Recensione a cura di Roberto Orsi
“I diavoli non erano reali, Satana, Belzebù, Belfagor… erano soltanto parole, buone per dissimulare un nome in una lettera, nient’altro.”
Divinità malvagie o semplici essere malefici? Entità sovrannaturali o più comunemente personaggi spietati guidati da sete di sangue e vendetta? Cosa si nasconde dietro alle minacce dirette alla Città di Firenze e a uno degli esponenti più di spicco della Repubblica, come Niccolò Machiavelli?
L’ultimo Thriller Storico di Fabio Delizzos si apre sul 1503 fiorentino, in una città guidata dal gonfaloniere Pier Soderini e minacciata da alcune lettere anonime provenienti da Roma che riportano la misteriosa firma di Belfagor.
Un’altra lettera minatoria è indirizzata a Niccolò Machiavelli. La missiva si conclude con un laconico “fra poco morirai”. Chi può avercela tanto con lui?
Scoprire l’identità del fantomatico Belfagor è il compito principale affidato da Soderini e dalla Signoria al Secondo Segretario del Consiglio dei Dieci, ruolo ricoperto in quel tempo da Machiavelli. Il viaggio a Roma non può attendere e si presenta proprio quando Niccolò sta per diventare padre per la seconda volta. A malincuore e con una vena di amarezza nel lasciare la moglie sola al suo destino, Machiavelli si dirige nella città Eterna, alla vigilia di un nuovo conclave dopo la morte prematura di Papa Pio III, durato in carica meno di un mese.
“Il fatto era che l’inesistenza degli angeli ribelli non cambiava di molto le cose: che il Diavolo fosse o meno un’entità, in troppi ci credevano, rendendolo reale, conferendogli sostanza, incarnandolo nella propria follia.”
Molto presto Machiavelli si trova a indagare su morti misteriose che non presentano segni di violenza o sevizie. Morti apparentemente inspiegabili, avvenute in luoghi pubblici dove un assassino corre rischi ancor maggiori. Testimoni oculari confusi che parlano di apparizioni demoniache e perdite di conoscenza improvvise lasciano Machiavelli a brancolare nel buio.
Le famiglie più in vista della Roma rinascimentale vengono coinvolte nei sospetti: i Borgia, che dopo la morte di Papa Alessandro VI hanno in Cesare “il Valentino” il membro di spicco, gli Orsini, i Baglioni e i Vitelli, a contendersi i territori del centro Italia. Una rivalità sempre più sentita e accesa, con giochi di potere che troppo spesso si colorano di rosso sangue al gusto di vendetta personale.
Roma che viene descritta come “un luogo di sporcizia, di contagi e di febbri, dove la peggior miseria e il lusso più sfrenato vivevano l’una accannto all’altro, in un abbraccio insano”.
Da una parte il disagio e il malessere dei sobborghi più poveri, in cui sono i lupanari e le osterie le principali attrazioni, con le cortigiane pronte a vendersi per denari e segreti, e spesso nemmeno in quest’ordine di importanza. Dall’altra i monasteri, i palazzi del Vaticano, Castel Sant’Angelo, le dimore cardinalizie, dove la ricchezza è ostentata all’esasperazione, in un periodo in cui la Chiesa cattolica affronta le accuse più dure.
Una corsa contro il tempo, nella lotta sempiterna tra il Bene e il Male, in un contesto difficile di sede vacante come quello del soglio pontificio. Il Conclave è uno dei momenti più delicati nella Storia della Chiesa Cristiana. È il momento in cui i maggiori intrighi vengono orditi per ottenere voti, posizioni e trattamenti di favore.
Machiavelli deve giocare d’astuzia, leggere le mosse del nemico in anticipo, cogliere segnali e allusioni, collegare le tessere del mosaico per ottenere una visione d’insieme che sollevi il velo di mistero.
Uomo di grande intelletto, furbo come una volpe e aggressivo come un leone quando necessario.
Di fronte al Male e alla Morte un pensiero si fa strada nella mente:
“Era difficile accettare la cruda indifferenza della natura, che poteva interrompere la vita e i sogni di chiunque da un momento all’altro”.
Cesare Borgia: vittima o carnefice? Il protagonista di quello che sarà uno dei grandi capolavori di Machiavelli pubblicato nel 1513, “Il Principe”, si muove in una situazione ad alta tensione, accerchiato da quei nemici che si è creato in anni di politica spregiudicata e corrotta.
L’autore inserisce in diverse pillole i principali nodi del pensiero machiavellico e propone una storia di fantasia all’interno di un ambito storico ben definito, tra personaggi realmente esistiti e altri creati dall’immaginazione di scrittore.
Il ritmo della narrazione è senza sosta come ci ha abituati la casa editrice Newton Compton con le sue pubblicazioni. Tanti capitoli in cui le scene si susseguono con un incedere rapido e scorrevole. L’introspezione cede il passo all’azione, alle indagini e la frenesia del ragionamento per riannodare le trame della follia.
Perché spesso per fermare e sconfiggere il Male è necessario entrarci dentro e guardarlo negli occhi, affrontarlo di petto e ripagare con la stessa moneta.
Trama
Firenze, 1503. Niccolò Machiavelli è costretto a partire dopo aver ricevuto un’inquietante lettera da Roma: qualcuno vuole ucciderlo, e si firma col nome di un diavolo, Belfagor. Il Secondo Cancelliere della Repubblica e Segretario dei Dieci dovrà lasciare sua moglie Marietta, malgrado lei stia per partorire. Ma la missione che lo attende è della massima importanza: ne va della sua stessa vita.
Roma. Mentre fervono i preparativi per il Conclave, la città del papa, in preda all’anarchia, è funestata da una serie di morti inspiegabili. A quanto pare legate alla lettera ricevuta da Machiavelli. Chi lo odia a tal punto da volerlo morto? Chi si cela dietro il nome di Belfagor? Ma soprattutto: i Borgia hanno qualcosa a che fare con gli eventi terribili che stanno terrorizzando Roma? Scoprirlo non sarà facile, in una città in cui i pericoli si nascondono ovunque: nei vicoli stretti e bui, nei sontuosi palazzi dei cardinali, nelle camere delle cortigiane, nelle taverne, nei monasteri… Machiavelli sarà chiamato ad affrontare i fantasmi del suo passato e a risolvere un diabolico enigma. E dovrà usare tutta la sua intelligenza, se vorrà capire come uscirne vivo.