Firenze è una splendida città, un centro di cultura internazionale dove si possono ammirare opere splendide. E questo lo si deve anche ad Anna Maria Luisa de’ Medici, elettrice Palatina che fece redigere il primo rilevante testamento a destinazione pubblica della storia: il patto di famiglia.
Anna Maria Luisa nacque nel 1667, secondogenita del granduca Cosimo III e di Margherita Luisa di Orleans Una giovane bella e forte, venne cresciuta dal padre, che la adorava, e dalla nonna Vittoria Della Rovere. La madre Margherita, infatti, se ne tornò in Francia per sempre quando la piccola aveva solo otto anni.
La nonna Vittoria insegnò ad Anna a sentirsi fiera di essere una Medici. Passò la sua giovinezza a Palazzo Pitti, dove ricevette un’ottima educazione: studiò il latino, il francese e il tedesco, la musica e il canto. Abituata a vivere tra tesori d’arte collezionati dalla famiglia da secoli, conobbe e apprezzò la pittura, la scultura e l’architettura. Una donna dal carattere forte e deciso con una spiccata personalità che emerse soprattutto nel gestire gli affari di famiglia e dello Stato in cui ricoprì spesso il ruolo di fidata consigliera del padre Cosimo III.
All’età di 16 anni il padre pensò di darla in sposa, ma né le trattative con il delfino del re Luigi di Francia, né con re Pietro II del Portogallo o Vittorio Amedeo II, figlio del duca di Savoia, andarono a buon fine. La scelta ricadde dunque sul principe, Giovanni Carlo Guglielmo I, Principe Elettore del Palatinato vedovo di una Asburgo. Il matrimonio si celebrò per procura il 29 aprile 1691 nel Duomo di Firenze.
L’unione fra i due fu serena, uniti da un sincero affetto e dal comune interesse per l’arte e la musica. Il loro matrimonio restò, però, senza eredi. E quando l’elettore morì nel 1716 la principessa vedova tornò a Firenze.
Anna Maria Luisa trovò una situazione molto complicata a Firenze: il fratello maggiore Ferdinando era morto di sifilide e non aveva avuto figli, il fratello Gastone dichiaratamente omosessuale la detestava per aver caldeggiato le sue nozze infelici con Anna Maria Francesca di Sassonia e si era rivelato sterile pure lui. Il padre, ormai molto anziano, fu l’unico ad accoglierla con gioia e, deluso dai due figli maschi, cercò con ogni forza di fare di lei il suo successore. Cercò, quindi, di modificare le leggi di successione in Toscana per far sì che anche le donne potessero governare con pieni poteri. Ma Carlo VI Imperatore del Sacro Romano Impero da cui dipendeva il Granducato di Toscana, si oppose decisamente e non essendoci discendenti diretti al Granducato garantì la successione a suo genero Francesco di Lorena che gli sarebbe succeduto più avanti come Francesco I.
La morte di Gian Gastone nel 1737, lasciò la Toscana in balìa delle mire di Spagna e Austria. A prevalere furono gli Asburgo e quindi, con l’estinzione del casato Medici per mancanza di eredi, il Granducato di Toscana passò sotto il controllo del duca di Lorena. La principessa divenne dunque l’ultima di una dinastia condannata a estinguersi.
Secondo gli accordi il titolo granducale passò al duca di Lorena mentre ad Anna Maria Luisa sarebbero spettati i possedimenti allodiali, le vesti di stato, le gallerie d’arte, le proprietà nel Ducato d’Urbino, lascito di Vittoria della Rovere ed il denaro liquido di casa Medici, oltre due milioni di fiorini. Un immenso patrimonio che la famiglia Medici aveva accumulato in tre secoli di dominio.
Le venne concesso di rimanere a vivere in un’ala di Palazzo Pitti come un’ospite.
Anna Maria Luisa, orgogliosa della sua dinastia, del suo cognome e amante della sua città consultò avvocati ed esperti di diritto e quando dovette nominare Francesco di Lorena suo erede universale impose il cosiddetto Patto di Famiglia.
Il patto di famiglia entrò in vigore alla sua morte il 18 febbraio 1743. Questa Convenzione stipulata il 31 ottobre 1737, va intesa come uno degli atti fondanti della storia di Firenze e determinanti per il suo destino. Nel terzo articolo l’Elettrice così dispose:
“La Serenissima Elettrice cede, dà, e trasferisce al presente a Sua Altezza Reale Lorena per lui, e i suoi successori Gran Duchi, tutti i Mobili, Effetti e Rarità̀ della successione del Serenissimo Gran Duca suo Fratello, come Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioie, ed altre cose preziose, siccome le Sante Reliquie e Reliquiari, e lor Ornamenti della Cappella del Palazzo Reale, che Sua Altezza Reale si impegna di conservare, a condizione espressa che di quello è per ornamento dello Stato, e per utilità̀ del Pubblico, e per attirare la curiosità̀ dei Forestieri, non ne sarà̀ nulla trasportato, o levato fuori della Capitale, e dello Stato del Gran Ducato.”
Con il Patto di Famiglia vincolò tanti preziosi tesori a Firenze, alla sua storia. L’accordo era così chiaro che quando arrivò Napoleone non riuscì a portare via nulla. Tommaso Puccini, direttore delle Gallerie Fiorentine durante l’invasione francese, nascose la maggior parte di opere d’arte e si rifiutò di consegnarle alle truppe napoleoniche affermando che appartenevano alla cittadinanza e che i Lorena si erano impegnati a conservarle.
Una volontà̀ legalmente perfetta, tanto chiara da poter essere chiamata in causa ancora oggi, strumento giuridico per ottenere la restituzione di opere d’arte illegalmente uscite da Firenze
Anna Maria Luisa fu l’ultima grande mecenate di casa Medici, al pari di Lorenzo il Magnifico e Piero il Gottoso. I Lorena non solo rispettarono il patto e conservarono le collezioni artistiche dei Medici, ma le aprirono anche al pubblico. Nacque così la Galleria degli Uffizi, il museo più antico di Firenze e uno dei più ricchi.
Anna Maria Luisa morì Il 18 febbraio 1743, nella sua ala riservata di Palazzo Pitti, fu tumulata nella Chiesa di San Lorenzo all’epoca non ancora completa e per la quale aveva destinato una parte delle proprie rendite in perpetuo fino alla conclusione dei lavori.