Narrativa recensioni

Il fiore di Minerva – Carmine Mari

Recensione a cura di Roberto Orsi

“La calendula era il suo fiore preferito, simbolo della femminilità”.

È proprio la calendula “Il fiore di Minerva” che ritorna a più riprese sulla scena del romanzo. Qualcuno scava nel passato e lancia chiari segnali. “Chi vuole intendere intenda”, sembra questo il messaggio legato ai fiori lasciati sull’uscio di casa di alcuni dei personaggi del romanzo.

La calendula come simbolo di una vita spezzata. Si riferisce forse alla vita della povera ragazza le cui ossa vengono ritrovate nel giardino della bottega di Costanza Calenda? A chi appartenevano queste ossa? Chi era la povera creatura seppellita senza onore in terra sconsacrata?

Calendula: proprietà, usi e benefici di questo fiore bellissimo

Marcantonio Villano, lo stratigoto, esponente della magistratura cittadina che stava proprio indagando sul ritrovamento di quei resti, viene ritrovato nel suo ufficio senza vita e senza alcun segno di colluttazione o effrazione. L’uomo ha accolto nello studio il suo assassino. Chi poteva volerne la morte?

Una domanda a cui viene chiamato a rispondere Hector dell’Estremadura, un comandante spagnolo al servizio di Don Ferrante Sanseverino, signore di Salerno. Isabella Villamarina, la moglie del principe, gli affida il delicato compito di fare luce su quanto stia avvenendo in città. Tutti gli indizi portano a un mercante locale in difficoltà economiche, pieno di debiti, tal Angelo Rustici. Il capro espiatorio ideale a cui addossare la colpa e spedirlo direttamente alla forca.

Hector, come spesso capita in queste occasioni, non si arrende alle prime apparenze. Il fortissimo senso di giustizia che lo pervade, unito a un episodio sconvolgente del suo passato, lo inducono a cercare con determinazione la verità.

“No, non c’era alcuna salvezza per lui, non sarebbe mai diventato giusto standosene a guardare. La giustificazione passava attraverso le opere, le azioni, per quanta fede potesse avere. Non era ancora un uomo giusto.”

Storia di Salerno - Salerno Turismo

Al centro del romanzo non solo il giallo legato alla morte dello stratigoto: uno scontro navale nelle acque prospicienti la città di Salerno vede protagoniste l’imbarcazione del capitano Hector, il Nibbio, che ha la meglio su una imbarcazione francese affondata dai colpi di cannone dell’equipaggio spagnolo. Tra il fasciame del relitto viene recuperata una tipologia di carico molto particolare: corpi di giovani donne. Che ci sia un collegamento con le ossa ritrovate? Cosa si cela dietro a questo traffico?

Al termine della battaglia, il capitano francese, unico superstite del suo equipaggio, viene catturato e imprigionato. Insieme a lui vengono requisiti dei documenti compromettenti e una lettera cifrata dal contenuto misterioso. Chi è coinvolto in questa torbida faccenda? Don Ferrante di Sanseverino si trova già nel mirino del Vicerè di Napoli per le sue simpatie filo-francesi, e uno scandalo di questo tipo non può che peggiorarne la situazione.

E a complicare la situazione un altro delitto inspiegabile: il comandante francese viene ritrovato senza vita all’interno della cella dove è tenuto prigioniero.

Che collegamento esiste, se esiste, tra tutte queste morti misteriose?

Don Ferrante Sanseverino

“I sensi, spesso fallaci e ingannevoli, non conducevano sempre alla scoperta della verità, ma adattavano le conclusioni alla propria natura.”

Il compito di Hector si complica perché a ogni indizio rivelato, una nuova pista si apre e nuovi sospetti si insinuano nella mente del capitano. Inevitabile l’incontro con Costanza Calenda, giovane erborista dal carattere forte e determinato, vessata dal fratello Ascanio che vorrebbe sottrarle la bottega per venderla al miglior offerente.

In una città carica di tensione dove spesso il regolamento di conti viene fatto in punta di pugnale in vicoli maleodoranti, o in lupanari frequentati da marinai e farabutti della peggior specie, Hector è costretto a muoversi guardandosi perennemente le spalle.

