Pensate che i vostri pranzi di Natale siano pantagruelici? Ritenete che 8 portate siano tante?
Eppure è dal Medioevo che si mettono in tavola banchetti natalizi (e non solo) veri e propri.
Nel 1213, Re Giovanni d’Inghilterra per Natale ordinò 3.000 capponi, 1.000 anguille, 450 chili di mandorle, 24 casse di vino e molto altro.
E nel 1512 il Duca di Northumberland, sempre in Inghilterra, decise di servire per Natale 5 cigni.
Questo sì che si chiama fare le cose in grande.
I banchetti
In genere, i banchetti cominciavano con frutta e insalate. E poi biscotti, formaggi, confetti, confetture. Tutto solo per stuzzicare la fame dei commensali. Ma sia chiaro, a quei tempi non esisteva il pranzo di Natale nell’accezione ecclesiale. Esistevano i banchetti. Quelli lussuosi e ricchi di vivande.
Il Natale, come lo intendiamo noi oggi, è arrivato dopo, è una eredità di un Ottocento che solo in questi giorni di festa prevedeva e consentiva di assaggiare cibi che erano altrimenti negati. Vuoi perché troppo cari. Vuoi perché destinati a momenti speciali.
Cosa ci è rimasto oggi di quei pranzi pantagruelici?
Molto probabilmente la panatella con l’uovo, che messa nel brodo, da piatto dei poveri di allora, assomiglia molto ai nostri passatelli. Oppure gli arrosti: lussuosi, farciti, accompagnati da verdure rosolate. E il cappone.
Fin dal Medievo, infatti, il brodo di cappone costituiva uno dei piatti che tradizionalmente venivano consumati durante le festività di dicembre in occasione del solstizio d’inverno. In queste fredde notti di veglia intorno al camino si raccontavano storie mangiando cibi particolarmente nutrienti e sostanziosi.
Il cappone non è altro che un gallo castrato che viene allevato dai 3 ai 5 mesi. La tradizione di castrare i galli risale fino all’epoca antica ed è rimasta pressoché intatta nei secoli fin dai tempi dell’antica Roma (qui serviva anche a sopperire a un’esigenza pratica, ovvero quella di aggirare una legge che proibiva l’allevamento delle galline dentro casa). Spesso usata come tecnica per poter mantenere più galli nello stesso pollaio, ha anche il vantaggio di rendere le carni del gallo più tenere e saporite.
Nel Medioevo l’accesso alla carne era prerogativa di pochi e il cappone era quindi considerato un piatto pregiato. Proprio in virtù del suo pregio, veniva considerato l’alimento perfetto da consumare in uno dei pasti più importanti dell’anno.
Tale era il suo valore che spesso il cappone era utilizzato anche come mezzo di pagamento per nobili, medici, avvocati o persone di chiesa, ricordate il renzo Tramaglino che nei Promessi Sposi porta in pagamento all’Azzeccagarbugli quattro capponi?
Anche il numero quattro ha la sua valenza storica: sembra, infatti, che per le famiglie più ricche fosse tradizione allevare quattro capponi: uno per San’Ambrogio, uno per Natale, il terzo per Capodanno, e l’ultimo per l’Epifania.
L’Inghilterra e il pudding
Se, invece, fossimo in Inghilterra, sicuramente porteremmo sulla tavola di Natale il pudding.
Anche l’origine di questo piatto risale al Medioevo.
Nel XIV secolo il Christmas Pudding nasceva come porridge ed era chiamato “frumenty“. Era fatto con carne di manzo e montone (ebbene sì, il pudding ha origini salate), con l’aggiunta di uvetta, ribes, prugne, vini e spezie.
Era portato in tavola all’inizio del pranzo di Natale ed era più simile a una zuppa.
Nel 1595 questo piatto raggiunge la consistenza per il quale lo conosciamo oggi, veniva addensato con uova, pangrattato, oltre alla frutta secca e con l’aggiunta di birra e liquori.
È diventato il dolce di Natale che conosciamo intorno al 1650, ma nel 1664 i Puritani lo bandirono per i suoi ricchi ingredienti (peccato di gola?) e fu solo nel 1714, che Re Giorgio I lo ristabilì come parte del pasto natalizio.
Attorno al Christmas Pudding ci sono anche un bel po’ di usanze e superstizioni.
Dovrebbe essere fatto con 13 ingredienti per rappresentare Gesù e i suoi discepoli e ogni membro della famiglia dovrebbe alternarsi a mescolare il budino con un cucchiaio di legno da est a ovest, in onore dei Magi. immancabile, infine, il ramoscello decorativo di agrifoglio sulla cima del pudding, in ricordo della corona di spine che Gesù indossava quando fu ucciso.
Durante l’epoca vittoriana, nelle cucine dei ricchi i pudding venivano spesso cucinati in stampi a forma di torri o castelli. Per i più poveri invece c’era solo un’unica forma che è quella con cui ancora oggi arriva sulle nostre tavole.
La Francia dell’Ottocento
Se ancora non siete convinti che il pranzo di Natale debba durare tanto a lungo, vi portiamo a un pranzo di Natale nell’Ottocento in Francia: qui, regola voleva che durasse 5 ore durante le quali non si doveva pensare ad altro se non a mangiare. Ma mangiare cosa? Ebbene questo era il menù che venne servito alla Casa Imperiale d’Austria nel Natale del 1868
Entrate:
Minestra d’orzo alla Scozzese
Dentice alla Bordolese
Noce di vitello alla gastronomica
Antipasti:
Prosciutto di York in gelatina
Punch al Kirch
Primi piatti:
Galline alle punte di asparagi con zabaglione salato
Quaglie alla Richelieu
Aspic alla Domenicana
Contorni:
Fagioli farciti
Carciofi alla Bariguole
Dolci:
Bavarese alla Fiorentina
Svedese di albicocche all’orientale
Cussy alla Portoghese
Gelati e frutta
Come possiamo vedere, dunque, anche la tradizione del pranzo di Natale lungo (molto) e abbondante, ha radici profondamente storiche!
Il pranzo per i poveri
Tra le varie tradizioni del pranzo di Natale, ne vogliamo riportare anche un’altra: con meno portate e forse meno gourmand, ma dall’alto valore simbolico e sociale: il pranzo di Natale per i poveri.
Anche questo, molto storico, risalente al Medioevo.
Di questa meritoria tradizione riferì per la prima volta san Vincenzo Ferreri, un domenicano di Valencia del 1300, durante un suo sermone il cui protagonista era Valenziano, un mercante dal grande cuore.
Nel Sermone tenuto proprio durante la messa di Natale, san Vincenzo Ferreri riferì che questo mercante, in memoria di Gesù, Maria e Giuseppe, aveva la devozione di invitare a pranzo ogni anno nel giorno di Natale un povero vecchio e una povera donna che allattasse un bambino.
Alla sua morte, Valenziano apparve ad alcuni amici cui disse che al momento di consegnare l’anima al Signore gli apparve la gloriosa Vergine Maria col bambino in braccio, accompagnata da San Giuseppe, che gli disse: “Poiché tu ci ricevesti in casa mentre eri in vita, vieni adesso con noi, che con tanta gioia ti vogliamo ricevere nella nostra”. E così lo condussero nella patria celeste a godere della beata eternità.
Da allora, il pranzo di Natale per i poveri è diventata una tradizione!