Recensione a cura di Roberto Orsi
Ero l’essenza della bellezza in un’epoca in cui la bellezza era l’essenza di tutto, ero il tormento dei Medici, l’ossessione di Botticelli, la gelosia delle nobildonne, lo sguardo gentile che illuminò la allora già splendente Firenze. Ero Simonetta Vespucci, la sans par.
Così recita la quarta di copertina del romanzo di Simona Bertocchi, che ci racconta la vicenda di Simonetta Cattaneo Vespucci alla corte dei Medici. Trovo sia una descrizione che in poche righe ci permette di avere un quadro preciso della protagonista di questo libro. Una bellezza senza paragoni, come viene definita dai suoi contemporanei, l’incarnazione dello splendore femminile, tormento ed estasi dei protagonisti che animano il primo Rinascimento fiorentino.
Un romanzo che tocca le corde sensibili del cuore e della mente, immergendo il lettore nell’atmosfera della corte medicea di fine ‘400, tra il crepuscolo del medioevo e l’alba del rinascimento italiano.
Simonetta Cattaneo, giovane sposa di Marco Vespucci, mercante genovese, si trasferisce con il marito a Firenze in giovanissima età, dopo aver vissuto una parte della sua vita a Genova, città d’origine, e a Piombino presso la dimora di un parente.
Riflettendoci la sua era sempre stata una vita in fuga, aveva radici preparate a crescere continuamente in nuovi terreni senza mai affondare completamente, senza mai trovare un’unica madre, un’unica casa dove fermarsi
Non passa inosservata negli ambienti di corte fiorentini, tanto che l’incontro con Giuliano De’Medici, fratello di Lorenzo il Magnifico, risulta da subito un colpo di fulmine. Un amore impossibile, travagliato, fatto di sguardi fugaci e carezze rubate, pena uno scandalo che potrebbe rovinare la famiglia Medici.
Simonetta oltre ad essere particolarmente avvenente, spicca per la sua intelligenza e la curiosità che la spinge verso l’astrologia e le sue teorie. Da giovane rimane affascinata dalla lettura del “Corpus Hermeticum”, opera che risale al sapere egizio, ad Ermete Trismegisto, tradotta da Marsilio Ficino. Siamo nel periodo neoplatonico rinascimentale: diversi gli esponenti di questa corrente di pensiero che riporta in auge i miti pagani del pre-cristianesimo, attraverso gli scritti di antichi saggi tra cui Platone, appunto, permeati di una spiritualità mistica, quasi magica. Tra questi, una parte da protagonista la gioca Agnolo Poliziano che in onore di Giuliano e Simonetta scriverà la sua opera “La stanza delle giostre”.
E anche l’arte in questo periodo risente dell’influsso neoplatonico, riproducendo soggetti che si distanziano dagli usuali canoni cattolici. Tra i maggiori esponenti “Sandro Botticelli”, anzi forse il più vicino a questi nuovi ideali. Nel romanzo di Simona Bertocchi, Botticelli è ammaliato dalla bellezza della “sans par”, l’armonia delle sue forme, i lineamenti del viso, il sorriso e la beltà che splende dai suoi occhi, verranno immortalate in alcuni dei quadri più importanti della storia dell’umanità.
Pur immobile, la sua grazia si muoveva e il profumo di rosa lasciava un’intensa scia. Le mani di porcellana adagiate sul grembo, le labbra leggermente aperte nello stupore, i riccioli d’oro che le scendevano sul viso ovale: era di una bellezza senza fine, mostrava uno sguardo che penetrava le cose e sorrideva nel notare particolari invisibili ad altri occhi.
Giuliano de’Medici, dal carattere così diverso rispetto al fratello. Meno incline alla politica e più vicino alla bellezza dell’arte, per un certo periodo anche vicino al noviziato, si avvicina a questa giovane fanciulla cadendo ben presto tra le spire del sentimento più nobile e spesso più crudele.
Simonetta gli dava una serenità che lo ripagava di ogni vento avverso, gli trasmetteva un’energia dirompente e improvvisa. Non voleva sapere da dove veniva quella luce radiosa, gli bastava avere vicino la sua amata per sentirla
Attorno a questa storia tormentata, si muovono i personaggi dell’epoca. Le famiglie di Firenze e la vita politica condotta su un equilibrio instabile, con la scena dominata dalle grandi famiglie che governavano ducati e signorie. Milano, Firenze, Venezia, Roma, con l’incombenza del Re Francese al confine, pronto a rivendicare il trono di Napoli.
Lorenzo il Magnifico, Signore di Firenze, agisce sul filo del rasoio, con alleanze politiche sempre in bilico.
Il Magnifico non potè ribellarsi a un destino già deciso, il prezzo del potere dei Medici aveva un costo altissimo e gli equilibri da rispettare erano troppo delicati per permettersi futili distrazioni.
Siamo di fronte ad un libro che permette di rileggere la storia in forma romanzata. Il numero di personaggi e intrecci nominati è molto alto. La storia si interrompe in diversi punti per dare uno sguardo allargato alla situazione politico/sociale del periodo, avvicinando il romanzo ad un saggio storico.
Fino all’epilogo della vita terrena che porterà i due amanti all’immortalità donata dalle cronache e dalle opere d’arte che ancora oggi ne ricorda la bellezza senza pari.
Quell’amore era un mare troppo indomito per essere navigato e le sue acque l’avrebbero inghiottita.
Trama
Simonetta Cattaneo, Musa di Botticelli che la immortalò nella sua Venere, fu il simbolo della bellezza rinascimentale. Se però tutti conoscono, grazie al genio del pittore fiorentino, le sue sembianze, poche sono le fonti storiche a cui attingere per tratteggiarne il profilo. Andò in sposa a sedici anni al nobile Marco Vespucci, che ben presto perse interesse verso di lei, segnò un’epoca e una corte, quella della prima signoria d’Italia: Firenze. La sua grazia, la sua volontà a ribellarsi a un matrimonio infelice, la sua natura anticonformista le conquistarono l’ammirazione di Lorenzo il Magnifico che la definì la sans par e l’amore di Giuliano de’ Medici ma le attirarono anche l’antipatia delle dame fiorentine sì come la sua personalità inquieta incantò poeti e artisti. Fu al centro di intrighi, scandali, alleanze strategiche; oggetto e soggetto di passioni divoranti e di espressioni d’amore cortese. Morì giovanissima a soli ventitré anni forse per tisi o forse vittima di avvelenamento. Ed entrò nel mito, lei che in vita non aveva mai cercato la fama. Simona Bertocchi, in perfetto equilibrio tra Storia e narrazione, ne traccia una sorta di biografia lirica in cui misteri e colpi di scena si susseguono al ritmo di una danza rinascimentale in cui si muovono le tre anime del racconto: la splendida Simonetta, il giovane e colto Giuliano, il genio artistico di Botticelli.