Recensione a cura di Roberto Orsi
“Il mondo stava cambiando: si veniva imponendo un clima di congiure, tradimenti e continui voltafaccia. E chi fosse rimasto fedele ai suoi princìpi rifiutando di adeguarsi ai tempi moderni era destinato inevitabilmente a soccombere…”
Il mondo medievale di cavalieri, scudieri e sanguinose battaglie rivive tra le pagine di questo romanzo di Antonio Chirico. La biografia romanzata di Raimondo Orsini Del Balzo, detto anche Raimondello, ci racconta di un condottiero italiano vissuto nella seconda metà del XIV secolo. Originario della città di Taranto, fu figlio secondogenito di Nicola Orsini, terzo conte di Nola, Gran Giustiziere e Cancelliere del Regno di Napoli, e di Giovanna di Sabrano.
Il padre, Nicola Orsini, è un genitore severo, rigido, burbero sotto certi aspetti. Disciplina, rigore e obbedienza sono i capisaldi sul quale basa la crescita dei propri figli: Roberto, il primogenito destinato a un’incredibile carriera militare, e Raimondello come tutti i figli secondogeniti indirizzato alla vita monastica e clericale. Un’esistenza da dedicare a Nostro Signore e alla Chiesa con un cognome, Orsini, che lasciava presagire un futuro roseo nel mondo ecclesiastico grazie agli illustri predecessori in famiglia giunti fino al soglio pontificio.
Come spesso accadeva a quei tempi, però, la volontà di Raimondello si scontrò ben presto con i programmi genitoriali. Il sentimento per la giovane Isabella d’Aquino, futura contessa di Belcastro, e la ferrea determinazione nel voler diventare un cavaliere importante, riporta alla memoria quell’amor cortese cantato nelle gesta epiche dei poemi cavallereschi francesi.
Ed è qui che Ramondello si ribella al proprio destino, volta le spalle al padre e dopo un tremendo sgarbo subito, parte in crociata nei territori del nord Europa. È il tempo delle Crociate del Nord, o Crociate Baltiche, campagne militari volte alla cristianizzazione di quei territori lungo la costa settentrionale e orientale del Mar Baltico, abitate da popolazioni di pagani.
“Noi abbiamo il compito, affidatoci da nostro Signore, unico vero Dio, di evangelizzare le popolazioni barbare e portar loro la verità del Verbo che si fece carne. Chi di voi morirà diventerà martire della Chiesa e avrà un posto in Paradiso nelle posizioni più vicine a Dio, in mezzo ai santi e ai cherubini.
La svolta del romanzo arriva proprio in quel momento, quando Raimondello capisce che il suo destino è quello che ha voluto e cercato con tutte le forze. La vita da scudiero prima e cavaliere poi, si adatta perfettamente al suo corpo. Al ritorno in Italia la sua vita diventa un incessante clangore di spade, di cavalcate sul fido destriero Belcastro (in onore del primo amore Isabella originaria proprio di Belcastro), di alleanze con i potenti del tempo.
I territori del sud sono teatro di uno scontro tra Carlo III Durazzo e Luigi I D’Angiò che si contendono il trono del regno di Napoli e i feudi dei territori circostanti.
Inoltre, sono gli anni della cattività Avignonese, lo scisma della Chiesa Occidentale che portò alla nomina di diversi antipapi con sede nella cittadina francese, in aperto contrasto con il pontefice di Roma.
“Il valore più grande di un gentiluomo, quello che lo contraddistingue dalla plebaglia, è nella capacità di mantenere la parola data. Sii sempre fedele ai giuramenti e sarai stimato in vita e celebrato da morto”.
Sono le alleanze a tendere i fili dei personaggi che si muovono su un terreno infido e quanto mai pericoloso. Tantissime le battaglie raccontate dall’autore, con dovizia di particolari e scene di scontri anche molto violenti. La ferocia dell’uomo che si abbatte sull’esercito nemico stride con le parole di evangelizzazione e di comunione fraterna riportata nelle Sacre Scritture.
Sono anni in cui gli insegnamenti di Nostro Signore vengono disattesi nel loro significato più specifico e rapportati a un bene più alto di diffusione del cristianesimo e conseguente sudditanza di popoli. Potere spirituale e temporale, ricercati dagli uomini di Chiesa con la stessa determinazione.
Un romanzo storico che riesce in modo completo a presentare la situazione politica del tempo con la lotta per il Regno di Napoli e lo scisma della Chiesa Cristiana d’Occidente, quella sociale con l’amministrazione dei territori e la condizione di vita medievale, senza tralasciare i sentimenti che albergano nel cuore di uomini valorosi come Raimondello.
“Quando ci viene inferta una ferita, non guariamo mai per davvero finchè non perdoniamo il carnefice”.
Il romanzo di Antonio Chirico ha il grande pregio di raccontare la vita di un personaggio meno noto ma di grande spessore per il suo tempo; un gonfaloniere della Chiesa cattolica, che con le sue gesta epiche passò alla storia per l’astuzia e la grande forza in battaglia.
La storia raccontata è molto interessante ma forse in alcuni passaggi potrebbe essere lavorata per ridurre la quantità di dettagli relativi agli assedi e le gesta sul campo di battaglia.
Apprezzabile la distinzione finale tra i fatti realmente accaduti e le licenze poetiche che l’autore si è concesso, piegando gli eventi storici alle esigenze narrative.
Alcuni dettagli storici su cibi e usanze, sono purtroppo anacronistici per i tempi medievali. Dettagli che si colgono con la dovuta attenzione che potrebbero far storcere il naso ai puristi della narrativa storica.
Forse, alcuni passaggi risultano essere un po’ troppo “moderni”, sia a livello di dialoghi sia nella prosa descrittiva, ma niente che tolga il piacere di leggere una vicenda cavalleresca dove i capitani di ventura avevano la possibilità di determinare le fortune o meno di interi regni.
Trama
Siamo nel Regno di Napoli, a cavallo tra il 1300 e il 1400. Ramondello è il figlio cadetto del conte Orsini. Suo padre gli ha programmato una carriera ecclesiastica, ma lui è innamorato perso di una fanciulla destinata a diventare contessa e non si arrende a un destino che non vuole. Trova una sponda amica in Ramondo del Balzo, fratello di sua nonna. Il pro-zio, che non ha avuto figli, gli risolve tutti i problemi designandolo suo successore. Unica condizione per ereditare le sue fortune è che Ramondello aggiunga al proprio cognome anche quello del suo benefattore. Ma le cose non vanno secondo i piani e il ragazzo si trova costretto a partire come scudiero per le crociate del Nord, senza nemmeno un ultimo saluto alla sua amata. Liberamente ispirata alla vita di Raimondello Orsini del Balzo, è una storia di amori, amicizie, tradimenti, conflitti familiari e battaglie avventurose. C’è spazio anche per delle incursioni nel mondo della cavalleria teutonica e nei misteri del Santo Graal. Il tutto, sullo sfondo storico della disputa tra due re pretendenti al trono di Napoli e dello scisma d’Occidente, con una Chiesa cattolica retta contemporaneamente da due papi in conflitto tra loro. Una storia antica ma con molte curiose analogie con la contemporaneità.