Una città troppo distante da Napoli e dal potere del Vicerè, una città quella di Salerno dove la facevano da padrone “in primis il principe Ferrante, quindi i nobili a lui fedeli e le casate che cercavano di accaparrarsi le ricchezze, gli incarichi e gli arrendamenti”.

“In quel mondo tutto si regolava con minacce e affronti, esibendo i muscoli, le spade e la faccia cattiva”.

Storia di Salerno - Wikipedia

Dopo “Hotel d’Angleterre”, Carmine Mari riporta il lettore nella città di Salerno con i suoi vizi e le sue contraddizioni. La divisione tra buoni e cattivi tarda ad arrivare: l’autore è bravo nel confondere le acque e sparigliare le carte sul tavolo. Se a ogni nuovo passaggio sembra di avvicinarsi alla soluzione del caso, un repentino cambio di fronte, una morte inaspettata, una rivelazione improvvisa o un piccolo dettaglio ribaltano le convinzioni e costringono a rivalutare lo stato dei fatti.

Gli intrighi sono tanti, l’indagine scorre a ritmo serrato. L’autore è capace di attirare l’attenzione del lettore garantendo anche una buona dose di nozioni storiche. La ricerca per la ricostruzione del tessuto sociopolitico è minuziosa e offre un contesto perfettamente ricostruito: dall’impianto istituzionale e organizzativo della città a quello economico con i traffici commerciali e la gestione finanziaria del regno.

L’intrigo non è troppo semplice da seguire: i dettagli e i personaggi coinvolti sono molti ed è necessaria una certa dose di attenzione soprattutto nella prima parte del romanzo. Successivamente la nebbia si alza e la visuale diventa molto più nitida e le dinamiche si chiariscono.

La trama è di quelle che incuriosiscono e mantengono alta l’attenzione fino all’epilogo finale. Non possono essere taciuti purtroppo alcuni errori di editing e correzione bozze che potevano essere evitati, anche se non vanno a inficiare un prodotto di qualità che intrattiene, diverte ma anche insegna e permette spunti di riflessione.

Vendetta, redenzione e giustizia. Sentimenti che albergano nell’animo dei personaggi coinvolti nella triste vicenda di violenza troppo spesso gratuita. Quando il demone interiore ha più forza del raziocinio.

“Dobbiamo tutti pagare un prezzo per la salvezza della nostra anima”.

Editore ‏ : ‎ Marlin (Cava de’ Tirreni) (3 marzo 2022)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 432 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8860431700
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8860431707
Link d’acquisto cartaceo: Il fiore di Minerva

Trama

Nel XVI secolo le navi corsare barbaresche infestano il Mediterraneo. Enrico II, re di Francia, non ha mai rinunciato alle proprie ambizioni di dominio sull’Italia, facendo leva sul malcontento della nobiltà napoletana, insofferente alla politica spagnola del viceré di Napoli Don Pedro Alvarez de Toledo. A Salerno l’ex conquistador Héctor dell’Estremadura è al servizio del principe Ferrante Sanseverino. I cannoni del suo Nibbio mandano a picco un brigantino francese e a salvarsi è il solo comandante. L’uomo ha con sé una lettera cifrata e alcuni documenti che Héctor consegna allo stratigoto Marcantonio Villano. Una serie di omicidi e la sparizione della lettera cifrata metteranno in agitazione l’astuta Isabella Villamarina, moglie del principe Ferrante e devota suddita dell’imperatore Carlo V. I piani di alleanza del marito con il re di Francia sono tanto ambiziosi quanto pericolosi: un’accusa di tradimento sarebbe la rovina. Per Héctor sarà un’indagine complessa che s’intreccerà con un altro mistero: il ritrovamento dello scheletro di una bambina, rinvenuto nel giardino di Costanza Calenda, affascinante ed esperta erborista. Egli farà i conti con loschi individui e dovrà scavare su una vicenda le cui radici risalgono alla cacciata degli ebrei dalla Spagna, tra intrighi e affari di corte. Lottando contro i suoi fantasmi, Héctor proverà a svelare ogni enigma della vicenda, cercando nell’amore per Costanza una nuova speranza di salvezza.

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