Recensione a cura di Roberto Orsi
È uscito ieri, 7 giugno, nelle librerie di tutta Italia il nuovo romanzo di Diego Lama con protagonista Veneruso, Commissario Capo della polizia del Regno nella Napoli di fine ‘800. Si tratta del quinto romanzo della serie, pubblicato anche questa volta con Mondadori.
Il lettore ritrova un personaggio molto particolare che ha imparato ad apprezzare negli episodi precedenti. Un protagonista che esce dall’anonimato della letteratura: impossibile non essere colpiti dal Commissario Veneruso. In un modo o nell’altro, che stia simpatico o antipatico, si tratta di un personaggio destinato a lasciare il segno nel lettore.
Un tipo presuntuoso, arrogante, spaccone con i suoi collaboratori (ne sa qualcosa il povero Salvatore Serra che lo accompagna in questa nuova avventura), umorale e testardo, ma anche “un povero disgraziato che se vedeva quattro bambine sgozzate perdeva la parola”.
Un uomo pieno di contraddizioni interiori ed esteriori il Commissario Veneruso, un uomo al di là di rigidi schemi. Avvinto da una spesso immotivata e irrazionale sfiducia nei confronti del genere umano, di sé stesso, della giustizia, della verità, della vita. E anche della morte.
“Il commissario da molti anni non credeva più nella giustizia, che a volte era isterica, altre volte pigra, altre violenta, implacabile, rabbiosa, oppure bonaria, bonacciona, altrimenti sciatta, disordinata, addirittura senza memoria, o anche cavillosa, illogica, ottusa, assurda: insomma una vecchia scema.”
Veneruso è incaricato di recarsi sull’isola di Capri per recuperare un vecchio brigante che oltre vent’anni prima si era macchiato di alcuni reati contro l’esercito del Regno nella lotta per la libertà del sud a scapito dell’unità d’Italia. Insieme a Salvo Serra, suo collaboratore fidato, sale sul piroscafo dal porto di Napoli verso quell’isola “che pare immensa, incombente, misteriosa, selvaggia ma allo stesso tempo docile come una belva non più feroce.”
È a Capri che si svolgono le vicende di questo giallo. L’isola con i suoi faraglioni, le ville e residenze di lusso arroccate su speroni di roccia a strapiombo sul mare, panorami mozzafiato che hanno incantato e incantano milioni di visitatori ogni anno. Il romanzo si svolge in un periodo in cui l’isola è diventata la meta della borghesia europea più ricca e colta d’Europa. Tutti alla ricerca di quella libertà che le imposizioni della società precludevano. È il caso di Oscar Wilde o di Vladimir Lenin che l’autore, con una licenza poetica, colloca sull’isola qualche anno prima della loro effettiva presenza. O del barone francese Jacques Fersen a cui Diego Lama si è ispirato per dare vita a uno dei personaggi del romanzo.
“A Capri non si viene per delitto, ma per diletto e la gente non cerca rogne, cerca solo questo: libertà. Tutti cercano la libertà, chi da un rimorso, chi dai fantasmi, chi dai problemi, chi dal proprio passato e chi dal proprio presente.”
Veneruso e Serra vengono catapultati in una serie di omicidi che la squadra di Carabinieri dell’isola, formata dal maresciallo Giulio Gargiulo e dal brigadiere Peppe Caiazzo, da sola pare non riuscire a fermare. Le morti misteriose si susseguono nel procedere delle giornate sull’isola. Tutto lascia pensare a omicidi legati a motivazioni passionali, di sesso, di avidità e possesso. Veneruso indaga lasciandosi guidare dai dettagli e dai ricordi, dalle impressioni e gli istinti. Con il suo modo di fare sagace, altezzoso per certi versi, strafottente per altri, prende in mano un caso che in fin dei conti non è nemmeno di sua responsabilità. Il senso del dovere e di una propria giustizia che renda valore allo stesso termine, lo portano a occuparsi di queste morti e volerci vedere chiaro.
“Vita e libertà non potevano andare assieme, perché una era sempre assassina dell’altra.”
Le vicende si intrecciano con un altro caso di qualche giorno prima, per certi versi simile, avvenuto qualche giorno prima della partenza per Capri, nella città di Napoli e di cui Veneruso si è occupato.
“Capire a volte significava non capire affatto, perché una cosa erano i fatti, un’altra erano la verità e un’altra ancora le motivazioni. E spesso le tre cose non coincid3evano, essendo come i tre vertici di un triangolo: sempre opposti”.
Diego Lama pone sul palcoscenico un coacervo di personaggi singolari, dettagliandoli con caratteristiche che li rendono unici ai nostri occhi: come non figurarsi il dottor Borrelli, il medico di Capri, che a più riprese viene descritto come un ramarro, un serpente, un camaleonte, una rana, un coccodrillo, un sauro e diversi altri viscidi rettili; o l’agente Salvo Serra con il chiodo fisso in testa da cui non riesce a liberarsi; o il padre di famiglia Augusto Famigliuolo, marito di Teresa Cimmino una delle sorelle protagoniste della vicenda, con i suoi vizi e le misteriose sparizioni.
La scrittura di Lama è ficcante, ironica, canzonatoria, dissacrante al punto giusto. Restituisce attraverso modi di dire, di pensare, di filosofeggiare dello stesso Veneruso, un personaggio che rimane grezzo, verace e per questo ancora più vicino al popolo. Un uomo come altri, che non si erge a giustiziere divino dall’alto della sua intelligenza, anzi pieno di difetti che lui stesso riconosce a sé stesso e agli altri. Ecco dove il commissario Veneruso trova il fulcro di appoggio fondamentale per far breccia nel cuore dei lettori.
Trama
L’estate del 1884 è alle porte quando il commissario Veneruso – grassoccio, invidioso, scorbutico, ma assai sensibile e “quasi buono” – si imbarca insieme all’agente Serra per l’isola di Capri, dove ha l’ordine di prelevare un vecchio brigante. Siamo in piena Belle Époque, e sul piroscafo viaggia una composita umanità di intellettuali, nobili e ricchi industriali italiani e stranieri, tutti attratti dalle bellezze e dalle tante libertà consentite all’ombra dei Faraglioni. La traversata si rivela presto turbolenta, e mentre all’orizzonte si addensano pesanti – e profetiche – nuvole nere, il commissario conosce alcuni passeggeri, da altri viene sedotto e con altri ancora litiga.
Veneruso ancora non lo sa, ma saranno loro a popolare i suoi sogni, i suoi pensieri e i suoi rovelli nei giorni che seguiranno. Complice il maltempo, il commissario è infatti costretto a rimandare il ritorno, e i suoi giorni si tingono immediatamente di sangue. Dato che nessuno può raggiungere o lasciare l’isola, l’assassino è sicuramente tra i suoi abitanti. Pian piano Capri mostra tutte le sue seducenti sirene e le sue nascoste gorgoni, e Veneruso si ritrova ancora una volta a fare i conti con quel groppo inestricabile che chiamiamo Vita, e con ogni parola, opera e omissione che gli esseri umani sono disposti a compiere pur di viverla da creature libere.