Recensione a cura di Claudia Babudri
Rivedo la camera da letto della mia bisnonna materna. Era arredata con mobili antichi, ben tenuti nonostante fossero reduci della Grande Guerra. È il profumo di quella camera a rendermi vivido il ricordo della bisnonna intenta nel mostrarmi quell’ambiente intimo e immacolato, scrigno di una vita dedicata alla famiglia e alle tradizioni.
La memoria olfattiva è potentissima: evoca mondi interi da una sola goccia di profumo. Fresca, calda, avvolgente o speziata… una fragranza ci costringe a fermare il passo per strada o interrompere una qualsiasi attività quotidiana, distogliendoci dai pensieri, lasciando che i ricordi riaffiorino alla mente tra un sorriso o una lacrima.
“In vita mia non avrei mai immaginato di interessarmi ad odori, fragranze o addirittura profumi” scrive Karl Schlögel , autore del saggio storico “Il profumo degli Imperi. Chanel N°5 e Mosca Rossa: la storia del XX secolo in due profumi” edito da Rizzoli. Con un taglio personale e assolutamente sorprendente, il docente, pubblicista e storico dell’Europa orientale, ci dimostra che “ ciascuna epoca ha il suo aroma, la sua fragranza, il suo odore. “
Ogni evento storico ha il suo lato olfattivo capace di raccontare un’epoca, di narrare eventi passati.
C’è l’odore dei campi di battaglia sovrastati non solo dalle tempeste d’acciaio, ma anche dalle nuvole di gas” c’è il lezzo della decomposizione, il tanfo di bruciato delle città distrutte e della promiscuità dei campi di concentramento in cui un disperato Primo Levi si aggrappava alla vita tramite sentori più rassicuranti, come quello dei lisci pavimenti all’ingresso della Buna di Auschwitz – Monowitz così simile alla “grande sala semibuia dell’università ” in cui aveva studiato chimica. C’è il profumo avvolgente del pane che alleviava le sofferenze di Varlam Šalamov, prigioniero politico, sopravvissuto ai gulag in cui si moriva di fame e di freddo.
Ma vi è anche altro. Nel Novecento vi è la fragranza del rinnovamento, simbolo di una nuova epoca pulsante dell’eco degli antichi regimi. Nel 1913, per celebrare i trecento anni della dinastia Romanov, i profumieri francesi Michel Beaux e Auguste Michel crearono una formula innovativa. Si parte da qui, da questa creazione intima e delicata che non andò perduta dopo la caduta degli Zar. Schlögel parte dalla “fragranza dell’ Impero” russo per narrare la storia di un paese, di un mondo antico prossimo alla rivoluzione, dei suoi rapporti con la Francia in cui Beaux approdò dopo la fine dei Romanov. Francia, patria dell’iconico Chanel N°5 al quale si contrappose il sovietico Krasnaja Moskvadal tappo simile alle cupole del Cremlino.
Nel “Profumo degli Imperi“, l’autore ripercorre la storia del Novecento “a naso“, attraverso le fragranze che lo hanno segnato, create da uomini e donne che hanno fatto la storia della moda e del costume, attraverso inediti rapporti economici e politici. Scopriamo il legame di Coco Chanel, madre del famoso N°5, prima con il russo Dmitrij Pavlovich e poi, dopo la conquista nazista della Francia, con ambienti tedeschi, ripercorriamo la vita di Polina Žemčužina, moglie del ministro Vjačeslav Molotov, direttrice dell’industria cosmetica russa, scomparsa in una purga sovietica, apprendiamo del sogno dell’eterna giovinezza della grande dame del cinema tedesco Ol’ga Čechova e della storia della forma del flacone d’acqua di colonia Severnij ideato da Kazimir Malevič con tanto di orso polare sulla sommità.
Arte, moda, economia, storia. Tutto in una goccia di profumo raccontata da Karl Schlögel attraverso scorci inediti e con uno stile scorrevole, accattivante, accessibile a tutti.
Trama
«Una goccia di profumo può racchiudere l’intera storia del XX secolo.»
Nel 1913, a Mosca, due profumieri francesi – Michel Beaux e Auguste Michel – furono incaricati di creare una fragranza per celebrare i trecento anni della dinastia Romanov. Poco dopo, gli zar caddero e il mondo sprofondò nella Prima guerra mondiale. Ma la formula del profumo non andò perduta.Beaux tornò a Parigi nel momento in cui la celebre stilista Coco Chanel cercava una corrispondenza olfattiva per i suoi modernissimi capi di abbigliamento; tra le dieci fragranze che le presentò, Coco scelse la quinta: “Chanel N° 5”, appunto. Negli stessi anni, la Russia sovietica riavviava l’industria profumiera e Michel riprese l’antica ricetta per un nuovo prodotto dedicato al decennale della Rivoluzione, il “Mosca Rossa”. Immaginare ed elaborare un grande profumo non è un processo casuale: Chanel e le sue anonime controparti russe non risparmiarono gli sforzi per racchiudere in un piccolo flacone l’essenza dei tempi e dei luoghi in cui vivevano. Karl Schlögel ci rivela con autorevolezza e divertimento come le bottigliette di entrambi i profumi fossero progettate per ricordare un essenziale e moderno mattoncino di vetro, così come il famoso “tubino nero” di Coco Chanel rimandava all’iconica automobile Ford “Model T”, monocolore, sofisticata ma accessibile a tutti. Certe note del “Mosca Rossa” dovevano evocare le grandi foreste del nord, mentre la freschezza e la sensualità di “Chanel N° 5” richiamavano deliberatamente lo champagne. I due profumi hanno attraversato indenni guerre, crisi economiche, terremoti politici, sconvolgimenti sociali – e dopo un secolo sono ancora sul mercato. Questa storia di profumi è anche una storia di mondi e di culture contrapposte, di vite individuali inestricabilmente intrecciate agli eventi epocali: Coco Chanel collaborerà con gli invasori tedeschi; Polina Žemcužina, moglie di Molotov e potente direttrice dell’industria cosmetica sovietica, scomparirà in una purga staliniana. Con questa curiosissima storia culturale, Karl Schlögel riesce nell’impresa di illuminare in maniera sorprendente alcuni tra i momenti più drammatici e decisivi del Novecento.