Articolo a cura di Maria Marques
La città proibita
Noi la conosciamo come “Città proibita”, ma in origine il suo nome fu la “Città proibita purpurea” ovvero Zijincheng, dove “Zi” significa viola, “Jin ” proibire e ” cheng” città. Città proibita perché nessuno, oltre l’imperatore e i suoi famigliari, vi poteva accedere senza il benestare del primo.
Il complesso fu edificato tra il 1406 e il 1420 durante il dominio della dinastia Ming che governò la Cina dal 1368 al 1644 e sorge al centro di Pechino, all’interno dell’area che fu già l’antica città imperiale durante il dominio della dinastia Yuan di origine mongola. La dinastia Ming fu fondata da Zhu Yuanzhang che, dopo la conquista di Nanchino nel 1358, vi insediò la sua capitale, conquistando Dadu, l’attuale Pechino, nel 1368 e ordinando che tutti i palazzi della precedente dinastia mongola fossero distrutti.
Quando nel 1403, Yongle, usurpò il trono, volle riportare la capitale a Dadu che ribattezzò Pechino e volle farvi costruire un complesso di edifici che imitasse quello di Nanchino. I lavori iniziarono, come indicato in precedenza, nel 1406 e terminarono nel 1420, coinvolsero innumerevoli operai e maestranze. La Città proibita fu utilizzata dagli imperatori come loro sede sino al 1912, anno in cui Pu Yi, l’ultimo imperatore abdicò, continuando però a risiedervi sino al 1924. In totale durante 492 anni, la Città proibita ospitò ventiquattro imperatori: quattordici della dinastia Ming e dieci di quella Qing (1644-1911). La sua struttura copre un’area di 72 ettari comprendendo 90 tra palazzi e cortili, 980 edifici e più 8700 stanze.
Interamente circondata un fossato e da mura ai cui quattro angoli sorgevano torrette di guardia, l’accesso avveniva attraverso quattro porte. Lo spazio interno si articolava in due corti: quella esterna e quella interna, la prima destinata a scopi cerimoniali e la seconda utilizzata come residenza vera e propria dell’imperatore e della sua famiglia.
Nella corte esterna sono tre i principali palazzi. Il primo è il Palazzo della Suprema Armonia, al cui interno è posto il trono del drago. Il palazzo dell’Armonia Centrale, era utilizzato dall’imperatore come luogo di riposo prima di partecipare alle cerimonie che si svolgevano nel palazzo della Suprema Armonia e ai riti sacrificali che si tenevano al Tempio del Cielo. Il palazzo della Preservazione dell’Armonia invece era usato per i banchetti.
Anche la corte interna è composta di tre palazzi principali, ed è in questa zona della città che l’imperatore viveva. Il Palazzo della Purezza Celeste residenza dell’imperatore che rappresentava lo Yan e il Cielo, il palazzo della Tranquillità terrena in cui risiedeva l’imperatrice, ovvero lo Yin, la terra e infine il palazzo della Grande unione in cui erano custoditi i sigilli imperiali. Accanto a questi edifici principali vi erano altri palazzi che l’imperatore utilizzava per il disbrigo degli affari quotidiani e altri ancora destinati alle residenze delle concubine, dei figli dell’imperatore e delle loro famiglie.
L’architettura della Città imperiale è ricca di riferimenti alla tradizione, in particolare si notano i colori, il giallo e il rosso che illuminano mura, colonne, finestre e porte, simboleggiano la felicità e la buona fortuna. Le tegole dei tetti sono gialle, un colore che solo l’imperatore poteva usare durante le dinastie Ming e Qing. I tetti degli edifici sono decorati con figure di animali: draghi,fenici e leoni che simboleggiano nell’ordine l’imperatore, l’imperatrice e la forza. Il numero degli animali indica l’importanza dell’edificio.
Che cosa manca in questa Città?I chiodi. Non ne furono utilizzati perché si ritenne che la loro presenza avrebbe interrotto l’armonia.
Inoltre i leoni di bronzo o in pietra, posti agli ingressi degli edifici come guardiani sono sempre in numero pari, a sinistra la femmina e a destra il maschio.
Dal 1961 la Città proibita fu inserita nell’elenco dei monumenti storici più importanti della Cina e dal 1987 è diventata parte del Patrimonio Mondiale dell’umanità sotto l’egida dell’Unesco.
La ferrovia Transiberiana
Quale è la ferrovia più lunga del pianeta? La Transiberiana, la Gran Via Siberiana, il suo nome originale, che collega Mosca con le regioni centrali, Siberia, e orientali, giungendo sino a Vladivostok.
Le zone della Siberia occidentale e dell’Estremo Oriente, erano difficilmente raggiungibili da Mosca e all’inizio del ‘900 risolvere il problema divenne una vera esigenza, si doveva creare un percorso che permettesse di raggiungere le aree più remote dell’Impero russo con il minor dispendio di tempo e di denaro. Già nel 1857 era stata avanzata la richiesta di una ferrovia che si addentrasse nella Siberia, ma fu solo nel 1880 che si iniziò a prendere coscienza della necessità e nel 1887, gli ingegneri Mezhenikov, Vyazemsky e Ursati guidarono tre spedizioni per trovare il percorso ottimale.
Nel febbraio 1891, si diede inizio ai lavori per la costruzione della Gran Via Siberiana dai due lati opposti che si sarebbero poi ricongiunti, Chelyabinsk e Vladivostok.
La data ufficiale dell’inizio dei lavori si considera il 31 maggio del 1891 quando il principe ereditario, il futuro Nicola II, trasportò la prima carriola di terra vicino a Vladivostock, ma i lavori effettivi erano iniziati già a marzo di quell’anno. La fine della posa delle rotaie avvenne 1901 quando i due tronconi della ferrovia s’incontrarono, unendosi. L’esecuzione dell’opera fu rapidissima, sfruttando migliaia di operai inclusi molti condannati ai lavori forzati, che si trovarono a lavorare in condizioni terribili; si ritiene che al culmine dell’attività, vi fossero impegnati circa novantamila uomini. Il 14 luglio 1903 si mise in funzione il collegamento tra la capitale San Pietroburgo e i porti che si affacciavano sull’oceano Pacifico, Vladivostock e Dalnij con un’unica interruzione sul lago Bajkal, che i treni attraversavano su un traghetto speciale o deviando il percorso.
Risolto nel 1905 il problema del lago, l’opera si considerò conclusa il 5 ottobre del 1916. Durante la prima guerra mondiale e poi durante la rivoluzione, fu impossibile procedere alla manutenzione della linea ferroviaria che fu poi soggetta a restauro. Utilizzata ampiamente durante la II guerra mondiale per il trasporto di civili e truppe militari e merci, la Transiberiana nel 1961 è stata elettrificata per arrivare poi a migliorarne sempre più efficienza.
La costruzione della Transiberiana fu un’opera condotta in condizioni ambientali e climatiche estreme. Il suo percorso, infatti, si snodava attraverso zone poco popolate o disabitate, incontrando fiumi, laghi e aree di permafrost e paludi. Lunga circa 9288 chilometri, attraversa due continenti e il km 1778 è stato adottato come confine convenzionale tra Europa e Asia. Percorrendo l’intero tragitto si attraversano ben sette fusi orari e 157 fermate s’incontrano tra Mosca e Vladivostock.
Tempo di percorrenza da una estremità all’altra? Una settimana.