Recensione a cura di Roberto Orsi
“Dietro a questi racconti mitici c’è sempre una verità e se tanti raccontavano di quella guerra, di quell’assedio, allora poteva significare una cosa: che quella città era esistita davvero”
6 gennaio 1822 – 6 gennaio 2022. Quest’anno ricorrono i 200 anni dalla nascita di Heinrich Schliemann, colui che più di altri, forse, ha contribuito ad accrescere il fascino avventuroso del mestiere dell’archeologo. Viene considerato da molti il padre dell’archeologia moderna, dopo una vita spesa alla ricerca del passato. Simboli tangibili di epoche trascorse, di uomini che hanno lasciato un segno indelebile del loro passaggio su questa Terra, da riscoprire e portare alla luce.
Schliemann non ebbe sempre vita facile. Nato in Germania a Neubukow ebbe un’infanzia scalfita da avvenimenti tragici. La prematura scomparsa della madre gettò nel baratro più nero il padre, un prete protestante che da quel momento dedicò più tempo all’alcool che alla fede. Ciò non impedì a Schliemann di coltivare la passione per i poemi omerici, un sentimento trasmesso proprio dal padre, che lo indirizzò sulla strada dell’archeologia.
In questo romanzo di circa 150 pagine che nell’intento dell’autrice vuole raggiungere anche, ma non solo, un pubblico di giovani lettori, viene raccontata l’esperienza dell’archeologo sull’Isola di San Pantaleo in Sicilia.
“Ce lo sentivamo dire da sempre che l’isola di San Pantaleo una volta si chiamava Mozia ed era abitata dai tempi remoti da un popolo di mercanti e di navigatori che erano venuti dalle coste dell’Africa. Ma ormai era tutto dimenticato e suonava più come una leggenda quasi beffarda.”
Sono trascorsi solo due anni dalla scoperta della città di Troia, in Anatolia. La fama di Schliemann è all’apice: ha saputo dare forma materiale e sostanza al mito. Ha trasformato in realtà le parole di Omero contenute nell’Iliade e nell’Odissea.
L’obiettivo è quello di restituire alla realtà l’antica città di Mozia, protagonista nel IV Secolo a.C. di un assedio a opera dell’esercito siracusano guidato da Dionisio I.
L’arrivo del Tedesco, così l’archeologo viene chiamato dai locali abitanti dell’isola, porta scompiglio ma anche grande fermento. Possibilità di lavoro e di arricchirsi con i tesori nascosti sottoterra. Saro, il protagonista del racconto, è un giovane affascinato dall’attività di Schliemann, tanto da volersi subito mettere a disposizione per gli scavi. Un infortunio improvviso lo mette fuori causa ma è lo stesso Schliemann che si prende cura di lui nella sua dimora siciliana.
I due, accomunati da un passato molto simile, un’infanzia costellata di ostacoli più o meno difficili da superare, trovano un punto di incontro e di racconto. Il Tedesco racconta la propria vita al giovane Saro e da quel momento il romanzo di Marina Marazza si tinge dei colori dell’insegnamento con un risvolto molto attuale.
“Qualunque cosa tu trovi che sia stato realizzato dalle mani di chi è vissuto migliaia di anni fa è preziosa”
Attraverso i racconti della meraviglia provata dall’archeologo nelle sue scoperte, ma soprattutto delle difficoltà affrontate nel corso della sua esistenza, l’autrice si rivolge ai giovani di oggi. “L’uomo del sogno” è Schliemann, uno che ce l’ha fatta, che non si è arreso anche quando tutti lo denigravano per le sue scelte. Ha seguito un sogno e l’ha realizzato. Sembrano frasi fatte, sembra qualcosa di tremendamente banale ma non è così.
Il Tedesco è uno dei tanti. Non è l’unico. Sognare è potere? Volere è potere? Di sicuro non in modo automatico. Non è sempre facile l’equazione, non di immediata realizzazione. Ma dovremmo imparare che arrendersi e abbandonare un progetto o un obiettivo alle prime difficoltà, può essere la scelta più facile ma non la più giusta.
“Nessuno mi ha regalato niente e quello che ho me lo sono guadagnato. Quello che sono diventato lo devo a me stesso. Se le cose non ci stanno bene come sono, si può fare molto per modificarle.”
Schliemann ha seguito il suo desiderio, ha combattuto per questo nonostante le difficoltà ed è passato alla storia. Da visionario a grande archeologo.
Quest’anno si ricordano i 200 anni dalla sua nascita e con lui si celebra il mondo dell’archeologia in generale. Ricorrono infatti altri anniversari importanti: Howard Carter che cento anni fa scoprì la tomba di Tutankhamon e Jean François Champollion che nel 1822 riuscì per primo a decifrare i geroglifici della stele di Rosetta.
Marina Marazza attraverso la celebrazione di un uomo che ha scavalcato il mito, riporta tutto in una dimensione vivida e reale, quella del presente. Quando troppo spesso ci chiediamo a cosa serva studiare la Storia, dovremmo soffermarci un secondo sugli insegnamenti che grandi uomini e donne del passato hanno lasciato in eredità. L’autrice, insieme alla Casa Editrice Solferino, con “L’uomo del sogno” è riuscita in questo intento.
Trama
C’è davvero un tesoro nascosto sull’isola? Se lo chiede il giovane Saro quando nell’ottobre del 1875 la nuova star dell’archeologia, Heinrich Schliemann, che ha appena scoperto la città perduta di Troia, arriva sullo splendido fazzoletto di terra vicino a Marsala che qualcuno pensa possa essere l’antica Mozia dei Fenici, per compiervi dei misteriosi scavi. Glielo ha consigliato Garibaldi in persona. Saro è un orfano con un grosso peso sul cuore: il padre, rinomato maestro d’ascia, si è messo a bere dopo la scomparsa della moglie ed è morto ingloriosamente, affogato in circostanze poco chiare. Saro vive con la sorella Jaita e con il cognato, e già lavora come salinaro, spaccando le croste di sale sotto il sole rovente. L’arrivo del Tedesco, come lo chiamano lì, provoca grande scompiglio anche nell’esistenza di Saro, che dopo un incidente si troverà a vivere sotto il tetto dello straniero. E a scoprire la sua storia: l’infanzia nel paesino del Meclemburgo, la morte della madre, il padre alcolizzato, otto fratelli e sorelle e la passione per Omero. E poi i viaggi in giro per il mondo, scampando a terribili naufragi e alla guerra di Crimea. La fortuna, raggiunta commerciando polvere d’oro in California e forniture di guerra. Fino al momento più importante della sua vita, il trionfo del ritrovamento dell’antica città di Troia. E in mezzo a queste mille avventure, un amore perduto e uno conquistato, proprio come Saro sogna di conquistare la bella Lia, la figlia del mugnaio… Tra reperti scomparsi, fantasmi dispettosi e ordinarie sopraffazioni, il giovane salinaro comincia a guardare la vita con altri occhi. Se anche quell’uomo famoso, ricco ed elegante ha cominciato la vita in condizioni difficili come le sue, e nonostante fallimenti, naufragi e ferite è riuscito a coronare il suo sogno, forse anche lui potrà trovare il suo personalissimo tesoro.