Articolo a cura di Roberto Orsi
In occasione del Blog Tour dedicato al romanzo di Andrea Oliverio “La figlia di Cesare”, per Aporema Edizioni, il nostro blog raccoglie il testimone da “Il segnalibro di Deborah” per continuare l’approfondimento sui temi che il libro affronta e racconta.
Prima di entrare nel dettaglio del tema affidato, due parole su questa ultima fatica dell’autore. “La figlia di Cesare” è il capitolo conclusivo della trilogia dedicata alla figura del più grande stratega e politico del mondo romano. Come già nei precedenti romanzi, la guerra civile tra Giulio Cesare e Gneo Pompeo Magno è il punto focale attorno a cui ruotano le vicende dei protagonisti. Dopo le battaglie a Leptis Magna e Massalia, il conflitto si sposta nella zona dei Balcani e più precisamente nella regione dell’Illiria.
Le due fazioni, che si contendono il potere sulla città di Roma e i territori conquistati, si affrontano in sanguinose battaglie, cruenti assalti e feroci imboscate.
Il lettore ritrova quei personaggi che ha imparato ad apprezzare negli episodi precedenti e ne segue le gesta, tra la città di Roma e quelle oltre i confini del Mar Adriatico.
Come indicato dall’autore stesso nella dedica del libro, si tratta di una storia che affronta il tema dell’essere padre, con le sue difficoltà, i timori, le gioie, le ansie e le soddisfazioni.
Gli intrecci padre-figlio e padre-figlia sono diversi all’interno del romanzo. L’autore ha la capacità di raccontarli dal punto di vista di entrambi gli attori della relazione, regalando quindi spunti di riflessione che scaturiscono dal ruolo di genitore come quello di figlio.
Le relazioni e le fasi dei rapporti affrontati nel romanzo si differenziano in modo sostanziale. C’è il padre che ha da sempre trascurato il suo ruolo e non ha mai dedicato il tempo che avrebbe voluto alla figlia, ed è questo il caso di Tito Pullo e Letizia. O anche il padre che per ironia della sorte o del fato, si ritrova a incrociare la lancia in battaglia con il figlio, come succede a Marco Cassio Sceva, cesariano, con il figlio Primo Cassio Lupo, pompeiano e optio di Tito Pullo.
E ancora un padre che deve abbandonare la figlia adottiva, per correre in aiuto del vecchio amico e proteggere la sua donna, come per il caso di Decimo Rutilio Cinna, fedele compagno di Lucio Verre che non esita a lasciare la propria donna e la sua piccola bambina per recarsi a Roma al servizio di Letizia Pullo.
E poi troviamo colui che padre non lo è ancora, ma è pronto a diventarlo: Lucio Servilio Verre che in battaglia è spinto dalla volontà di tornare a Roma per ritrovare l’amata Letizia che ha lasciato in dolce attesa.
“Un genitore non si vergogna mai del sangue del suo sangue”.
Nonostante le differenze culturali, sociali e antropologiche di questo rapporto che si differenzia a livello sostanziale da quello materno, le pulsioni che lo animano sono le stesse che ritroviamo oggi. I sentimenti che ci racconta Andrea Oliverio sono quelli che proviamo nel rapporto familiare con i nostri figli. La paura di deludere l’altro, che spesso è consistente in entrambi i sensi, è forse l’ostacolo più duro da superare. Così come, più in generale, la sensazione di non essere perfettamente all’altezza del ruolo di genitore, correlata a quanto descritto poco sopra.
Come indicato da P.Veyne in “La vita privata nell’impero romano” (Laterza), se da una parte l’esempio del padre può risultare un peso scomodo, dall’altra risulta comunque essere un modello a cui rifarsi per poter diventare un buon cittadino romano. Allo stesso tempo per i genitori la realizzazione dei figli rappresenta la proiezione del loro orgoglio e un investimento importante per la famiglia e la continuazione della propria gens.
Il romanzo contiene più orizzonti di lettura e dimensioni narrative come questo Blog Tour ci ha permesso di conoscere. Il racconto di Andrea Oliverio, pur rimanendo nel solco perfettamente delineato del romanzo storico con minuziose descrizioni delle legioni, dei campi di combattimento, delle attrezzature dei soldati romani e delle lunghe cavalcate per affrontare percorsi infiniti a seguito degli eserciti, non trascura l’aspetto più umano dei protagonisti.
Non manca un moto di ribellione di Letizia verso un padre che non le è stato mai troppo vicino e che non digerisce la scelta di cuore che lei ha fatto. Eppure, non può completamente distaccarsene. Il filo che li unisce non si spezza e si sente la disponibilità a ritrovare un punto di avvicinamento con Tito Pullo.
“Era certa che avrebbe criticato la sua relazione con Lucio, ma non le importava: aveva trascorso tutta la vita a compiacere un genitore che era stato troppo spesso lontano da lei, sempre in servizio a combattere da qualche parte per la gloria di Roma. Sapeva quanto il padre avesse desiderato sollevare al cielo un figlio maschio.”
Stupisce l’amore sconfinato di Marco Cassio Sceva che parte per la guerra in terra balcanica unicamente con lo scopo di ritrovare il figlio, arruolato nelle fila nemiche. Amore che travalica la paura della morte. Coraggio che non guarda in faccia a niente e nessuno pur di riabbracciare il proprio figlio e riportarlo al sicuro nella terra di origine.
“Un soldato fa ciò in cui crede. Voglio solo che questa inutile guerra finisca presto e me ne voglio tornare alla mia terra in compagnia di mio figlio”.
E poi c’è l’amore di un padre che deve ancora incrociare il proprio sguardo con quello del figlio per la prima volta. Lucio Servilio Verre ancora una volta lontano da casa, lontano dagli affetti e dalla compagna che sta per donargli il regalo più grande. Le aspettative di una vita davanti, la consapevolezza di crescere e diventare il punto di riferimento per un’altra persona, nel bene e nel male.
“Il giorno della partenza era arrivato. Lucio la lasciava sola con un figlio in arrivo, che forse non avrebbe mai visto il padre”
L’arrivo del figlio ridimensiona la concezione della battaglia e l’inutilità di una guerra che probabilmente porterebbe benefici solo a chi comanda, non al popolo che l’ha combattuta. Una guerra in cui ci si affronta con il rischio di togliere la vita a un vecchio amico o a un fratello. Il senso di responsabilità che improvvisamente fa capolino nella testa di un neogenitore, porta a un cambio di visuale sulle priorità della vita, su ciò che conta e ciò per cui vale la pena combattere, anche in senso metaforico.
Tra Cesare e Pompeo è giunto il momento della resa dei conti. In Illiria ci si prepara per la battaglia che deciderà le sorti della guerra civile. Lucio Servilio Verre, da poco rientrato nell’Urbe, è costretto a ripartire al seguito di Marco Antonio e a lasciare a Roma la sua Letizia. La giovane, che a fatica sta cercando di gettarsi alle spalle un torbido passato, è l’obiettivo della vendetta di spietati sicari e per proteggerla Lucio dovrà ricorrere all’aiuto dell’amico ed ex commilitone, Decimo Cinna. Sull’altra sponda dell’Adriatico, Verre rischia di dover affrontare un altro ex compagno d’armi, Tito Pullo, padre di Letizia, passato dalla parte dei Pompeiani: anche per i due valorosi centurioni sta dunque per scoccare l’ora del destino.