Recensione a cura di Raffaelina Di Palma
Il Castello di Fuoco, di Grazia Maria Francese, è il secondo volume della trilogia Mille rimpianti che ci porta in Giappone, nell’anno 1534, quando era ancora un Paese lacerato, diviso in tanti piccoli feudi governati da potenti signori locali spesso in guerra tra loro. Un’era durata quasi duecento anni: dalla metà del 1400 fino ai primi anni del 1600.
Fu un periodo di sconvolgimenti sociali: tra guerre continue e feroci e intrighi politici ci offre lo spaccato di una Storia millenaria, con tradizioni cosi fortemente sentite da rasentare la leggenda.
Giappone, fortezza di Sawayama
1° anno di Tenho, annuncio d’autunno (1573)
<<Cosa vuoi, tu? Chi sei? >> Isono Kazumasa, comandante della fortezza, squadra perplesso l’uomo di fronte a lui, le guardie gli hanno tolto le spade, gli frugano addosso in cerca di armi nascoste, eppure quello continua a chiacchierare come se fosse tra amici.
Quell’uomo non è altri che Tokichiro, un oscuro venditore ambulante, un senza casta che, riesce a entrare con la sua scaltrezza, nei favori di Oda Nobunaga fino a diventare uno dei suoi generali. Assumerà il nome di Hashiba Hideyoshi (in seguito Toyotomi Hideyoshi). Come un mentore maligno sarà complice di Nabunaga nelle sanguinose battaglie in nome di un potere e una sfrenata ambizione. Oda Nobunaga, è uno degli eroi più famosi del Giappone, conosciuto come uno degli unificatori: è passato alla storia per la sua inaudita abilità militare, per la sua disponibilità ad aprirsi alle correnti occidentali (compreso il Cristianesimo), ma anche per la sua spietatezza, un personaggio privo di umanità.
Il sipario su “Il Castello di Fuoco”, si apre proprio mentre Oda Nobunaga si accinge ad assediare il castello di Odani nel quale vive sua sorella Oichi con il marito Asai Nagamasa e i loro figli.
Hai guardato fuori? Il castello è circondato, non so se ti rendi conto. Si può sapere perché non hai messo da parte un po’ più di provviste? Non avrei mai creduto che le cose peggiorassero così in fretta, si scusa l’uomo a testa bassa, e prosegue: due sacchi di sale, una botte di miso. Tre ceste di tuberi. Quindici sacchi di fagioli…
Oichi rimprovera il servo che si occupa delle provviste, ma si sente in colpa. Se non avesse mandato al fratello un sacco di fagioli legato a entrambi i capi come avvertimento che sarebbe stato attaccato su due linee di combattimento, forse adesso non si troverebbero in questa difficile situazione. Non ha mai avuto il coraggio di confessare a Nagamasa il suo gesto.
Ma il marito deve aver sospettato qualcosa, perché è diventato più freddo con lei. All’inizio era sicura che Nobunaga avrebbe perso, ma poi gli eventi erano precipitati.
Forse è solo preoccupato, poveretto. Lo sono anch’io, queste provviste non bastano neppure per un mese! Quando saranno terminate, cosa mangeremo? Maledetto Nobunaga!
Il suo pensiero va a Manpukumaru, il suo bambino. Quando suo marito le annunciò che portava via il loro primogenito lei si ribellò. Ma poi dovette accettare: allontanarlo significava salvargli la vita. Nel separarsene sentì un senso di oppressione che la lacerò, ebbe la certezza che non lo avrebbe rivisto mai più.
Più di altri Stati, il Giappone, ha mantenuto intatte le sue tradizioni antiche: ha vissuto un tempo corrispondente al nostro Medioevo fino al XIX secolo. Il fascino che questa nazione ha esercitato sull’Europa è stato proprio il suo essere in grado di conservare intatte queste sue antiche tradizioni; perdute dalle popolazioni “civilizzate” più velocemente.
Il contesto storico dell’epoca, Grazia Maria Francese, lo trae dai suoi stessi personaggi, dalla loro linfa vitale, penetra nei loro più intimi segreti, mettendo a nudo le loro emozioni, coinvolgendo il lettore che finisce per sentirsi un loro contemporaneo. Non c’è dubbio che, trattando una cultura complicata e antica come quella giapponese, dietro ci sia una ricerca lunga e meticolosa dove scorrono i fili del gravoso lavoro d’insieme. Fili che si intrecciano, creano ponti, ci fanno tornare indietro nel tempo, ci conducono in terre e in luoghi inimmaginabili per noi, figli del XX secolo.
Nobunaga progetta mentalmente un nuovo castello per sé, con mura invalicabili, una pagoda a sette piani, una costruzione poderosa che dovrà essere il simbolo della sua gloria; vuole lasciare un’impronta del suo regno. Ma quella visione imponente viene appannata da altre immagini. La piccola testa mozzata di Manpukumaru, suo nipote. La faccia stravolta di Oichi, sua sorella. Il seppuku, (suicidio rituale mediante il taglio del ventre), messo in atto da Nagamasa, suo cognato. I lividi sul collo di Ryu, la sua giovane amante di Miyako.
Tu non capisci sorellina! Non godo nell’uccidere, io: il marmocchio era un ostacolo da eliminare, tutto qui. Un giorno avrebbe potuto causare delle noie.
Nonostante i rimproveri del monaco Takugen lo avessero fatto vergognare, l’essere crudele, provocare sofferenze, gli dava un senso di profondo appagamento: non rinnegava ciò che aveva fatto e che avrebbe continuato a fare…si stenta a credere che questi efferati episodi siano realmente accaduti, ma poi basta leggere la Storia…
Una parte corposa del romanzo, ritengo, sia l’incontro tra Oda Nobunaga e Alessandro Valignano così insolitamente somiglianti: due mondi opposti, in un incontro-scontro nel quale cercano, malgrado tutto, una fusione dei loro sentimenti contrastanti, cercando di porsi, in termini spirituali e culturali, in una sorta di alternativa che porterà a un finale sorprendente.
Dalla Storia emergono le fragilità dell’uomo: testimonianze di un passato e dei suoi mille volti.
La crudeltà è quel fuoco che, insieme con il castello, brucia anche la vita: quella vita che non è soltanto un sogno, ma anche le nostre radici; finché il “sibilo”di una lama interrompe quel sogno.
Trama
Lisbona, marzo 1574: caracche e galeoni salpano verso oriente. Tra i passeggeri che affrontano la perigliosa traversata fino all’India e oltre, c’è il gesuita Alessandro Valignano. Gli è stato assegnato dal Generale della Compagnia l’incarico di Visitador (ispettore) delle missioni in Africa e Asia. Si avvera per lui il sogno di una vita, abbandonato dopo una giovinezza turbolenta e poi riapparso, quasi suo malgrado: varcare gli oceani fino al remoto Japòn. Oda Nobunaga, il signore della guerra che sta riunificando il paese, protegge i cristiani. Questi però non sono che pedine nel gioco politico/militare dell’epoca e rischiano di essere sacrificati a ogni nuovo sviluppo. Il personaggio più temibile è lo stesso Nobunaga, che lunghi anni di lotta per la supremazia hanno trasformato in un tiranno sanguinario. Alessandro si prepara all’incontro cruciale con Oda Nobunaga, ma proprio in quel momento, il destino aprirà sotto i suoi piedi la trappola di un ricordo.