dalla ambizione, intelligente e scaltro, sembrerebbe destinato ad aumentare le fortune famigliari con una brillante carriera ecclesiastica. Jofre schiacciato dalla personalità dei fratelli, sposerà una principessa napoletana. Infine Lucrezia pedina nelle mani del padre che la utilizzerà per assicurarsi alleanze utili alla sua politica e poi anche a quella di Cesare. Romanzi sui Borgia ne sono stati scritti molti, ma questo non ha la stessa spregiudicatezza che si accompagna al racconto delle vicissitudini di questa famiglia e, nulla aggiunge alla descrizione dei personaggi dal punto di vista psicologico,seguendo i cliché già battuti da altri autori. Unica nota particolare, la vicenda del fanciullo romano, la cui maternità non è attribuita a Lucrezia. Il tono del romanzo e lo stile della autrice, molto fluido e godibile, smorza le vicende che, pur nel rigore storico, non riescono ad essere visibili a tutto tondo nella loro drammatica autenticità. Suggestive descrizioni sono di supporto alla storia che si ferma alla partenza di Lucrezia per Ferrara, poiché un secondo romanzo raccoglie le vicende conclusive dei Borgia. Una bella lettura ma che non è riuscita a conquistarmi completamente. Quello che attrae sempre nella vicenda di questa famiglia è il loro inserirsi in una penisola divisa tra molte casate illustri che cambiano alleanze come. su uno scacchiera in perenne movimento.
Trama
Roma, 11 agosto 1492. Per cinque giorni,ventitré uomini sono rimasti prigionieri di una cappella in Vaticano. Senza scrivani cui dettare le loro lettere, né cuochi per preparare banchetti; con un solo domestico che li ha aiutati a vestirsi, e pasti frugali passati da uno sportello di legno che si chiude quando l’ultimo piatto è stato consegnato.
Sono i cardinali entrati in conclave per eleggere il nuovo successore di Pietro. Diciassette giorni prima papa Innocenzo VIII, esausto, al cospetto dei figli chiamati al suo capezzale, ha smesso di combattere per restare in vita. Il corpo era ancora caldo quando i pettegolezzi hanno cominciato a diffondersi per le strade come lezzo di fogna. In città è corsa addirittura voce che l’irascibile cardinale Della Rovere, favorito del pontefice, e il vicecancelliere cardinale Rodrigo Borgia si siano scambiati insulti da un capo all’altro del capezzale, e che Innocenzo abbia esalato l’ultimo respiro giusto per sfuggire al baccano.
L’alba dell’11 agosto è un livido giorno di afa e calura quando, nella grande piazza, risuona il fatidico annuncio: «Habemus Papam!» Rodrigo Borgia, cardinale di Valenza, è stato eletto Papa col nome di Alessandro VI. Il vicecancelliere di cinque papi diversi, il cardinale spagnolo che, con quell’accento che suona come un attacco di tosse, non è certo nel cuore delle famiglie più antiche di Roma, è il successore di Innocenzo VIII. Ha sconfitto Della Rovere, che in conclave già sedeva sotto l’immagine di Cristo che consegna a san Pietro le chiavi della Chiesa, e il potente Ascanio Sforza.
I piani di Alessandro VI sono chiari: ripristinare l’ordine, risanare la finanza pubblica, unificare le forze cristiane contro il pericolo turco e rinsaldare le alleanze. Buoni propositi che vengono,
tuttavia, presto dissipati da un’ambizione sfrenata, capace di convincerlo a cedere in sposa la figlia Lucrezia ben due volte (prima a Giovanni Sforza e poi ad Alfonso d’Aragona), di crescere il figlio Cesare come il Principe spietato e freddo che ispirerà Machiavelli, di intraprendere una relazione con una giovanissima Giulia Farnese e di ordire complotti e vendette senza risparmiare nessuno.
Ripercorrendo gli amori, i tradimenti e le macchinazioni dei Borgia e, in controluce, dell’intero Rinascimento italiano, Sarah Dunant – «impeccabile per padronanza, ritmo e istinto» (The Financial Times) – ci regala un affresco rigoroso e potente di una famiglia e un paese assetati di potere, che sintetizza l’essenza stessa della Storia: affascinante, contraddittoria e inarrestabile.