Iniziamo un nuovo mese storico: abbiamo pensato di portarvi un po’ in viaggio per il mondo, a visitare grandi costruzioni che, col tempo, sono diventate icone dei luoghi in cui si trovano. Oggi vi portiamo prima in India, dove vi racconteremo il Taj Mahal e poi in Turchia dove leggerete della basilica di Santa Sofia.
Il Taj Mahal
Secondo Rudyard Kipling è “l’incarnazione di tutte le cose pure”; dal dicembre del 1983 l’UNESCO lo ha inserito tra gli edifici patrimonio dell’umanità: parliamo del Taj Mahal
Situato ad Agra, nell’India settentrionale, sotto il suo nome si riconduce un complesso di mausolei che combina influenze artistiche e architettoniche indiane, persiane e islamiche al cui centro si trova il Taj Mahal vero e proprio, costruito in marmo bianco scintillante che sembra cambiare colore a seconda della luce del giorno.
Taj Mahal letteralmente significa “Palazzo della Corona” oppure “Corona del Palazzo” e deve il nome a Mumtaz Mahal (il suo vero nome, però era Arjumand Banu Begum), moglie preferita dall’imperatore moghul Shah Jahan. Quando questa morì dando alla luce il quattordicesimo figlio, nel 1631, si dice che in punto di morte chiese all’imperatore di mantenere quattro promesse, una di queste era quella di ricordarla con un imponente monumento.
Fu così che nel 1632 si avviò la costruzione di questo imponente mausoleo.
I lavori durarono 22 anni e impiegarono tantissimi artigiani, alcuni dei quali provenienti dall’Europa e addirittura uno dall’Italia di nome Geronimo Veroneo, ma anche oltre 1.000 elefanti e bufali per il trasporto delle materie prime provenienti da ogni parte dell’India e dell’Asia: il marmo bianco da Makrana, il diaspro dal Punjab e la giada e il cristallo dalla Cina. l’unico materiale locale che venne utilizzato fu l’arenaria rossa. Vi si trovano poi incastonate ben 28 diversi tipi di pietre preziose e semi preziose: i turchesi del Tibet e i lapislazzuli dell’Afghanistan, gli zaffiri venivano da Sri Lanka e la corniola dall’Arabia. Il costo stimato all’epoca era di 32 milioni di rupie, pari a circa 916 milioni di dollari.
Si dice che Shah Jahan fece tagliare le mani dell’architetto del Taj Mahal e dei suoi lavoratori dopo che la struttura fu completata, assicurando che non avrebbero mai costruito un altro monumento del suo genere.
Il Taj Mahal è perfettamente simmetrico. La sua cupola centrale raggiunge un’altezza di 240 piedi (73 metri) ed è circondata da quattro cupole più piccole. Poiché l’Islam proibisce la rappresentazione di figure antropomorfe negli edifici sacri, l’edificio venne abbellito con motivi astratti, rappresentazioni floreali (si dice che i fiori di pietra incastonati nel marmo superano quelli veri per bellezza dei colori) e passi del Corano che in conformità con le tradizioni dell’Islam, sono inscritti in calligrafia sugli ingressi ad arco del mausoleo, oltre a numerose altre sezioni del complesso.
Una tradizione riferisce che Shah Jahān originariamente intendeva costruire un altro mausoleo attraverso il fiume per ospitare le sue stesse spoglie, la struttura doveva essere costruita in marmo nero e collegata da un ponte al Taj Mahal. Ma Shah Jahan fu deposto nel 1658 da suo figlio Aurangzeb e imprigionato per il resto della sua vita nel Forte di Agra.
A causa di un disinteresse durato diversi secoli, alla fine del XIX secolo, complici l’erosione e i depredatori di tombe, la struttura versava in un grave stato di abbandono. L’incuria terminò solo nel 1899 con la nomina dell’inglese Lord George Nathaniel Curzon come viceré dell’India. A lui si deve l’avviò del restauro dell’intera struttura ultimato nel 1908. Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, il Governo indiano eresse infatti un’impalcatura attorno alla struttura per difenderla da eventuali danni provocati da attacchi aerei.
E ora, dall’India ci spostiamo in Turchia, ad ammirare la splendida Basilica di Santa Sofia
La Basilica di Santa Sofia
Santa Sofia, o come la chiamano i turchi, Ayasofya, situata nel punto più alto di Istanbul, è l’emblema della città: con i suoi quattro minareti e la sua imponente cupola (con un diametro che supera i 30 metri), rappresenta l’immagine più caratteristica della metropoli turca.
Fu edificata da Giustiniano, tra il 532 e 537,ed è un meraviglioso esempio d’arte bizantina.
