“Che voltagabbana che sei/che è!”
Quante volte lo abbiamo detto di qualcuno, o usato questa espressione in ambito politico, ma anche sportivo.
Una espressione di forte accezione negativa, per indicare qualcuno che cambia spesso opinione, fazione o atteggiamento, per opportunismo e ottenere un vantaggio personale e lo fa con grande facilità e leggerezza.
Ma sai da dove deriva questo modo di dire?
Deriva da gabbano, di cui gabbana è appunto è una derivazione, – parola di origine araba Qabā che in latino tardo diventa Cappa – nome con cui era chiamato un soprabito largo e lungo, senza cintura, spesso con cappuccio e a volte foderato di pelliccia. Indossato fin dal Medioevo, da uomini di ogni classe sociale per difendersi dalla pioggia, dal freddo o per meglio cavalcare, era però in uso principalmente tra i militari, e aveva la caratteristica di poter essere rivoltato ed indossato anche al rovescio, il primordiale double face, insomma.

Proprio per questa sua prerogativa, i militari che decidevano di disertare l’esercito, utilizzavano questo stratagemma – voltavano, quindi, il gabbano – per non essere riconosciuti durante la fuga ed essere così scambiati per cittadini comuni.
Ecco, quindi, che da lì, questo è rimasto il significato del modo di dire attribuendolo a chi compie un atto di voltafaccia o volta bandiera per opportunismo.