…una mensa per i poveri durante la Grande Depressione?
Ebbene sì, il gangster americano più famoso della Storia, nella sua città adottiva di Chicago fu considerato addirittura un moderno Robin Hood.
Nel 1930, mentre l’economia statunitense precipitava nel pieno della crisi che fu definita “Grande Depressione”, in un momento di disoccupazione del 25%, Capone fu la prima persona ad aprire, al 935 di South State Street, una mensa per sfamare i poveri. Le cucine di Capone servivano tre pasti al giorno – colazione, pranzo e cena – a una media di 2.200 abitanti di Chicago ogni giorno. La fila di disoccupati in attesa di un’elemosina dall’uomo più ricercato di Chicago spesso si estendeva oltre la porta del quartier generale della polizia della città, lì dove erano custodite le prove dei crimini violenti commessi per volere di Capone.
All’interno della mensa, donne sorridenti in grembiule bianco servivano caffè e panini dolci a colazione, zuppa e pane a pranzo e zuppa, caffè e pane a cena. Nessuna seconda porzione era negata. Non venivano fatte domande e a nessuno era chiesto di dimostrare la loro necessità.
“Non sopportava di vedere quei poveri diavoli morire di fame, e nessun altro sembrava fare molto, quindi il ragazzone ha deciso di farlo da solo”, dichiarò un socio di Capone a un giornale di Chicago.
Mentre sull’Harper’s Magazine, Mary Borden definì Capone “un gigante ambidestro che uccide con una mano e si nutre con l’altra”.
Ogni giorno, la mensa dei poveri serviva 350 pagnotte di pane, 100 dozzine di panini, 50 libbre di zucchero e 30 libbre di caffè al costo di 300 dollari. Era una somma che Capone poteva facilmente permettersi poiché lo stesso giorno in cui si diffuse la notizia della sua mensa dei poveri, il contabile di Capone, Fred Ries, testimoniò in tribunale che i profitti delle case da gioco più redditizie di Capone avevano reso $ 25.000 al mese.
Il giorno del Ringraziamento nel 1930, la mensa dei poveri di Capone servì il pranzo della festa a 5.000 abitanti di Chicago. Secondo alcune fonti, Capone aveva programmato un pasto tradizionale del Ringraziamento per i disoccupati, fino a quando non aveva sentito parlare di una rapina locale di 1.000 tacchini.
Sebbene non fosse lui il responsabile del furto, temeva che ne sarebbe stato incolpato e cambiò il menu dell’ultimo minuto: da tacchino e salsa di mirtilli allo stufato di manzo.
Ma sebbene fosse uno degli uomini più ricchi d’America, Capone potrebbe non aver pagato un centesimo per la mensa dei poveri, facendo affidamento invece sulle sue tendenze criminali per finanziare il suo “ente benefico” estorcendo e corrompendo le imprese per donare beni.
Durante il processo del 1932 all’alleato di Capone, Daniel Serritella, emerse che le anatre donate da una catena di negozi per le vacanze di Serritella finirono invece per essere servite nella mensa dei poveri di Capone.
Nonostante Capone non sia mai stato visto effettivamente nella mensa dei poveri, i giornali non fecero altro che parlare di questo sua beneficenza.
Alcuni, come il Daily Independent di Murphysboro, nell’Illinois, espressero disappunto per l’adulazione concessa al suo operatore. Il loro editoriale scriveva:
Sarebbe piuttosto terrificante vedere Capone candidarsi a sindaco di Chicago. Abbiamo paura che ottenga un voto straordinario. È persino concepibile che possa essere eletto dopo qualche altra acrobazia come le sue mense dei poveri.
Ovviamente ciò non avvenne.
Nessuna buona pubblicità salvò Capone dal giudizio di una giuria che lo dichiarò colpevole di evasione fiscale nel novembre 1931.