Eppure la sua storia affonda in un tempo ancora più remoto. Un primo nucleo della costruzione venne infatti inaugurato nel 360 d.C., ad opera, secondo alcuni di Costanzo II, secondo altri di Costantino I. Distrutto da un incendio nel 404 d.C., nel 415 d.C. un nuovo edificio sorse sulle ceneri del precedente questa volta per volontà di Teodosio. Ma un altro incendio intorno al 532 d.C. distrusse anche questa costruzione di cui sono giunte a noi solo poche tracce: nel 1935, infatti, alcuni scavi condotti da Schneider portarono alla luce dei blocchi dell’ingresso monumentale, raffiguranti 12 agnelli che simboleggiano i 12 apostoli.
Nel 532 d.C. Giustiniano I decise di avviare i lavori di costruzione di una basilica che surclassasse le precedenti per grandezza e maestosità. Il progetto fu affidato a Isidoro di Mileto e il fisico e matematico Antemio di Tralle.
I due si ispirarono ai grandi edifici romani come il Pantheon ed è per questo che si compone di elementi costruttivi provenienti da tutto l’impero. I lavori videro impiegati più di 10.000 operai. Il tetto fu una grande cupola circondata da semicupole.
Coinvolta nei moti di riforma voluti da Leone III a partire dal 726 d.C – che emanò degli editti contro la venerazione delle immagini sacre – si provvide alla distruzione delle icone e del corredo statuario presenti all’interno. Come se non bastasse, incendi e terremoti la danneggiarono ancora negli anni tra 859 d.C. e il 989 d.C. Inoltre durante la quarta crociata gli interni furono saccheggiati dall’esercito cristiano che si impadronì di Costantinopoli. In questa occasione i documenti testimoniano anche la sottrazione di alcune reliquie, tra le quali il “sudario di Cristo” ovvero la Sacra Sindone.
Ma al pari della leggendaria fenice, la Basilica di Santa Sofia ogni volta riemerse dalle proprie ceneri. Diventò cattedrale ordinata al rito romano, ospitò i rituali sacri cristiani fino al 1261, anno in cui il potere torna in mano ai Bizantini.
È durante il regno di Solimano il magnifico, 1520-1566, che viene arricchita di due maestose colonne che costituiscono ancora oggi la struttura del miharab, ovvero la nicchia che guarda verso la mecca. Successivamente anche gli altri sovrani islamici si impegnarono a rinforzare le strutture dell’edificio che, colpita ancora e continuamente da eventi naturali, continuava a dare segni di cedimento.
Vennero aggiunti un minbar decorato con marmi preziosi, la galleria del sultano e una loggia per il muezzin, si dotò di nuovi minareti e dell’iconica mezzaluna d’oro in cima alla cupola. Infine venne creata un’area di rispetto intorno al perimetro e un mausoleo che ospita 43 tombe di principi ottomani.
È poi nel Settecento che la basilica trova dei restauri importanti. Il sultano Amhmed II finanziò i lavori per ripristinare gli intonaci che coprivano i mosaici cristiani. E nel 1847 il sultano Abdul Mejid I, affidando i lavori agli italiani Gaspare e Giuseppe Fossati, ridiede all’edificio una stabilità strutturale e riscoprì, restaurandoli, i mosaici di epoca bizantina.
Nel 1935 la basilica fu riconvertita in un museo per volere di Mustafa Kemal Atatürk.
Nel 2020 una nuova riconversione, da museo in moschea. Il museo rimane attivo ed è visitabile, ma solo nei momenti in cui non si svolge la preghiera.
E così viaggiatori di tutto il mondo, possono ancora ammirare la cupola centrale – dal diametro di 31 m e alta 55 m e dotata di 40 finestre ad arco che permettono alla luce naturale di entrare -, nonché gli antichi mosaici, tra cui il famoso ritratto dell’Imperatore Costantino e dell’Imperatrice Zoe che adorano Cristo.
Ma Costantino è solo il terzo volto che, con un sapiente restauro, figura sul mosaico. Difatti Zoe, figlia di Costantino VIII di Bisanzio, fu obbligata a sposare nel 1028 Romano Argiro, un funzionario che assise al trono col nome di Romano III e fu questi a commissionare tale mosaico. I rapporti tra i coniugi, però, degenerano presto fino a che l’imperatrice fece assassinare il marito e prese in sposo l’amante, Michele IV: così il volto sul mosaico dovette essere cambiato. Anche il matrimonio con Michele non ebbe buona sorte, al punto che dopo una serie di intrighi, Zoe fu addirittura allontanata dal palazzo imperiale. Con la morte di Michele IV Zoe riprese il comando dell’impero e prese anche un nuovo marito, Costantino IX Monomaco. E quindi, via Michele dal mosaico e sostituzione col volto di Costantino che poi è quello che ancora oggi compare nel mosaico.